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di Mimì Giordano


Eccoci alla quarta puntata del nostro viaggio alla scoperta delle parole dimenticate del dialetto cinquefrondese o che stanno per scomparire del tutto dall’uso quotidiano.

Allanàri –  Dover affrontare e superare ostacoli, difficoltà, preoccupazioni.    

Confr. con lo spagnolo allanar (soffrire, superare ostacoli).

Espressione dialettale cinquefrondese, contenente un invito alla ragione:

‘Stu pisu non eni pe ttia, se sì cristianu ‘mu senti raggiuni, sennò lu peju eni lu toi ca nd’hai chimmu allàni !


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Alleggiàri –  Allegerire, alleviare, diminuire, liberarsi, calmarsi.

I francesi hanno il verbo alleger . 

Dante nel XXII° Canto dell’Inferno scrive:

“Talor così, ad allegiar la pena, mostrava alcun de’ peccatori ‘l dosso”


Espressioni del nostro dialetto per indicare le condizioni meteo:

Mi pari ca alleggiàu, staci sulu scihalijandu

oppure per le condizioni fisiche:

Doppu chi mi riposai ‘nu morzu, la testa m’alleggiau

oppure : Parlandu, parlandu s’alleggiau di li penzeri


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Appatumàri: mettere d’accordo, accontentare, calmare

G.B. Marzano sostiene possa derivare dal greco antico πάθημα (patimento) con la a privativa, quindi senza patimento. Alcuni sostengono possa derivare dal latino pactum (patto).È anche l’atto e l’intento della mamma che porta al seno il suo bimbo piangente e l’appatùma con il latte o con il proprio calore.

Espressione della mamma alla figlia primipara che dimostra inesperienza di fronte al nascituro che piange:

Appatùma ‘ssu ‘nocenti e mèntilu a la minna !


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Arrassàri: allontanare,scostare;nella forma riflessiva allontanarsi, scostarsi. 

Proverbio: arràssati di li porti larghi !, vale a dire stai attento da chi ti illude con troppa accoglienza,da chi ostenta troppe promesse.

Un altro proverbio con lo stesso significato è:  a porta larga, trasi ‘i hiancu ! 

C’è chi sostiene che arrassàri abbia a che fare con lo spagnolo atrasar (indietreggiare). Di sua derivazione abbiamo la parola arràssu. Mille e mille volte a Cincrundi abbiamo sentito esclamare: Arrassu sia! – Arràssu di nui  per significare lontano da noi, Dio ce ne liberi.

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 Arrejiri:  Trattenere, fermare, controllare.

Espressioni tipiche  del nostro dialetto con questo verbo e  con la parola da esso derivante, arrejiuta.

Arreji  ‘i cani sennò ndi muzzicànnu !

Ogni puntedhu arreji la trava  (ogni cuneo sostiene la trave). In senso traslato:  ogni piccolo aiuto serve per sostenere un peso

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Arrejiuta: Rivincita, nel senso che era l’atto di chiedere al vincitore di una partita a carte, a sua discrezione, di avere un’altra opportunità con un’altra patita. In questo modo, al vincitore, si dava anche la possibilità di una doppia vittoria. Con l’arrejuta, al giocatore sconfitto si presentava la possibilità di vincere  e andare “alla bella” per ribaltare il risultato iniziale. La posta in palio era la consumazione di un caffè o il “bollino” equivalente di  50 lire, che magari si ritirava per utilizzarlo a piacimento. E così passavamo le ore nei bar del paese. 




Arriviscìri:dal dizionario del maestro Francesco Laruffa.  Dal latino reviviscĕre (rinascere) spuntar dell’alba.

Mo’ a matina arrivisci prestu;  ‘u tempu sta’ arriviscendu


Arrocculari: verbo intrans. Cadere, rotolare, ruzzolare.  Significa anche: spingere qualcuno, oppure  un oggetto e farlo rotolare. A Cinquefrondi viene usato anche in senso figurato per indicare il racconto di corbellerie e di storie. Es.: “Arrocculàu ‘nu saccu di ‘nghadhizzi”

“S’arrocculau  ‘nterra e non si moticau” Si è buttato, rotolato a terra e non si è mosso.

“L’arrocculau ‘nterra  cu ‘nu spintuni”  – L’ha fatto rotolare a terra con uno spintone.

 Arrocculatina ‘i ciucciu – dal dizionario del maestro Laruffa:  è un’espressione che indica e configura un modestissimo appezzamento di terreno, la cui dimensione corrisponderebbe allo spazio occupato da un asino che si rotola per terra.

Espressione:  Lu stàbbuli meu eni n’arrocculatina ‘i ciucciu


(continua)

 

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