Questa notizia è stata letta 791 volte
Quando dici Cinquefrondese pensi a personaggi diversissimi fra di loro, accomunati dal fatto di essere stati dediti anima e cuore alla locale squadra di calcio. La Cinquefrondese ha un’anima con tante facce, tante quanti sono i suoi dirigenti allenatori e giocatori storici, persone che hanno dato moltissimo in termini di passione, impegno, soldi, energie fisiche. E’ la storia di un amore infinito, di un grande amore, che come tutti i grandi amori è anche inspiegabile.
Rocco Panuccio ex impiegato comunale fresco di pensione, è stato l’allenatore di generazioni di ragazzi e giovani calciatori di Cinquefrondi e dei paesi vicini. Aveva ed ha ancora un grande talento nel comprendere e valorizzare le qualità degli aspiranti calciatori e anche per capire subito se un ragazzo può avere un futuro in campo o è meglio che si dedichi ad altro. Sarebbe stato, e sarebbe ancora, se ne avesse voglia, un ottimo talent scout per i grandi club.
Per tantissimi anni ha allenato a Cinquefrondi e anche nei paesi vicini, da qualche tempo si è messo a riposo, per stanchezza forse, e probabilmente anche un pò deluso da ciò che è diventata la pratica sportiva in questi anni. Lui è un idealista, giocava per vincere, ma anche sognava il bel gioco, il bel tocco, le azioni eleganti, l’attacco bruciante, che erano frutto di allenamenti intensi e seri, di partecipazione anche emotiva all’evento sportivo. Tutte cose che in tempi recenti ha stentato a trovare intorno a sè.
Il suo settore prediletto sono sempre state le formazioni giovanili, dove ha dato il meglio di sé. Dotato di pazienza e passione infinite, e di grande conoscenza del calcio, Panuccio amava e ama questo sport come pochi. Con i suoi allievi è sempre stato molto rigoroso, la cosa che insegnava prima di tutto era l’educazione, il comportamento, il rispetto delle regole.
Prima che bravi calciatori, voleva che i ragazzi fossero educati e tenessero un atteggiamento sportivo in tutti i sensi. Il calcio è per lui qualcosa di più di uno sport, è un’arte, e ha sempre cercato di trasmettere questo concetto ai suoi allievi. Non sempre con esito positivo, cosa che lo faceva arrabbiare. “Senza educazione non si va da nessuna parte e nemmeno in campo”, era più o meno il suo ragionamento.
Per farsi valere nello spogliatoio non alzava la voce, ma gli è capitato di rifilare qualche sberla. Niente di violento, era il gesto ciò che contava, il rimettere a posto una mancanza di rispetto per i ruoli, un comportamento non serio nell’ambiente sportivo, che per lui è un luogo sacro, una sorta di mondo a parte.
Ci sono ancora allenatori così ? Oppure la voglia di vittoria a tutti i costi ha finito per massacrare ed emarginare quanto di genuino e pulito c’era nel mondo del calcio e dello sport in genere ?
Quando allenava la Juniores Cinquefrondese, alla metà degli anni Settanta, il giovane allenatore introdusse l’abitudine di una riunione con tutti i giocatori il sabato sera prima della partita (che solitamente si giocava l’indomani mattina), una specie di ritiro ante litteram.
Radunava i ragazzi quasi sempre nella sartoria di mastro Natale Bulzomì, al rione Santa Maria. Di sera, la sartoria era chiusa. I ragazzi si mettevano comodi e silenziosi. Panuccio impostava la partita del giorno dopo, ammaestrava i giocatori, dava le indicazioni, chiedeva pareri. Un modo per fare squadra e tenere unito il gruppo. Rispondeva alle domande, spiegava la tattica, le possibili varianti.
La cosa funzionava, quei giovani calciatori erano sempre insieme, ormai amici fra di loro, e lui, il tecnico, era molto ascoltato e rispettato da tutti. Fosse nato e vissuto in una grande città, più attrezzata calcisticamente e con più opportunità, Rocco avrebbe potuto fare una bella carriera di allenatore professionista nelle categorie superiori.
Anche a livello locale comunque le soddisfazioni non sono mancate a Panuccio: è stato tante volte alla guida della prima squadra (e anche di formazioni dei paesi vicini), e ha anche vinto due campionati con la squadra del paese, entrambi di Seconda categoria: uno nel 1982 e l’altro nel 1988.
Lavorò molto con la Cinquefrondese soprattutto ai tempi della presidenza dell’avv. Francesco Bellocco e poi dell’imprenditore Peppino Cuiuli, altro grande appassionato di calcio e amico senza fine della squadra biancoceleste, di cui è stato a lungo presidente. Oggi Rocco Panuccio segue il calcio da lontano, oltretutto gli anni passano pure per lui, ma la passione è rimasta intatta, e i suoi ex giocatori lo ricordano con amicizia e affetto e lo rispettano come fossero ancora in campo e lui in panchina a dare istruzioni di gioco. Mitico Panuccio.
Foto Archivio Gerace