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Il sogno della Jolly
Dal profondo Sud alle soglie della serie A. E’ la favola che la Jolly Pallavolo di Cinquefrondi ha vissuto nel maggio del 2018. E anche se non è andata a buon fine, ha lasciato un segno straordinario di vitalità e orgoglio nel club e in tutto il nostro paese.
In quella stagione, entrata di diritto nelle pagine di Storia dello sport cittadino, la Jolly tenne alto il nome di Cinquefrondi a livello nazionale, e andò a giocare i playoff contro squadre di grandi città e, come si può immaginare, con forza economica e organizzativa assolutamente sproporzionate rispetto a quelle del nostro piccolo paese.
Già nel corso del girone di andata si capì che la formazione guidata dal tecnico reggino Antonio Polimeni avrebbe potuto fare grandi cose, l’entusiasmo era alle stelle e coinvolse anche tifosi che fino a quel momento avevano guardato alla pallavolo con poco interesse o addirittura con sufficienza.
Il prof. Mario Ceruso, presidente della Jolly da moltissimi anni
“Ogni domenica il Palabonini aveva la gradinata piena di spettatori che incitavano la Jolly con cori e canti, e grande esultanza dopo ogni singolo punto” ha ricordato recentemente il prof. Mario Ceruso, presidente del clud da molti anni. Uno spettacolo nello spettacolo: sul parquet i giganti della Jolly, in gradinata mamme e papà, bambini e ragazzini e ragazze, nonni e zii, curiosi, tifosi, tutti a incitare la squadra di casa, e sognare la Serie A.
La Jolly quell’anno dominò il campionato di Serie B (girone H Calabria-Sicilia) guadagnando, con ben due partite di anticipo, il diritto a disputare i playoff per la serie A2, un torneo durissimo che vedeva in lizza le squadre di altri ‘piccoli’ centri come Napoli, Palermo, Cagliari, Ferrara, Macerata, e altri.
L’ultima vittoria, quella decisiva per l’ammissione ai playoff, fu ottenuta in casa al PalaBonini con un secco 3-0 ai danni del Palermo, e fu la molla che fece scatenare l’entusiasmo nel nostro paese, felice di festeggiare la Jolly che non è solo un volley club, forte pure di un bel settore giovanile, ma una gran bella realtà sociale in un territorio difficile e pieno di problemi.
L’allora tecnico della Jolly Antonio Polimeni
“Non nascondo – ha ricordato di recnete il 38enne tecnico reggino, Antonio Polimeni, protagonista di quella stagione- che gli obiettivi societari erano quelli di un campionato tranquillo, anche e soprattutto in relazione al piccolo budget a disposizione”. Poi però la Jolly si è ritrovata in vetta, cos’è successo? “Chiesi a ciascun giocatore di migliorarsi in qualcosa, di pensare come squadra e i risultati alla fine arrivarono”.
A fare la differenza con le concorrenti fu lo strepitoso girone di ritorno, dieci vittorie su dieci partite. Nel PalaBonini di Cinquefrondi la Jolly faceva, e fa ancora oggi, il pieno di pubblico, con coreografie degne di grandi arene sportive.
Nato nel 1977, e da moltissimi anni guidato dal prof. Ceruso, questo club è andato sempre più affermandosi. Partito oltre 40 anni fa dalle serie giovanili minori, nel 2018 si è dunque trovato addirittura al cospetto della grande scena nazionale.
Questa società ha intorno tanti amici e tifosi che hanno finito per trasformare la Jolly in un fenomeno popolare oltrechè sportivo in senso stretto: l’associazione ‘Edicola di Pinuccio’ trasmette tutte le partite in diretta web, roba che nemmeno la Rai per i grandi club. Una diretta di alta qualità con il commento tecnico di Gabriele Bonini e Renato Gallo, con tanto di interviste e dopopartita, sotto la regia di Francesco Bonini, che consente ogni settimana a tante persone di seguire la partita comodamente da casa propria in qualunque angolo del mondo. Il tutto a prezzo di puro volontariato, va ricordato.
In quell’anno magico una decina di persone tirarono la carretta fino alla fine, e sono più o meno le stesse in carica ancora oggi: il presidente Ceruso, il suo vice Dario Pronestì, l’imprenditore Vincenzo Belcastro che è anche amministratore delegato e vero motore economico e organizzativo della squadra, l’allora vicesindaco Giuseppe Longo direttore sportivo, Tullio Pronestì addetto al settore foto, Gianluca Raso per l’ufficio stampa e poi Francesco Pochiero e altri ancora, tutti innamorati di questa squadra e di questo sport, ognuno impegnato in un compito per un perfetto gioco di squadra, parallelo a quello svolto dai giocatori veri in campo. Tutto naturalmente svolto in maniera gratuita, anzi contribuendo spesso e volentieri di tasca propria, perchè quello della Jolly è un successo fatto in casa.
