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Cettina Nicolosi
Un ruolo speciale nella musica cinquefrondese di questi anni ce l’ha Cettina Nicolosi. Una donna che è una forza della natura. Partita dal nulla ha fatto della sua vita professionale un piccolo capolavoro. E l’ha fatto in un ambiente, come quello calabrese e della musica da palco e orchestrale, che notoriamente non concede molto spazio alle donne. A meno che non siano donne con un talento particolare o una personalità spiccata. Cettina dispone di entrambe queste qualità.
Cettina non si è scomposta di fronte alle complicazioni della vita e ha fatto della musica un suo mondo tutto speciale, alternandolo periodicamente a impegni politici, e coniugando il tutto, solo lei sa come, con la vita familiare.
Concertista, solista, professoressa e poi presidente del conservatorio, Cettina Nicolosi si è inventata nell’ultimo decennio a Cinquefrondi una grande Orchestra di fiati, che ha messo in subbuglio il mondo musicale calabrese. Un lampo di novità, un sasso lanciato nello stagno. In realtà ha solo scoperto l’acqua calda. Fuor di metafora, questa giovane donna ha compreso, prima e meglio di altri probabilmente, che in questa terra c’è un ricco fermento musicale e artistico, che rischia però di restare inespresso; occorre dunque convogliare, incanalare e spingere queste energie, con i giusti modi, verso una qualche direzione.
Fior di talenti a volte sono rimasti al palo per mancanza di idee, per pigrizia, o perché in questa terra, anche i musicisti, a volte si accontentano di poco. E i sogni muoiono. Cettina con la sua iniziativa ha mosso le acque stagnanti della tradizione locale e ha rinnovato la tradizione stessa, creando questa grande Orchestra che ora, covid permettendo, riprenderà a girare per l’Italia. Non si è accontentata di generosi dopolavoristi, ha messo l’accento sulla preparazione tecnica e la specializzazione, ha aperto le porte a strumenti poco diffusi, di quelli che non si possono trasportare ma si impiegano solo sui palchi, insomma ha stimolato l’apertura di percorsi raramente esplorati prima. Ha avuto ragione, ed ecco l’Orchestra dei fiati.
Così Cettina Nicolosi, nata e vissuta nel poverissimo Rione Rosario di Cinquefrondi, un bel giorno si è ritrovata sullo stesso palco, a Reggio Calabria, a dirigere la sua orchestra insieme con il maestro Riccardo Muti, una celebrità mondiale. E la stessa Nicolosi con il suo numeroso gruppo di musicisti si è esibita in tantissime città italiane e straniere. Per dire, a Genova la sera di Capodanno del 2019 ha trascinato e intrattenuto la folla festaiola, guadagnandosi pagine di complimenti sui giornali, oltre che gli applausi del pubblico.
Questa giovane donna cinquefrondese era una bambina quando si avvicinò alla musica, sotto la guida del maestro cinquefrondese Ciccio Zangari, docente al Conservatorio di Reggio; è cresciuta di livello e per anni ha fatto la concertista e la solista, per poi diventare direttore d’orchestra, ha l’energia di una tigre e una insospettabile capacità di trascinare il prossimo. Dietro le quinte, nelle lunghe e sfiancanti ore di prove si vede una direttrice scatenata e severa, che alza la voce e chiede il massimo ai suoi, che si fa prendere la mano dalla musica, poi si ferma e riparte, sempre sorridente, dando ordini a destra e sinistra, e quelli a seguirla, alla ricerca se non della perfezione, certo di qualcosa che almeno le si avvicina.
Oltre alla Orchestra di fiati, Cettina Nicolosi dirige da qualche anno, in qualità di Presidente, anche il Conservatorio ‘Francesco Cilea’ di Reggio Calabria, dopo esserne stata allieva da ragazza e poi docente. La sua specialità è il violino, un amore nato quando era piccolissima e che non ha più lasciato.
In tutti questi anni ha avuto anche il tempo di alcune esperienze politiche, è stata consigliera comunale e assessore alla cultura di Cinquefrondi con il sindaco dott. Alfredo Roselli dal 2005 al 2009; nel 2010si candidò a sindaco di Cinquefrondi con il partito democratico, ma fu battuta da Marco Cascarano sostenuto da Alleanza Nazionale. Recentemente si è candidata nelle liste a sostegno del candidato di Forza Italia alla guida della Regione, Mario Occhiuto, ma anche in questo caso pur ottenendo una buona affermazione personale, non è stata eletta.
Alcune estati fa a Cinquefrondi ha festeggiato il decennale dell’Orchestra dei fiati con un grande concerto in piazza della Repubblica, davanti a una folla entusiasta e calorosa. Serata memorabile ed emozionante, ha raccontato chi c’è stato.
