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Alla fine del 1989  Papa Wojtyla nominò il vescovo cinquefrondese mons. Giovanni Marra nuovo Ordinario Militare per l’Italia, cioè comandante di tutti i cappellani delle forze armate. Per avere quell’incarico il nostro concittadino si inginocchiò davanti al Capo dello Stato. Era il 7 dicembre di 33 anni fa.

L’Ordinario Militare è il vescovo di una diocesi senza una sede vera e propria, ma con tante sedi quante sono le caserme italiane.“Il mio impegno è di favorire una più attiva comunione ecclesiale che porti una nuova evangelizzazione agli uomini in divisa” spiegò Marra a chi gli chiedeva quali fossero esattamente i suoi compiti.

Il vescovo cinquefrondese, in quanto prete in divisa, ricevette i gradi di Generale di Corpo d’Armata e ciò fa di lui, seppur in questo ruolo certamente singolare, l’unico ufficiale delle forze armate completamente disarmato, e anche l’ufficiale di più alto livello che la piccola Cinquefrondi abbia mai avuto nella sua storia. In aggiunta al Gen. dell’esercito Salvatore Silipo, militare di carriera scomparso qualche anno fa, al  Colonnello Domenico Giovinazzo, pilota di elicotteri da combattimento, dal 2019 in congedo dall’aviazione leggera dell’esercito, e a Francesco Pepe, alto ufficiale di lontanissima memoria e di cui però si hanno frammentarie notizie, vissuto a fine ottocento.

Prima di Marra, altri personaggi illustri della storia della Chiesa avevano svolto l’incarico di Ordinario Militare o di cappellano: il più famoso di tutti è senz’altro Angelo Roncalli, destinato a diventare Papa con il nome di Giovanni XXIII, divenuto santo durante l’attuale pontificato. Un altro famoso sacerdote impegnato con il mondo dei militari fu don Carlo Gnocchi, prete lombardo, cappellano degli alpini che, dopo la Seconda guerra mondiale, si adoperò per alleviare la sofferenza soprattutto dei giovani  rientrati dalle trincee mutilati e invalidi.

 

 

Mons. Marra e il Presidente Cossiga

Quello di Ordinario Militare, fu un incarico che Marra forse non si aspettava, e una volta infatti disse che “la designazione a questo incarico è stata una grande sorpresa anche per me e quindi, non conoscendo molto del mondo militare, mi sono accostato con una grandissima curiosità e in un certo modo anche con una certa preoccupazione, perché quando uno non conosce la realtà nella quale deve inserirsi e vivere la propria responsabilità, indubbiamente non può non essere in qualche modo preoccupato”.

Marra vi si dedicò con grande passione, consapevole che nel mondo militare “ci sono degli uomini, e noi siamo presenti come Chiesa in mezzo a loro, che svolgono un servizio alla nazione. Non è, e noi lo sappiamo benissimo, un servizio di guerra, ma di difesa, di tutela dell’ordine interno e di intervento in caso di episodi di calamità naturali”.

 

Mons. Marra saluta il ministro della difesa Mino Martinazzoli, dopo la cerimonia del giuramento

Il vescovo cinquefrondese cominciò il suo nuovo lavoro di Ordinario Militare  il 7 dicembre 1989, alle ore 11. La precisione con la quale viene qui indicata l’ora riguarda, in realtà, il momento in cui Marra giurò fedeltà alla Repubblica italiana nelle mani dell’allora Presidente Francesco Cossiga.

Fu una cerimonia breve, e necessaria, in quanto Marra, oltre a essere vescovo, da quel momento fu anche a tutti gli effetti un militare e quindi sottoposto al Comandante in Capo di tutte le forze armate, appunto il Presidente della Repubblica. Come tutti gli uomini in uniforme, dunque, anche lui dovette giurare fedeltà alla Repubblica.

