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 I riti liturgici del Giovedì Santo si concludono, dopo la messa dell’Ultima Cena, con la reposizione dell’Eucaristia in un cappella laterale delle chiese, addobbata a festa (sepolcro) per ricordare l’istituzione del Sacramento; il sepolcro sarà meta di devozione e adorazione, per tutta la sera. 


La preparazione dei sepolcri del Giovedì Santo è stato per tanto tempo uno degli impegni tradizionali di molte famiglie cinquefrondesi, nel periodo precedente la Pasqua; oggi non lo è più, anche se ancora sopravvive in alcuni casi, e più avanti vedremo perchè, con l’aiuto di Luca Valerioti e della sua fidanzata Alessia Franco. 


Fino all’inizio degli anni Ottanta, dopo la messa dell’Ultima Cena, gli altari delle chiese dopo essere stati spogliati dei consueti ornamenti sacri, venivano trasformati in sepolcri molto suggestivi, se non spettacolari, per la ricchezza di decorazioni: sul pavimento, davanti all’altare di san Michele nella chiesa Matrice, e sugli altari laterali delle altre chiese, si collocavano fiori e alcune particolari piantine, caratterizzate da tantissimi ‘fili’ che stanno in piedi da soli, coltivate in comuni piatti di porcellana, di quelli che si usano a tavola. Si tratta di germogli di grano, lenticchie, cicercha, orzo, fatti crescere al buio per farli diventare di colore bianco o all’aperto per farli venire di colore verde, al solo scopo di farne un ornamento delicato per il sepolcro. 


Nei sepolcri, all’interno delle decorazioni di fiori e piantine,  veniva collocata una teca con il Santissimo, davanti a cui le persone si fermavano in preghiera. Ciò anche per ricordare che il sepolcro (benchè il nome certo non aiuta…) per i cristiani non è il luogo della morte e dove c’è una salma da visitare, al contrario è il luogo in cui il Signore ha mostrato la sua grandezza. 


Luca Valerioti e Alessia Franco, autori dei video su come si fanno i piatti di germogli per i sepolcri


I sepolcri per lunghi anni sono stati anche un modo per manifestare la passione e la creatività dei fedeli nel preparare le piantine e le decorazioni, facendo a gara, per esempio, tra i fedelissimi del Carmine (carminanti) e quelli del Rosario (rosarianti) e della Matrice, e a tutti i fedeli impegnati nel Calvario, alla Madonnedha e a San Francesco, a chi li faceva più belli e suggestivi. 


Era un tempo in cui la sera del Giovedì Santo praticamente tutte le famiglie del paese uscivano di casa per visitare le chiese e gli altri luoghi sacri, come il Calvario o la Madonnella (Madonnedha) nei pressi della villa, anch’essi adeguatamente addobbati. Chi non lo faceva per fede, lo faceva comunque per tradizione o per curiosità.

Il percorso delle visite ai sepolcri non era casuale, almeno non per tutti. La tradizione infatti indicava un itinerario preciso da seguire: si cominciava la visita dalla chiesa del Rosario, poi si passava dal Carmine, quindi San Francesco, il Calvario, la Madonnella e infine la chiesa Matrice, dove a tarda sera si svolgeva l’ora santa di preghiera che rappresentava anche il momento conclusivo della giornata.

All’inizio degli anni Ottanta la tradizione dei sepolcri fu abolita. Un’ordinanza dell’allora vescovo di Oppido mons. Benigno Luigi Papa stabilì infatti che quella, al pari di altre tradizioni del periodo di Pasqua, dovesse essere soppressa. A Cinquefrondi fu consentito di allestire il sepolcro solo al Calvario. 


Nel mirino di quel provvedimenti non c’erano le tradizioni di Cinquefrondi, ma le manifestazioni ritenute non del tutto ortodosse di altre località, che la Chiesa intendeva scoraggiare.

Le conseguenze di quella decisione non furono valutate bene e infatti, come dice un noto proverbio, insieme con l’acqua sporca venne buttato via pure il bambino, gettando alle ortiche un patrimonio ultrasecolare di storia e di devozione, a Cinquefrondi e in molti altri centri. E’ quasi superfluo ricordare che la decisione del vescovo suscitò molti malumori e alcune educate, quanto sterili, proteste. Il provvedimento infatti fu confermato e applicato.

Da allora le famiglie e i fedeli di Cinquefrondi non uscirono più la sera di Giovedì Santo per visitare le chiese e dire una preghiera, o anche solo per fare una passeggiata serale in un contesto che comunque era inevitabilmente religioso e di fede, focalizzando l’attenzione di tutti sulla Passione di Gesù e su ciò che essa significava, ma restarono a casa a guardare la tv. Bel risultato. 


Tuttavia, nel corso del tempo, e senza che ci sia mai stato un gesto o un evento che l’abbia spinta ufficialmente, la tradizione dei sepolcri è rinata sottotraccia. Le prime volte sono stati fatti piccoli addobbi, poi qualcuno più ardito ma niente di paragonabile a quelli del passato; dal Calvario si è passati alla chiesa Matrice, infine anche alle altre chiese. I sepolcri sono rinati seppure in forma assai più ridotta, quasi nascosta, e certo non sono quelli di un tempo. 

A Cinquefrondi fra i pochi che ancora partecipano in prima persona a tenere viva questa tradizione come ad esempio Maria Teresa Fonti e Lucia Ciminello e altri che non conosciamo, c’è anche un 28enne, che nella vita fa l’impiegato in un’agenzia di assicurazioni. Si chiama Luca Valerioti e con la sua fidanzata Alessia Franco è indaffarato da giorni per realizzare le piantine che porterà al Calvario. Luca è molto impegnato anche come vicepriore dell’Arciconfraternita del Carmine, dunque svolge una parte nelle svariate belle attività che l’Arciconfraternita stessa organizza nel corso dell’anno. 


Il papà di Luca lavorava in un panificio, la mamma era bracciante, ora sono pensionati. Sono loro che fin da quando era piccolo gli hanno trasmesso l’amore per le tradizioni religiose della nostra terra e anche il legame con la Chiesa e la fede, non a caso oggi il giovane è uno dei più impegnati nelle attivià del Carmine e della Chiesa locale. 

Proprio Luca e Alessia, che si sono dimostrati anche due brillanti comunicatori, hanno realizzato dei brevi video per mostrare a tutti come si fanno le piantine che poi saranno usate per i sepolcri:  clicca qui per vedere il video  e clicca qui per vedere il secondo video .  I piatti di Luca saranno utilizzati solo per adornare il calvario.


I sepolcri del nostro tempo sono moderni anche nell’allestimento, oltre a fiori e piantine figurano infatti anche altri elementi decorativi che richiamano la vita, come il pane e l’acqua; ma di sicuro c’è nostalgia per il bellissimo e suggestivo viavai della sera di Giovedì Santo di una volta, quando i cinquefrondesi affollavano le vie del paese per recarsi di chiesa in chiesa.

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