Che si ricordi, nel nostro paese non ci sono state nel passato figure femminili così trascinanti e capaci di successo nel mondo dello spettacolo. Anche questo è un segno dei tempi, ma soprattutto è una indicazione di percorso: il talento va impiegato e valorizzato, bisogna dargli spazio, farlo crescere e fruttare. Di sicuro, non va tenuto in naftalina, o nascosto per chissà quale timore.
Cettina fin da bimba ha capito che la musica le piaceva, ha scoperto strimpellando che poteva farcela, ha insistito per la sua strada, non si è accontentata, e oggi può essere soddisfatta di quanto fatto. I cinquefrondesi possono senz’altro dirsi orgogliosi di questa giovane concittadina, attesa certamente da altri brillanti traguardi.
Cettina, ricordi qualche concerto in particolare? qualche evento pubblico che ha lasciato un segno nella tua storia?
Il concerto che ho diretto insieme al maestro Riccardo Muti, a Reggio Calabria, nel luglio del 2012. L’evento all’epoca venne organizzato dall’allora assessore provinciale alla Cultura, Eduardo Lamberti Castronuovo, da sempre grande cultore e sostenitore dell’arte musicale. Grazie a lui ho avuto modo di conoscere il maestro Muti, un mostro della direzione che mi ha cambiato il modo di concepire la musica. Sensibilità musicali così forti come la sua fanno venire voglia di vivere al massimo l’impegno e la passione per quest’arte.
Il mondo musicale, almeno quello tradizionale delle bande, è soprattutto maschile. Come ti sei trovata, da giovane donna, a fare la professoressa di conservatorio e anche la direttrice d’orchestra?
Indubbiamente ci sono ancora dei pregiudizi sociali, che derivano da antichi retaggi. Spesso si tende a vedere la figura femminile come debole e non sufficientemente attrezzata sul piano psicologico, per reggere la pressione connessa ai ruoli di responsabilità. Noi donne però, un pò per nostra natura, un pò per struttura sociale, siamo abituate ad affrontare più ruoli contemporaneamente. È indubbio che ci siano delle differenze biologiche, ma credo che il fatto di essere donna possa essere soltanto un plusvalore proprio perché nella gestione delle risorse umane, può risultare utile saper coniugare le conoscenze professionali con la sensibilità tipica della figura femminile.
Dieci anni fa hai fondato l’Orchestra dei fiati. Come andò?
In quel periodo ero assessore alla Cultura al Comune di Cinquefrondi, la cui tradizione musicale risale ad alcuni secoli fa, pertanto avendo un bagaglio musicale ricco grazie alle mie esperienze, ho deciso di dare vita ad una realtà diversa da quelle già esistenti, fondando un’Orchestra che fosse composta totalmente da giovani studenti provenienti dai Conservatori.
Chi c’era con te a quel tempo?
Il maestro Angelo De Paola, docente del Conservatorio di Cosenza a cui affidai la direzione e Francesco Belziti, una persona di grande spessore umano e culturale che ha sempre amato la nostra cittadina mettendosi al servizio delle diverse realtà giovanili cinquefrondesi, dalla parrocchia allo sport e da una decina anni ad oggi anche dell’Orchestra.
Perché creare una nuova orchestra a Cinquefrondi dove già c’erano due bande all’epoca? è stata una sfida? una novità? la voglia di esplorare un percorso nuovo?
C’erano appunto le bande e non le orchestre!
Che cosa è esattamente una Orchestra di fiati?
È una formazione che si esibisce su un palco e non sfila. Nel suo organico comprende quindi gli strumenti a fiato ma anche altri più scomodi da suonare in movimento, come le doppie anche, il clarinetto basso e contrabbasso, le tube più grandi. Inoltre integra al suo interno strumenti non portatili come l’arpa, il pianoforte o la tastiera elettronica, il violoncello, il contrabbasso e persino la chitarra e il basso elettrico. Questa assortita formazione rende possibile l’esecuzione di un repertorio decisamente variegato che può spaziare dalle tradizionali marce alle sinfonie d’opera, passando per il pop, il jazz, il funk, il blues e il rock, per arrivare alle grandi composizioni originali per organico bandistico.
Quanti componenti ha? come vengono scelti?
I componenti sono 45. Non esiste di fatto alcuna selezione, ma vengono coinvolti ragazzi che hanno già intrapreso lo studio della musica e che hanno già maturato delle competenze musicali.
È una orchestra che fa concorrenza alle bande storiche cittadine?
Non c’è alcuna concorrenza in quanto le due formazioni svolgono funzioni prettamente diverse.