Nei diari del Quirinale risulta che il nuovo Ordinario alle 10.50 giunse al palazzo presidenziale, accolto da un Consigliere Militare, dal Cappellano dello stesso Quirinale e da un Cerimoniere della Presidenza della Repubblica “e accompagnato, salendo con l’ascensore, nella Sala dei Parati Piemontesi, dove si intrattiene in attesa della cerimonia”.

La cronaca incredibilmente meticolosa dei diari presidenziali riporta che alle 11 in punto il Ministro della Difesa dell’epoca, l’on. Mino Martinazzoli, “viene introdotto nello Studio alla Vetrata, dove è atteso dal Presidente della Repubblica”.

Riportiamo ancora dagli annali storici: “Il nuovo Ordinario Militare per l’Italia, unitamente al Cappellano del Quirinale, si reca nella Sala di Druso – dove sono nel frattempo convenuti il Consigliere Giuridico ed il Consigliere Militare – ed attende, in piedi, davanti all’inginocchiatoio, l’arrivo del Capo dello Stato.

Subito dopo, il Presidente della Repubblica, accompagnato dal Ministro della Difesa e dal Segretario generale della Presidenza della Repubblica, fa ingresso nella Sala di Druso e si ferma, in piedi, davanti al tavolo. Alla destra del Capo dello Stato si pone il Ministro della Difesa, mentre alla sua sinistra si dispongono il Segretario generale della Presidenza della Repubblica ed il Consigliere Militare, che fungono da testimoni.

Il Consigliere Giuridico e il Capo del Cerimoniale si pongono a sinistra dell’Ordinario Militare. Il Cappellano del Quirinale si pone invece alle spalle del nuovo Ordinario.  Sono altresì presenti i familiari ed i collaboratori di Marra.

Ricevuto l’assenso del Presidente della Repubblica, il Ministro della Difesa legge la premessa alla formula del giuramento. L’Ordinario per l’Italia, inginocchiatosi, legge quindi – con la mano destra poggiata sul Vangelo ed avendo nella sinistra il verbale – la formula del giuramento.

Terminata la lettura ed assistito dal Capo del Cerimoniale, l’Ordinario Militare Marra firma il verbale, che viene poi controfirmato dal Presidente della Repubblica e dai testimoni”.

Al termine della cerimonia, il Presidente Cossiga invita il Ministro Martinazzoli e mons. Marra “a passare nello Studio alla Vetrata, dove si intrattiene con loro a colloquio”. Infine alle 11.30 Martinazzoli e Marra “si congedano dal Presidente della Repubblica e, accompagnati come all’arrivo, lasciano in auto il Palazzo del Quirinale”.  Da quel giorno  nacque una consuetudine molto amichevole fra Marra e il Presidente Cossiga, e i due si sarebbero incontrati moltissime volte, anche in occasione di eventi non istituzionali. I due spesso e volentieri si vedevano a pranzo, e altrettanto spesso Cossiga telefonava a casa di Marra, anche perché a quel tempo non esistevano ancora i telefonini. Fra di loro ci fu un’amicizia, e non a caso evidentemente fu proprio Marra a celebrare la messa per il trigesimo della morte di Cossiga nella chiesa di San Carlo al Corso, il 27 aprile del 2010 davanti a una piccola folla di esponenti politici e cittadini comuni. A presiedere la liturgia fu il card. Giambattista Re, vecchio amico dello statista sardo; con due vescovi concelebranti, il Nunzio Apostolico in Italia Giuseppe Bertello e appunto mons. Giovanni Marra, che all’epoca aveva da poco lasciato l’incarico di arcivescovo di Messina. Erano trascorsi 21 anni da quando il presule cinquefrondese e l’ex Presidente della Repubblica si erano conosciuti. 

Per chi fosse interessato, presso il negozio di Angela Fazzari è in vendita il libro ‘Il generale di Dio’ che racconta la storia e i segreti del vescovo cinquefrondese Giovanni Marra.

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