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Serata storico-culturale sabato sera a Cinquefrondi. Per iniziativa dell’Associazione Progetto Donna verrà infatti presentato il nuovo libro di Aldo Polisena, ‘Novelle da Cinquefrondi – la vita al tempo del fascismo’. L’incontro si terrà alle 16.30 nella sede dell’associazione.
Nel libro (64 pagine, 10 euro) Polisena raccoglie una serie di storie e racconti, a volte molto brevi, relativi a vicende accadute durante il ventennio in paese. Non è un vero e proprio libro di storia, ma una sequenza di suggestioni e immagini del tempo andato presentate da una precisa prospettiva politica, quella dell’antifascismo.
Polisena che ha un passato di sindacalista della Cgil, e un presente di impegno nel campo della informazione e della pubblicistica, ha fra l’altro firmato negli anni scorsi ‘Storia della superstrada Jonio-Tirreno’, ‘Cinquefrondi Anni ’70’ e ‘Alioscia, storia di un partigiano calabrese’.
Alla presentazione di sabato, parteciperà oltre alla presidentessa di Progetto Donna Franca Ieranò, anche il dott. Franco Tropeano che dialogherà con l’autore della pubblicazione.
Ci saranno poi gli interventi di Vincenzo Guerrisi, fondatore e responsabile dell’Associazione culturale Domenico Rocco Guerrisi e le testimonianze di Aldo Bellocco e Agostino Macedonio, i cui racconti sono più volte citati in questo nuovo libro dell’ex sindacalista della Cgil.
Durante la serata verranno proposti al pubblico anche la proiezione di fotografie e video sulla storia passata di Cinquefrondi e una mostra sul lavoro artigianale, quest’ultima realizzata da Potenziana Mesiano. Da segnalare infine che, fra gli altri, interverrà alla presentazione del libro anche il giornalista e scrittore Pantaleone Sergi, per lunghi anni firma di Repubblica e autore di tante pubblicazioni a carattere storico.
Grazie Francesco a complimenti per il tuo libro su Della Scala
Mi associo ai complimenti di Aldo Polisena per il libro, documentato e con fonti argomentative e documentarie certe che Francesco Gerace ha dedicato alla figura del podestà Della Scala, alla sua famiglia e a tanti personaggi della storia di Cinquefrondi degli anni ’30. Faccio- mutatis mutandis- la stessa cosa con Aldo Polisena per la passione di scrivere che lo caratterizza da diversi anni. Non ho letto i suoi libri precedenti, nè quello dedicato al periodo delle vicende sindacali legate alla costruzione della superstrada Jonio-Tirreno, nè l’altro dedicato anche alle contrapposizioni politiche degli anni ’70 che ci videro su barricate opposte. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti…Io non voto a destra dal 1990, pur non rinnegando nulla di quanto mi porta tutt’oggi ad essere un socializzatore…nero, un romantico, un anti capitalista, un anti americano. Tanti di quelli che militavano nello stesso partito di Aldo sono andati a finire ad osannare un uomo politico, interprete della facciata più spudorata del liberal-capitalismo le cui manutenzioni fisiche e le varie risurrezioni politiche e giudiziarie sono state possibili solo grazie alla sua enorme ricchezza e hanno avuto fine in questi giorni. Io no. Tanti altri sono stati ferventi comunisti, ma non fino al punto di…esserlo. Insomma, non esiste più nulla di quel mondo. Scrivere di quanto avveniva in un paese dell’ultimo lembo di Calabria pochi anni addietro non è la stessa cosa che scrivere quanto avveniva 90 anni addietro. A descrivere fedelmente quanto avveniva 90 anni addietro, quando Cinquefrondi, pacificamente e operosamente viveva la sua epoca e costituiva un punto di riferimento di tutto il circondario, non c’è più nessuno. Le contrapposizioni, le gelosie, i personalismi degli anni ’30 forse erano inferiori a quelle che ci sono oggi; all’epoca erano cose di paese non dovute ad avversione al sistema-regime e ai suoi esponenti. Lo spartiacque fra i due periodi avviene con la guerra del 1939, su cui sono state scritte milioni di pagine. Cinquefrondi non si sottrae a questo sommovimento e le privazioni, le difficoltà, in taluni casi la miseria durate anni finiscono per scuotere coscienze, cuori e cervelli. L’ansia e il bisogno di pace si fa sempre più forte. Non c’è odio, non c’è amore, c’è solo sfibramento, stanchezza.
Va da se che quanto è successo dopo contiene una serie di fatti politici e personali di un certo rilievo, ma non possiamo parlare di persecuzioni e di violenze. Se si vuole dipingere Cinquefrondi come tale luogo non si reca un servizio alla verità storica.
A proposito del libro di Aldo Polisena, mi domando : una persona come Michele Galluzzo detto “Scatulino”, sedicente anarchico, che tutti abbiamo conosciuto in paese anche per la sua simpatica e allegra “debosciatezza”, seppur istruito autodidatta, a parte l’aneddotica paesana, può essere personaggio da citazione storico/saggistica? Il nostro paese è stata una fucina di uomini valenti, artisti, musicisti, compositori, poeti, artigiani, piccoli imprenditori,molti di essi legittimamente schieratisi nella sinistra politica. Ma “Scatulinu” cu’ era “? Parlatene al bar, in piazza… vantàtene gli sproloqui…ma le pagine di un libro penso meritino altri personaggi…
E poi mi domando un’altra cosa: Aldo Bellocco, al quale voglio un gran bene perchè è degno di rispetto e di affetto, cosa può sapere direttamente della vita negli anni ’40 se aveva poco più di 10 anni ? E se suo padre Domenico, valente maestro elementare, nel 1942 chiamò un figlio Benito, sono certo che lo abbia fatto in tutta libertà, senza esserne obbligato. Ritengo che quell’atto non possa indicarlo come un oppositore.
