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Don Michele Varone
Il 31 marzo del 1979, cioè 43 anni fa, moriva don Michele Varone. Fu un sacerdote cinquefrondese (figlio di Alfredo Varone e Mariangela Carrera) che solo i più anziani probabilmente ricordano ancora, e non solo perchè sono passati molti anni da quel tempo. Don Michele infatti subito dopo l’ordinazione sacerdotale avvenuta il 29 giugno del 1946, quando era appena 24enne, prese la via della diocesi di Mileto, di cui a quel tempo Cinquefrondi faceva ancora parte, e non è mai più tornato nel nostro paese, se non per occasionali visite ai suoi familiari o alla parrocchia. Compì gli studi teologici e filosofici nei seminari di Mileto e di Reggio Calabria.
Fin da giovane sacerdote fu impegnato come educatore nel seminario diocesano: vice rettore, professore di lettere nelle medie e al ginnasio, di francese, economo per diversi anni. Negli uffici di curia e negli organismi diocesani ebbe vari incarichi di fiducia. Nel 1975 ebbe il titolo onorifico di Prelato d’onore di Sua Santità.
Don Michele morì improvvisamente a Vibo Valentia, a causa di un infarto; aveva appena 57 anni di età ed era nel fulgore di una carriera ecclesiastica che l’avrebbe portato certamente lontano. Era colto, brillante, di buone maniere, apprezzato dai suoi superiori che subito, invece di affidargli una parrocchia qualunque, lo vollero in diocesi a dare il suo contributo. Si distinse a lungo infatti in impegni e incarichi al fianco del vescovo del tempo, mons. Enrico Nicodemo (lo stesso che l’aveva ordinato prete) di cui fu stretto collaboratore, e poi con il successore mons. Vincenzo De Chiara. Quest’ultimo venne varie volte a Cinquefrondi in visita pastorale, sempre accompagnato proprio da don Michele Varone. E ci fu lo zampino di don Michele anche nella nomina di don Antonio Ritorto, nuovo parroco di Cinquefrondi, nel 1977, dopo il vuoto lasciato dall’ex arciprete don Domenico Galati che un paio d’anni prima aveva rinunciato clamorosamente al suo incarico. Don Michele seppe consigliare bene l’allora vescovo mons. De Chiara, infatti don Ritorto -in quel momento parroco di Giffone- si rivelò una persona straordinaria, la migliore possibile per la Chiesa cinquefrondese di quel periodo. A quella operazione parteciparono anche don Gregorio Zumbo, don Agostino Giovinazzo e don Gildo Albanese di Cittanova. “Dato che ritardava di molto l’arrivo di don Antonio a Cinquefrondi perchè il vescovo non riusciva a trovare un sostituto per Giffone -racconta don Gildo Albanese, al tempo parroco a Galatro- io e don Agostino ci siamo offerti volontariamente di curare pastoralmente la parrocchia di Giffone oltre alle nostre dì Galatro fino alla nomina del nuovo parroco, avvenuta dopo sei mesi, così don Antonio è stato mandato subito a Cinquefrondi”.
Di seguito pubblichiamo un ricordo del sacerdote cinquefrondese firmato da Pina Romano, dirigente della Caritas nella diocesi di Mileto, e pubblicato tempo addietro sulla rivista diocesana ‘Comunità in cammino’. Lo consideriamo un primo contributo per conoscere meglio e rinnovare la memoria di questo illustre concittadino, altri seguiranno più avanti.
di Pina Romano
Don Michele Varone nasce a Cinquefrondi il 29 settembre 1922, settimo di una numerosa famiglia di nove figli, nella quale trova un clima sano per onestà, laboriosità, solida fede cristiana, ideale per la crescita armonica della sua per sonalità. Di intelligenza vivace e di carattere aperto, conduce il suo cammino formativo riportando brillanti risultati in ogni ambito delle varie discipline. Ma soprattutto matura la sua dimensione interiore, aprendosi sempre più all’ideale del dono e dell’amore per gli altri.
E così, non ancora ventiquattrenne, il 29 giugno 1946 arriva al traguardo sospirato, ricevendo dalle mani del suo Vescovo, Mons. Enrico Nicodemo, l’ordinazione sacerdotale.
Ideali, sogni, prospettive pastorali per il giovane prete si coagulano e si concretizzano subito in impegni diocesani, quali l’insegnamento di materie letterarie nel Seminario di Mìleto, la collaborazione nell’Ufficio Catechistico Diocesano, l’Azione Cattolica nel settore diocesano della G.I.A.C. (Gioventù Italiana di Azione Cattolica). Soprattutto in quest’ambito don Michele porta l’esuberanza dei suoi giovani anni, offrendo un tocco di freschezza e di passione nel suo rapporto con i giovani.
Nel 1951 viene nominato Assistente diocesano del settore. La Diocesi di Mileto è molto vasta ed occorre percorrerla per sostenere e curare le associazioni esistenti e per fame nascere di nuove. Don Varone ha appena trent’anni e un animo di fanciullo e questo gli dà la possibilità di far presa sul cuore dei giovani, a cui dona largamente la carica del suo entusiasmo e l’ideale di una vita cristiana fatta di coerenza, di testimonianza, di santità.
In questo fervore di ideali, l’Associazione fiorisce e si sviluppa, e a poco a poco emergono figure di giovani impegnati, che condividono in pieno sogni e fatiche con l’Assistente ecclesiastico e che all’indomani occuperanno posti di responsabilità nella scuola, nella politica, nella società.
