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Sesta puntata di ‘Nu sonnu stranu’. Il poeta cinquefrondese Luigi Massara nelle vesti del paesano Peppe, in compagnia di san Michele, continua la sua chiacchierata con Pasquale Creazzo. Dopodichè Massara si produce in una divertentissima descrizione dei dettagli del fine processione.
Mi sono piaciute tanto le similitudini di ispirazione dantesca che Gigi Massara ci ha ci ha donato anche nella sesta parte di ” Nu sonnu stranu”. Leggendo poi il resto, mi sono tornate alla memoria il termine, maschiaru , ormai in disuso (fuochista) e il cosiddetto “vespasiano” l’urinatoju o rinatoju, che credo esistesse nel nostro paese sin dagli anni ’30 nella discesa che,dal centro storico del Rosario, dava sulla Via Vittorio Veneto. Al rigo 706 dell’opera leggo il termine pudhìu (pulcino) e mi ritorna alla mente un vecchio proverbio dialettale:” Non diri mai lu nùmaru di li pudhìa se non prima s’àprinu l’ova”, ovverosia non cantare vittoria prima del tempo, sii prudente. Per concludere, alla fine della sesta parte del racconto, m’imbatto in un’espressione che ancora si sente nel nostro dialetto, ed io la utilizzo spesso: “Non teni la muta” cioè non dura, non è coerente, cambia presto e in peggio, come il vino fragolo che al travaso (la muta) in altro recipiente, s’acitija. E come il vino, anche noi esseri umani, spesso “non tenimu la muta”.