Sono tutti di Cinquefrondi ? tutti musicisti di professione? oppure, come nel caso delle vecchie bande, sono persone che nella vita fanno un altro lavoro e poi nel tempo libero si dedicano alla musica?
Cinquefrondi grazie al prestigio dell’Orchestra è divenuta polo di attrazione anche per i giovani dei paesi vicini. Ma sono tutti studenti provenienti dai Conservatori o dal liceo Musicale di Cinquefrondi o da altre istituzioni.
Fai un bilancio di questi dieci anni?
Dal punto di vista musicale e professionale sono stati 10 anni di intensa attività concertistica. Da questo percorso è nato anche un rapporto strettamente umano, di amicizia e affetto. Con grande umiltà, ho messo a disposizione di questi giovani musicisti la mia esperienza maturata negli anni, cercando di trasmettere loro non solo le “dritte” musicali ma anche e soprattutto il valore dei rapporti umani.
Come si fa ad avviare quasi dal nulla un gruppo nuovo e dopo poco tempo prendersi i complimenti del maestro Muti?
In città c’erano da tempo le basi per fare buona musica, cosicchè la scommessa è stata quella di puntare su questi giovani e unirli in qualcosa che facesse risuonare il nome di Cinquefrondi anche in ambiti più prestigiosi. L’elogio del maestro Muti ha coronato l’impegno profuso negli anni.
Quando avete incontrato il maestro Muti e perché?
Abbiamo incontrato Muti durante due eventi tenutisi a Reggio Calabria nel 2012 e nel 2014. Ovviamente suonare con un mostro sacro come lui non è facile e ho dovuto lavorare molto per mantenere i nervi ben saldi, perché l’emozione era tantissima. Il 30 dicembre del 2011 in un’intervista a Repubblica, Muti annunciò che sarebbe stato a Reggio Calabria per dirigere le bande della Calabria. Da quel giorno tutta la provincia fu in fermento. Due volte la settimana si provava. Per la sera del concerto (31 luglio) la Rai aveva predisposto la ripresa integrale dell’evento che venne poi trasmesso su Raiuno. La piazza d’Armi della Scuola Allievi Carabinieri si trasformò nel più grande teatro all’aperto di Calabria. La musica e la legalità, per il riscatto di una terra. L’appuntamento racchiudeva in sé tre elementi: musica, cultura e legalità, come lo stesso maestro Muti sottolineò in più occasioni: “La musica non solo forma, ma salva” ha riferito a chi gli chiedeva delle motivazioni di un impegno in Calabria – totalmente gratuito – pur in presenza di notevoli difficoltà e ataviche contraddizioni nel contesto sociale”.
Chi finanzia l’orchestra? il Comune, gli enti locali, qualcun altro? chi ‘gestisce’ materialmente l’Orchestra?
Ci autofinanziamo. Però tutte le Amministrazioni comunali che si sono succedute nel tempo, hanno riconosciuto il valore della nostra realtà.
Che seratona di musica quella del 9 settembre del 2019 alla festa patronale della Madonna delle Montagna a Taurianova. Alla conclusione del concerto della fanfara dei Carabinieri, la nostra compaesana Cettina Nicolosi l'ha diretta in un esaltante, originale e meraviglioso mixage delle colonne sonore di Ennio Morricone. Non c'era posto né sulle sedie, né in piedi nella piazza antistante la Chiesa Matrice. Seduti sul marciapiede, io e mia moglie"redicinisa"-come ancora son solito definire scherzosamente i taurianovesi del nord- avevamo vicini i nostri cari compaesani Totò Parisi e Tito Longo con la moglie. Quelli come me, quasi ai quarti "anta" del percorso della vita, giunta ormai a inoltrato "girone di ritorno", quando sentono le note di Ennio Morricone, patapùffete, fanno un tuffo nel passato : ragazzini, nel cinema di "Rafi di Cau"e poi in quelli di Polistena, a vedere i film western di Sergio Leone con le musiche di Ennio Morricone, indimenticabili. Quella sera a Taurianova, Cettina Nicolosi ha offerto a migliaia di persone versioni originali di alcune colonne sonore, arrangiamenti estrosi, interruzioni e riprese estemporanee delle esecuzioni. Io, mia moglie, Totò , Tito e sua moglie eravamo contentissimi. Non essendo un esperto di musica, della quale Cettina Nicolosi nella sua carriera ha certamente dato prova di altre e più alte esibizioni, i fragorosi applausi che da tutta la piazza di Taurianova ha ricevuto e nei quali avevano un significato particolare quelli cinquefrondesi, sono certo che lei li ricorderà con piacere.
mimì