Su quanto è avvenuto in paese dopo il 25 luglio del 1943, non dico e non so nulla perchè a Cinquefrondi il regime finì.
Carissimo Mimi’ Giordano, non esiste in me nessuna volontà di rinverdire odi, rancori e contrapposizioni che come dici Tu non hanno modo di esistere alla luce di un tempo ormai così lontano. Tu sai che noi siamo stati su posizione politiche diverse ma per quanto mi riguarda io ti ho sempre stimato per il tuo impegno e per la serietà e passione con cui portavi avanti le tue idee. Io ho scritto, molto modestamente, sul filo della memoria e su documenti e testimonianze autentiche di periodi in cui Cinquefrondi era immerso in un dibattito e un confronto politico, nel quale eri protagonista Tu, come lo stesso Francesco Gerace e diversi altri periodo in cui il confronto politico generò anche fatti culturali importanti. Basta citare il lavoro certosino che Francesco porta avanti per valorizzare personaggi, storie, cultura e tradizione del nostro paese. Vedi Mimì ho cercato di raccontare storie semplici e ho parlato di persone umili ( operai, emigrati, artigiani) ma che erano la ricchezza del nostro paese. “Parla del tuo villaggio se vuoi essere universale” scriveva Tolstoj.Cosa che io ho cercato di fare raccontando la vita di mio nonno emigrato in Perù per venti anni; le battaglie degli operai che hanno costruito la Superstrada Jonio-Tirreno; i giovani degli anni 50 che furono protagonisti della politica e non solo nel 1968-70.Con le Novelle mi è sembrato doveroso raccontare (attraverso testimonianze) la vita del ventennio fascista nel quale periodo vissero anche figure che fecero la storia di Cinquefrondi come Francesco della Scala. Raccontando quel periodo non potevo ignorare il grande ruolo culturale e anche politico che ebbero gli artigiani le cui botteghe erano il centro motore del paese. Mi dispiace del tuo giudizio su Michele Galluzzo, l’anarchico numero uno di Cinquefrondi, il quale ha rappresentato quella diversità e quella ricchezza culturale che oggi manca (condivido il tuo giudizio sulla situazione odierna di Cinquefrondi) che è anche la ricchezza che il paese dovrebbe conservare e tramandare (Scatulino fu uomo di cultura autodidatta e punto di riferimento per un certo mondo).Permettimi di non condividere il tuo giudizio su Aldo Bellocco, che aveva sì 7-8 anni all’epoca dei fatti, ma per averli vissuti direttamente, gli avvenimenti da lui raccontati e che hanno riguardato anche suo padre Maestro elementare, sono testimonianze attendibili e di grande rispetto. Io ho ricordato nel libro che il 2 Giugno del 1946 a Cinquefrondi, nel referendum Istituzionale vinse lo schieramento pro-Repubblica come frutto anche di una cultura democratica che il paese rafforzò anche nel periodo della Dittatura. Sull’attuale fine ingloriosa di tanti socialisti e comunisti dal punto di vista politico, potremmo paragonare il tutto a quello che avvenne con la caduta di Mussolini che ha visto tanti ex fascisti diventare dirigenti comunisti e socialisti. Questa è la solita storia di un certo trasformismo politico carratteristica del nostro Paese(Italia).Un abbraccio Aldo Polisena.
Caro Aldo, grazie per la stima che mi riservi e per come esponi le ragioni che hanno portato al tuo lavoro. So bene che non è tuo obiettivo rinfocolare odi o rancori per vecchie ed anacronistiche divisioni. Ti sarai accorto che anch’io, con la rubrica dedicata al nostro dialetto e alle tradizioni popolari mi ispiro un po’ alla bella frase di Tolstoj che citi. Noi siamo ai quarti “anta” della nostra vita, al “girone di ritorno” per mutuare un eufemismo calcistico e quindi riflessività e rispetto reciproco emergono su tutto. Non volevo offendere l’uomo Michele Galluzzo “il povero” come si definiva, ma ricondurre la sua personalità nell’alveo dell’aneddotica paesana più che alla storia. La storia, a mio giudizio, la fanno altre figure, altri cervelli, altri comportamenti. Per quanto riguarda Aldo Bellocco, confermo quanto ho scritto nel “post”: gli voglio un gran bene ed è uomo meritevole di rispetto e di affetto. Non c’è alcun giudizio e alcuna nota negativa nel mio commento e ciò è leggibile a tutti. Ho solo scritto che nei primi anni ’40 era un bambino e quindi, anagraficamente, non può essere narratore con valenza storico-politica di quel periodo. Sulla figura del papà di Aldo, il maestro Bellocco, che non ho avuto l’onore di conoscere, tanto di cappello. E la stessa cosa per tutta la sua famiglia. Mi fermo qua e con spirito davvero amichevole, ti porgo il mio caloroso saluto.