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Corrado Cimino

 

Si chiamava Corrado Cimino e non fece mai sport in vita sua, l’uomo a cui i  cinquefrondesi devono la costruzione del campo di calcio di Cinquefrondi. Volle quel campo a tutti i costi e riuscì a portare a compimento l’opera, tutto sommato in breve tempo, considerate le circostanze.  

 

 

L’avv. Cimino, esponente del partito comunista cittadino, fu  sindaco di Cinquefrondi dal 1964 al 1967, a capo di una maggioranza di sinistra. Nel suo passato c’era stata anche una breve militanza nella Dc, da vicesindaco democristiano nella prima Amministrazione comunale dopo la guerra, guidata dall’avv. Giuseppe Guerrisi. Poi però cambiò partito e passò a sinistra.

 

Da sindaco Cimino ha guidato la cittadinanza in anni difficili, di forte difficoltà economica nonostante il boom nascente nel nord Italia ma che al sud tardava ad arrivare, e riuscì anche a imprimere al paese segni duraturi. Uno per tutti fu, appunto, il campo sportivo. Un’opera colossale per quei tempi. 

 

L’idea gli venne proprio all’inizio del mandato.  Cimino pensò che era tempo di dare un forte impulso alla sempre crescente passione per lo sport, e per il calcio in particolare dei giovani cinquefrondesi. E riuscì a realizzare una struttura che -sia pure con i dovuti aggiustamenti negli anni successivi- dura ancora ai giorni nostri ed è stata teatro anche di brillanti avventure sportive cittadine, come le partite della Cinquefrondese nel prestigioso Campionato di Eccellenza (detto anche di Promozione) nel 1975. E moltissimi campionati di Prima  e Seconda Categoria.

 

In quegli anni pochissimi paesi della Piana potevano vantare un campo sportivo con le dimensioni regolamentari valide anche per le categorie superiori, Cinquefrondi dunque si pose all’avanguardia. 

 

Il progetto tecnico dell’opera portò la firma del geometra Raffaele Gallo, a tutti però noto come come ‘Angiulino’ Gallo (foto a lato), giovane libero professionista che tempo dopo sarebbe diventato il capo dell’ufficio tecnico comunale. 
 

Il campo fu finanziato a rate, e i lavori durarono quasi tre anni. La cosa più difficile fu trovare uno spazio adeguato per realizzare la grande spianata del rettangolo di gioco e degli spazi aggiuntivi per il pubblico e gli spogliatoi. 

 

 
Fino a quel tempo il calcio a Cinquefrondi si giocava nella parte centrale del paese. Agli inizi del secolo il campo era nei pressi dell’attuale Scuola Elementare ‘Della Scala’, poi fu spostato in zona Piazza Marconi, per qualche tempo si giocò anche vicino al Mattatoio. Erano campi, come si può immaginare, molto di fortuna, ma per quei tempi andavano bene. Per il nuovo campo sportivo fu individuata un’area in una zona fuori mano, a nord del paese, quella che tutti oggi conoscono. Furono espropriati i terreni, le ruspe fecero il loro mestiere tirando giù alberi e tutto quanto incontravano sulla loro strada. Si creò, come documentano le foto di queste pagine, una spianata bellissima a vedersi, che fu ricoperta di grossi sassi, sui quali venne costruito il terrapieno e quindi il campo.

 

Il sindaco Cimino, il secondo da sinistra in alto, assiste ai lavori per il campo sportivo
 
 
 
Con il progetto di Cimino il campo non era più visto come uno spazio modesto in cui tirare calci al pallone, le cose presero una piega ben diversa e per tanti inattesa: il sindaco pensava in grande,  immaginava una struttura come si deve, un impianto all’avanguardia per quei tempi, che potesse fare da trampolino di lancio per lo sport locale. Ed aveva ragione, perchè di lì a poco tempo quel terreno di gioco fu preso letteralmente d’assalto non solo dai giovanissimi calciatori, ma anche da adulti appassionati di calcio, ai quali non pareva vero di poter giocare su un campo ‘normale’ le loro partitelle amatoriali. Generazioni e generazioni di cinquefrondesi hanno giocato in quel campo.

