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Nel 1854 accadde a Cinquefrondi  il miracolo di san Rocco. Un fatto straordinario, anzi sconvolgente che mise a rumore la nostra cittadina e in breve tempo divenne noto in tutta la regione. Di questo evento ci parla oggi Giovanni Quaranta, storico e autore di tante pubblicazioni su fatti e vicende del passato dei nostri paesi, e buon amico della nostra cittadina, ma soprattutto probabilmente il maggiore conoscitore di questa vicenda, per averla studiata attentamente attraverso i documenti dell’epoca.

La storia del miracolo di Cinquefrondi e della speciale devozione dei cattolici cinquefrondesi a san Rocco è stata anche raccontata in un volumetto curato dallo stesso Quaranta insieme con Tommaso Pezzano (un cinquefrondese trapiantato da anni ad Anoia) pubblicato tanti anni fa e ormai quasi introvabile. E prima ancora in un’altra pubblicazione a cura del Centro Studi Polistenesi diversi anni prima. 

San Rocco è un santo molto amato nella nostra cittadina. E ogni anno il 19 settembre viene organizzata una grande festa in paese. I bambini e i ragazzi preparano i ‘deserti’ nei vari quartieri, i fedeli che hanno fatto un voto portano in processione i ‘pagghjaredi’ di spine, altri offrono i vestitini dei bambini al santo per implorare una grazia, alla chiesa del Carmine viene fatta la novena. E’ una festa solenne, bella e colorata che richiama tante persone in paese per il santo taumaturgico.

di Giovanni Quaranta

La devozione dei cinquefrondesi per san Rocco è antichissima e si perde nella notte dei tempi. Il culto verso il taumaturgo di Montpellier aveva soppiantato quello per San Sebastiano e veniva praticato presso quella che oggi è conosciuta come chiesa del Carmine.

La notizia documentata più antica risale all’anno 1774 quando si solennizzò la festa con novena e panegirico. Appena due anni dopo venne commissionata allo scultore serrese Antonio Regio la bella statua lignea policroma che da allora si porta in processione per le vie del paese.

In tempi di pestilenze e carestie i devoti si rivolgevano a Lui per invocarne la protezione. Fu durante l’anno 1854 che Cinquefrondi visse momenti di grande agitazione e ebbe modo di sperimentare la protezione del Santo.

In quel tempo il Regno di Napoli era flagellato da un’epidemia di colera che si era sviluppata provocando la morte di migliaia di persone di ogni ceto sociale. Come in tanti altri paesi e città, anche a Cinquefrondi, la popolazione era in ambasce e sentendosi in pericolo invocava la protezione divina attraverso l’intercessione dei santi ai quali era molto devota.

Constatando che nei paesi vicini il contagio avanzava provocando numerosi morti, sin dal mese di agosto, si pensò di esporre alla venerazione dei fedeli l’antica statua di san Rocco all’interno della chiesa della Madonna del Carmine. Si assisteva alle preghiere accorate e continue della gente che invocava la protezione del Santo affinché li preservasse dal contagio epidemico.

Per ben tre volte, nel giro di pochi mesi, quella devota popolazione poté assistere ai segni esteriori e tangibili della grazia impartita da San Rocco ai cinquefrondesi, manifestata dall’inspiegabile presenza di sudore miracoloso sulla statua.

Un primo episodio si manifestò il 19 settembre 1854 e ad esso ne seguì un secondo il 28 ottobre successivo. Probabilmente si cercò di minimizzare gli episodi considerandoli “casuali” e, soprattutto, per evitare del facile allarmismo nell’impaurita popolazione.

Ma alle prime due sudorazioni ne seguì una terza, quella del 3 novembre 1854 alle ore quindici, la quale provocò grande scalpore in tutto il paese e la popolazione, richiamata dal suono delle campane, accorse numerosa in chiesa, così come accorsero tutte le autorità cittadine: il sindaco, alcuni decurioni, il capo urbano, il giudice, l’arciprete e numerosi sacerdoti, alcuni medici, chirurghi e farmacisti, i locali gendarmi e molti notabili del luogo.

Fu chiamato il notaio Raffaele Panetta (che aveva lo studio nel rione il Carmine), il quale si apprestò a compilare una scrittura per documentare, in modo ufficiale, ciò che avevano avuto modo di vedere quanti erano accorsi ai piedi della statua.

Questo atto lo ritrovai io stesso nel 2006 nel corso delle mie ricerche storiche nei documenti custoditi presso la Sezione di Archivio di Stato di Palmi.

Insieme con il cinquefrondese Tommaso Pezzano, approntammo una pubblicazione nella quale, oltre a raccontare la festa del Santo con i caratteristici “Deserti” mettevamo a conoscenza la popolazione del ritrovamento del documento che attestava storicamente i fatti del 1854, dei quali si era ormai persa ogni memoria.

Successivamente, dopo aver approfondito lo studio ho pubblicato altri documenti sulla vicenda che vide protagonisti l’arciprete del tempo, il teologo Francesco Maria Ascone, e Francesco Delle Scale, sottointendente di Palmi, che si prodigarono perché venissero riconosciuti gli eventi prodigiosi del 1854.

Grazie all’importante documento archivistico, il Parroco e l’Arciconfraternita di Nostra Signora del Monte Carmelo, hanno ottenuto dal Vescovo della nostra diocesi, che dal 2019 la festa di san Rocco per la comunità di Cinquefrondi, in seguito alle nuove direttive diocesane sullo svolgimento delle feste, potesse continuare ad essere celebrata nel mese di settembre. La data fissa del 19 settembre è stata scelta a ricordo della prima delle tre sudorazioni.

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