La rosa della squadra che fece sognare i cinquefrondesi era formata da Domenico Laganà, Alberto Limberger Neto, Matteo Bonati, Andrea Presta, Matheus Dall’Agnol, Nicolas Nardi, Antony Imbesi, Alessandro Santacroce, Samuele Aprile, Giacomo Varamo, Alessandro Tofoli, Alessandro Bellucci, Giovanni Chillemi. Alcuni di loro venivano seguiti anche dai grandi club.
Nel successo della Jolly c’è un’intera comunità, unita nella passione sportiva. Ho chiesto al presidente Ceruso cosa mancò nel 2018 per cogliere la serie A: la fortuna, i soldi, i giocatori?
“Diciamo che è mancato un pochettino tutto. Noi -spiega Ceruso- siamo arrivati dove siamo arrivati, ma non si dimentichi che abbiamo costruito una squadra con pochissimi soldi, cercando di ottenere il massimo dei risultati. Fare un campionato di serie B, significa partire con un budget di svariate decine di migliaia di euro. Per una comunità come la nostra, che si regge solo con l’aiuto e il supporto di qualche sponsor del paese (all’epoca Diper, Mand’or e Villa Elisa, qualcosina dal Comune, ma nulla più) fu -dice ancor Ceruso- un’imprea gigantesca: noi dobbiamo veramente dire grazie per il sostegno soprattutto al supermercato Diper di Cinquefrondi e all’ad Belcastro che ne è uno dei titolari. La sua passione e il suo entusiasmo lo hanno portato a fare qualche investimento in questo senso: è una forma di aiuto, di sponsorizzazione sì per l’attività commerciale, ma per la pallavolo è qualcosa addirittura di vitale. Quindi, tornando alla domanda: cos’è mancato? dico che sono mancate le forze. Noi siamo arrivati dove nessuno poteva immaginare. Quindi ci siamo illusi, abbiamo sperato e cercato di spingere fino alla fine, puntando a raggiungere il nostro obbiettivo a tutti i costi. Però avevamo conoscenza delle nostre forze, e alla fine purtroppo non ce l’abbiamo fatta”.
Ci fu l’amarezza di una partita spareggio andata male?
“Sì. Abbiamo fatto una partita spareggio, con Gioia del Colle se non ricordo male, ma non potevamo fare più di quello che abbiamo fatto. Mi ricordo bene il risultato, mi ricordo i set, ma abbiamo perso con l’onore delle armi. Ci fu dispiacere ma anche grande soddisfazione, grande gioia, grande entusiasmo in ognuno di noi, perché sapevamo che le nostre forze erano quelle”.
Come vive economicamente una società così piccola che deve far fronte a impegni e trasferte così importanti ?
“Purtroppo per far fronte alle spese che sono tante, gli introiti oltre a quelli del Diper e degli altri sponsor sono minimi. L’amministrazione comunale in genere ci dà un contributo, siamo coscienti che forse non ha le risorse che aveva una volta. Ci sono da pagare le tasse gara, che ammontano a svariate migliaia di euro all’anno. Inoltre, in trasferta la Jolly disputa le sue partite a Palermo, Catania, Aci Castello, Cosenza, o altrove, comunque non dietro l’angolo. Una partita fuori casa significa una spesa sui 2000-2500 euro, quando va proprio bene. Abbiamo un paio di trasferte nelle quali bisogna anche fermarsi per il pranzo: perché noi per cercare di risparmiare, ci portiamo pure i panini come si faceva una volta. Però gli atleti sono atleti, e non possono accontentarsi di andare a una partita con un panino. Per il dopo, il ritorno a casa, magari il panino va bene, ma per andare in campo bisogna mettere il carburante, per poter poi dare quello che è giusto dare in campo. Per fare un salto di qualità vero, il problema è sempre quello economico”.
Difficile non condividere le parole del prof. Ceruso. La Jolly è sempre lì e tutti noi appassionati, tifosi e semplici cinquefrondesi, orgogliosi del proprio paese, siamo lì a sperare che non sia troppo lontano il giorno in cui la squadra lascerà l’attuale campionato di Serie B per giocare in Serie A. Non per inutile campanilismo, ma per poter dimostrare che non siamo condannati da un destino crudele a giocare un ruolo secondario e marginale nelle vicende del mondo (anche sportivo), ma che con la volontà, l’impegno, il lavoro e, certo, anche con un pò di buona sorte, nessun risultato ci è precluso.
Un momento della cerimonia per il conferimento della cittadinanza onoraria al tecnico della Jolly Antonio Polimeni (al centro), con il sindaco Michele Conia e l’assessora Annunziata D’agostino