 

 

Per le casse pubbliche, l’epoca di Cimino sindaco fu di vacche magrissime, e la costruzione di quell’opera richiese uno sforzo enorme da parte dell’Amministrazione comunale, convinta di dover rispondere positivamente alle attese e alle esigenze dei giovani di allora, che sarebbero state poi le stesse  delle generazioni successive, che su quel campo hanno giocato e si sono divertiti. Non a caso oggi quell’impianto è giustamente intitolato a ‘Corrado Cimino’

 

Nella zona del campo sportivo, nel tempo tante cose sono cambiate: dove c’era una montagnola di argilla, sul lato nord del campo, alta una quindicina di metri, oggi c’è una spianata con i campi di tennis e pallavolo.

Sulla vetta della montagnola, negli anni Sessanta e Settanta, era stato ricavato un enorme spiazzo adibito addirittura a campetto. I ragazzini ci giocavano, (anche chi scrive l’ha fatto) e quando la palla andava fuori campo spesso bisognava scendere fino a terra per recuperarla. Quante partite si sono giocate su quell’incredibile campo, mezzo in discesa, incuranti del pericolo di una caduta rovinosa fino alla strada!

Quella montagna di argilla aveva un’altra particolarità: era il balcone naturale, cui si aggiungevano altre piccole terrazze a altezze minori, dove la domenica si assiepavano quanti volevano assistere gratis  alla partita. 

 

Quando pioveva, l’argilla diventava pastosa e appiccicosa, le scarpe si inzaccheravano tutte, si scivolava facilmente. Ma la montagna era ugualmente sempre affollata, e si tornava a casa sporchi come non mai. La montagna di argilla negli anni è stata via via erosa fino a essere del tutto eliminata. 

 

Negli anni Settanta il sindaco Raschellà fece costruire sul lato strada del campo una grande tribuna coperta, ma anche questa è stata eliminata in tempi successivi.

Cimino fu molto impegnato anche nel suo partito, dove era sempre molto presente. Non si perdeva una rione della direzione sezionale e partecipava anche a convegni e comizi, e non si perdeva nemmeno le iniziative di stretta militanza, come ad esempio la fila notturna, insieme a alcuni suoi compagni di partito, davanti all’ingresso del Municipio, per poter presentare per primi la lista alle elezioni comunali ed avere così anche il primo posto sulla scheda del voto. Un rito che si ripeteva ad ogni consultazione elettorale.

Del vecchio avvocato, che era nato non a Cinquefrondi ma a Oppido Mamertina nel maggio del 1920, si ricorda il carattere bonario e sornione, perennemente scherzoso, non si arrabbiava mai. Quando al Comune o nel partito era in difficoltà su qualche questione era abilissimo a schivare le bordate degli avversari, sfuggiva  e trovava sempre il modo di prendere tempo, un ottimo temporeggiatore. 

 

a sinistra, l’avv. Cimino con  un oratore del Pci durante un comizio 

 

 

Fra i suoi avversari politici c’era anche Filippo Gerace, mio padre. Era uno dei quattro consiglieri di opposizione nella consiliatura Cimino, e non risparmiò critiche all’operato di quella amministrazione. Tuttavia, pur nella opposta visione del mondo e delle cose, i due riuscirono a non litigare mai e a non offendersi mai reciprocamente, mantenendo un ottimo rapporto personale anche dopo quell’esperienza politica.  Altri tempi, altri uomini. Nel percorso politico e amministrativo che portò alla realizzazione del campo sportivo, nonostante le differenti posizioni politiche, Cimino trovò proprio nel consigliere Gerace un grande alleato. 

 

A lato, a destra il geometra Gallo, il sindaco Cimino il prefetto di Reggio Calabria e alcuni amministratori

 

 

Cimino oltre che la politica, amava profondamente anche la sua professione, che ha continuato a  svolgere fino a pochissimo tempo prima di morire. Durante il mandato  di sindaco continuò a esercitare il suo mestiere di avvocato, era peraltro fa i più noti della zona. Aveva lo studio al piano terra della sua abitazione, in un edificio proprio al fianco della Pretura. Per lui la politica era un grande e severo impegno al servizio del partito e del comune, ma non voleva che fosse una professione. E la sua casa, anche per questo motivo. era un continuo viavai di gente, fra clienti e clientes.

Nel 1991 il partito comunista chiese a Cimino di candidarsi ancora una volta e lui disciplinatamente lo fece, ma ormai la sua epoca migliore era passata e forse anche il suo entusiasmo, così si limitò a fare il consigliere semplice. 

 

Nella foto a lato, Cimino (il sesto da sinistra) con altri compagni di partito davanti al Municipio per presentare la lista del Pci alle elezioni comunali

 

 

 

 

 

Foto Archivio Storico Tropeano e altri

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