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Cinquefrondi piange. Oggi alle 16.30 darà l’ultimo saluto ad Antonio Scarfò, il 23enne morto cinque giorni fa in ospedale a Reggio, dove era stato ricoverato per le gravi ferite riportate in un incidente con la moto avvenuto la mattina del 17 agosto nei pressi di Giffone.

“L’incidente, racconta oggi Elisa Foriglio cugina di Antonio, si è verificato con un’altra moto da cross guidata da un ragazzo di Monsoreto, tutt’ora in ospedale per alcune fratture riportate alla testa, ed attualmente sottoposto alle cure dei medici, spero che Antonio vegli su di lui perché recuperi presto” .

Dopo l’impatto frontale tra le moto, in quel luogo dove le comunicazioni sono impossibili, alcuni ragazzi che passavano hanno soccorso i due giovani motociclisti e li hanno subito portati all’ospedale di  Polistena. “Nell’immediato -spiega Elisa- la situazione non sembrava critica ma lo è diventata poco dopo, perché Antonio ha perso conoscenza ed è stato trasportato d’urgenza a Reggio. Da qui, dopo un primo spiraglio di speranza con l’operazione al femore, è stato tutto un precipitare degli eventi, Antonio aveva troppe fratture e altre complicazioni, e non c’è stato nulla da fare; il 22 poco dopo la mezzanotte il suo cuore si è fermato.

L’inchiesta della magistratura è partita dopo la sua morte, perché al momento del ricovero non è stata avvisata nessuna autorità trattandosi di incidente; è la solita storia di ciò che purtroppo qui da noi non funziona come dovrebbe, e la burocrazia ha allungato il calvario dei poveri genitori con autopsia e interrogatori per capire le dinamiche dell’accaduto. Dai referti dell’autopsia è comunque stato confermato ciò che già tutti sapevamo e che tutti gli interrogati a gran voce e fino allo sfinimento hanno ripetuto, ovvero che si è trattato di un incidente, la morte è sopraggiunta principalmente per l’impatto e le varie fratture riportate soprattutto alla testa”.

Il magistrato ieri ha finalmente concesso la salma alla famiglia per la sepoltura.  In paese è stato decreto il lutto cittadino dal sindaco Conia e in questi giorni tutte le manifestazioni pubbliche sono state cancellate, giustamente, perchè c’è poco da festeggiare e divertirsi dopo un fatto del genere. La tristezza per questo evento è indicibile. Cinquefrondi in questi giorni è avvolta da un velo di angoscia, ha trepidato e pregato per le difficili condizioni di Antonio.

Il dolore dei familiari, del papà Franco, della mamma Laura, del fratello Nicolas, della fidanzatina Fiorella, e degli altri numerosi familiari ha coinvolto tutto il paese, ogni cinquefrondese sta partecipando a una tragedia immensa e ingiusta, inimmaginabile.

Come accadde sei mesi fa con il tragico incendio che portò alla morte del 30enne Giuseppe Ciccone, oggi il paese si ritrova unito nel dolore e nelle lacrime, nella preghiera, per la tragica perdita di un suo giovanissimo figlio. Antonio oggi, come Giuseppe sei mesi fa, sono figli di ciascuno di noi.

Antonio era un ragazzo brillante, un bellissimo ragazzo con lo sguardo d’angelo e i capelli a spazzola, sempre allegro e spensierato; era pure timido di carattere cosa che non gli impediva di essere un leader in famiglia e con gli amici, tutti gli volevano bene e lo cercavano;  era legatissimo al fratello Nicolas, di poco più piccolo, i due erano talmente somiglianti da sembrare gemelli.

Antonio adorava le moto, praticava il motocross, mai avrebbe potuto immaginare ciò che sarebbe accaduto. Era un ragazzo di compagnia, appassionato di cavalli, e proprio a cavallo più d’una volta si è recato perfino al santuario della Madonna di Polsi, cui era devotissimo. Al cospetto di Maria si è presentato più volte anche con la carovana a piedi di Cinquefrondi e in moto con altri devoti e appassionati delle dueruote. Aveva pure una grande passione per la caccia e per la montagna, conosceva bene quella del nostro territorio, dove si recava ogni volta che aveva tempo libero, la bellezza dei panorami e dei nostri boschi lo esaltava, gli piaceva respirare l’aria della natura incontaminata.

Antonio è sempre stato un ragazzo giudizioso e fin da giovanissimo ha cominciato a lavorare in campagna per dare una mano alla famiglia, dopo che questa si era trasferita a vivere in contrada Trachè. In tempi recenti, in assenza di prospettive di lavoro a Cinquefrondi, ha preso la via dell’emigrazione e, in compagnia di un amico, è finito a lavorare a Vulpera, in Svizzera, nel Cantone dei Grigioni. Da poco era stato assunto presso un’azienda edile che si occupa di manutenzione delle strade e proprio a settembre avrebbe dovuto cominciare il nuovo lavoro. Era felice e già guardava al suo futuro con Fiorella, una ragazza dolcissima di Rosarno oggi distrutta dal dolore.

La vita di Antonio non è stata facile, da piccolo aveva dovuto affrontare un tumore ai polmoni, tanto dolore e tanta paura, sacrifici della famiglia, cure mediche e ospedali, tante preghiere. Antonio ce l’aveva fatta a superare quello scoglio e il suo sguardo era rivolto pieno di speranza alla vita che l’attendeva. Fino a quella brutta mattina di dieci giorni fa. La sua è stata una vita breve ma molto intensa ed ha lasciato un segno importante.

La salma di Antonio Scarfò è stata portata ieri nella casa di famiglia in contrada Trachè e da lì muoverà per il funerale previsto nella chiesa Matrice nel pomeriggio. Sarà il parroco don Serafino Avenoso a celebrare il rito. Il Signore accolga questo ragazzo nella schiera degli angeli e dia conforto a Franco, Laura, Nicolas e Fiorella, e a tutti quelli che l’hanno conosciuto e gli hanno voluto bene.

 

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