Questa notizia è stata letta 563 volte
Eccoci a una nuova puntata della rubrica di ‘Cinquefrondi nel tempo’ dedicata alle antiche parole del dialetto che si parla e si parlava un tempo nella nostra cittadina. Parole e espressioni che a volte sono già scomparse dall’uso quotidiano o stanno per farlo a breve. Anche questa volta ci soffermiano su una serie di termini che cominciano con la lettera g.
di Mimì Giordano
Gruppu – nodo, ma anche gruppo. Gruppu in senso figurato significa cosa intricata, difficoltà, delusione. Da gruppu deriva ‘ngruppari (fare un nodo,che si fa fatica a sciogliere). La nostra espressione paesana “…mi ‘ngruppau” descrive qualcosa che rimane in gola o qualcosa che non è andata a buon fine e ha creato delusione, amarezza; però gruppu si usa a Cinquefrondi anche per indicare qualcosa di buono: ‘nu gruppu ‘i sozzizza…
Gruttu – rutto, eruttazione rumorosa. Deriva dal latino ructus
Guadhara – ernia ombelicale, inguinale, testicolare; parola che deriva dal greco. Tipica l’espressione: supa la guadhara ‘u carvunchîu, vale a dire sopra un male o un malanno se ne aggiunge un altro ( u carvunchîu‘ è il foruncolo purulento). Una filastrocca paesana: “Chista è la casa di lu zi’ Furtunatu: cu’ zoppu, cu’ ciuncu e cu’ malatu, Unu nc’eni capacedhu, ma nd’avi ‘na guadhara quantu ‘nu stuppedhu”. ‘U stuppedhu era un contenitore di olive o di cereali da 10 litri.
Grisomulara – pianta di albicocco. Il suo frutto era detto “grisòmulu” o “crisomulu”
Gròglia – gloria. Tipica espressione tra sacro, profano e tradizione popolare: “Ngròglia a Deu e pe’ l’anima di li morti nostri”; la si pronuncia tutt’ora anche quando si mangia qualcosa che piaceva a un familiare deceduto e la si “dedica” ad esso pronunciando questa frase.
Gubiteria o anche Gubitaria: ingordigia, forte interesse, avidità.
Gucceria – Beccheria, macelleria. Deriva dal latino bucceria e poi dal francese boucherie. Ricordo quando, da ragazzo, mia madre mi mandava da Peppe Bulzomì sul Corso o da Michele Monteleone (Ferru) nella via Castello, indimenticabili “gucceri”, amici di antico stampo, autenticamente onesti e rispettosi. Mia mamma mi diceva ” Vai a la gucceria pe’ sta carni – e me la scriveva su un foglietto – non ti scordari ‘mu nci cerchi pe’ favori quattru ossa boni pe’ brodu” . Di fatto le ossa i macellai le regalavano e in cucina servivano perché con le cartilagini che conservavano (‘ u càfaru) conferivano gusto …gratuito… al brodo. Ecco altre due espressioni con la parola gucceria. “Lordu i sangu e mortu d’a fami, comu ‘i cani d’u gucceri” Questa frase descriveva, in senso traslato, chi, pur essendo contornato dall’altrui abbondanza (figurativamente fra tanta carne, con i vestiti sporchi di sangue), di fatto non traeva beneficio, appunto come i cani che si si aggiravano intorno alle ossa, sporcandosi, ma non mangiando carne… morti d’a fami.
Gurdu – sazio, satollo, ma anche stufo disgustato. Deriva dal latino gurdus (satollo). Espressione dialettale con questa parola ” ‘U gurdu non canùsci ‘u dijunu” ( il sazio non crede, o non comprende, chi è digiuno). Quanta verità – e quanta attualità – in questo breve ma chiarissimo detto popolare!
Gurna – vasca, fossa dove si raccoglie l’acqua, pozzanghera; ma anche sito dei vecchi frantoi oleari che raccoglieva l’olio cattivo.
Gurpi – volpe, animale così astuto da ispirare poeti e favolisti. In senso traslato è persona astuta, scaltra.
Gurràina – borragine, buona e salutare verdura.
Gurrijari – il rumore che avvertiamo a livello intestinale quando qualcosa non è…tranquillo.Diciamo anche ‘ngurrijari. ” Mi ‘ngurrijanu i gudedha”
Gùvitu – gomito. Dal latino cubitus.
ci hai riportati ai vechi tempi e un piacere ricordarli
Grazie
Per me è un piacere ricordare te, caro Raimondo Bonini, cinquefrondese d.o.c. trapiantato nella bella e storica Catania.Mi compiaccio del tuo apprezzamento per la rubrica.Ti auguro ogni bene e lunga vita. Un abbraccio cincrundisu
Mimì Giordano