La foto a lato si riferisce a una visita nei primi anni ’70 del vescovo mons. Vincenzo de Chiara alla parrocchia di Cinquefrondi. Da sinistra l’allora parroco don Domenico Galati, mons. De Chiara, don Michele Varone, l’assessore Cecè Cotroneo, l’avvocato Anselmo Mammola, e il dirigente delle imposte dirette Peppno Lococo.
Don Varone rimane sempre in Azione Cattolica e segue con passione ed equilibrio il travaglio di un rinnovamento che negli anni ’60-’70 si fa strada nell’Associazione per aderire più compiutamente ai tempi che cambiano, e che richiede ai soci maggiore consapevolezza di responsabilità e di servizio.
Nel 1963 viene nominato Vice Delegato vescovile e dal 1964 al 1968 anche Assistente U.D.A.C.I. (Unione Donne di A.C.). Nel 1970, con la riforma portata dal nuovo Statuto, viene nominato Assistente di tutta l’A.C., incarico che detiene fino alla fine della vita.
In tutti questi anni egli offre all’Associazione la ricchezza della sua maturità e soprattutto il bagaglio della sua preparazione sacerdotale, ecclesiale, organizzativa. Don Varone diventa il punto di riferimento di tutto il laicato cattolico organizzato: è l’amico, il maestro, il promotore; è l’instancabile ideatore e organizzatore di ogni impegno formativo ed ecclesiale. Possiamo dire che don Varone ha servito e amato l’A.C. sempre, ininterrottamente, perché ha creduto nel valore dì un laicato maturo nella Chiesa, anticipando e successivamente trovandosi in piena sintonia con le indicazioni del Concilio Vaticano II, ove nella Lumen Gentium, soprattutto, si trovano passi esaltanti sulla vocazione e missione dei laici nella Chiesa.
Un altro vasto campo di apostolato che si schiude al giovane sacerdote Varone è quello della catechesi, che lo vede prima come collaboratore dell’Ufficio catechistico diocesano (Ucd) e successivamente come responsabile in prima persona, con l’incarico dì Direttore dell’Ufficio stesso. Sono gli anni in cui Mons. Nicodemo vuole lanciare e rinnovare tutto l’impegno pastorale della catechesi in Diocesi; e nel 1950 indice un imponente e storico Congresso catechistico, che si tiene a Vibo Valentia dal 28 maggio al 4 giugno e che ha valenza e risonanza non solo in ambito diocesano, ma in tutto il territorio calabrese. Don Varone è accanto al suo Vescovo nel condividere il grosso impegno della preparazione e della conduzione delle riuscitissime giornate congressuali.
Concluso il lavoro celebrativo, Mons. Nicodemo gli affida l’incarico di Direttore dell’U.C.D., nel quale don Michele offre con generosità la sua preparazione culturale, mostrando le sue doti non comuni di intelligenza, equilibrio, apertura al nuovo. In quegli anni si avverte l’esigenza che la catechesi si rinnovi in mete, contenuti e metodi; questa necessità appare non più rinviabile dopo il Concilio e, in Italia, porta alla formulazione del Documento di Base (Il Rinnovamento della Catechesi, 1970). L’U.C.D. curava allora anche l’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche.
Don Varone profuse molto impegno nella formazione e nell’aggiornamento degli insegnanti, allora prevalentemente sacerdoti (va ricordato, comunque, che egli cominciò ad affidare l’incarico anche ad alcuni laici qualificati: il primo caso del genere – fra i primi in Italia – si verificò a partire dall’anno scolastico 1963/64).
Un corollario importante dell’insegnamento di religione fu, fino al 1968, il Concorso Veritas. Esso impegnava notevolmente il lavoro dell’U.C.D. nella preparazione, nello svolgimento, nell’elaborazione dei risultati, nel conferimento dei premi. Dopo una prima selezione nei singoli istituiti, affluivano a Mileto diverse centinaia di studenti, provenienti da tutte le scuole secondarie della vasta Diocesi, per la prova finale, ed era un momento esaltante per i ragazzi e i giovani, che sperimentavano, forse per la prima volta, il senso della diocesanità e la gioia di sentirsi coinvolti tutti in uno stesso ideale di cultura e di fede. La premiazione diocesana avveniva nel corso dell’anno scolastico successivo, con una manifestazione che si svolgeva in uno dei cinema vibonesi; vi partecipavano i premiati (sempre nell’ordine di qualche centinaio), i loro familiari, capi d’istituto e docenti, autorità. L’evento assumeva i toni di una festa, ma anche di un momento culturale importante, poiché vi era sempre incastonata una relazione svolta da personaggi di grande spessore culturale.
Nel cogliere i tratti più salienti della personalità di Don Varone non possiamo non sottolineare anche un aspetto significativo della sua dimensione sacerdotale: il servizio ai fratelli nel ministero del sacramento della Penitenza. Egli era profondamente consapevole del valore redentivo di questo segno, non soltanto per la remissione dei peccati, ma anche come mezzo per un cammino di rinascita e di progresso spirituale. Il confessionale, diceva, era il suo pulpito interiore per dispensare la misericordia di Dio e per risollevare, guarire, confortare, spronare. Diceva che tra i tanti incarichi che gli erano stati affidati nella sua vita di pastore, quello che più lo aveva coinvolto interiormente era stato il mandato di Penitenziere della Cattedrale, che egli riteneva emblematico e significativo per la sua vita di ministro di Dio. Oggi nel proporre la sua figura ci piace ricordarlo così: sacerdote fedele nelle sue funzioni più alte di pastore e di ministro della grazia divina; servitore della Chiesa nell’annuncio della verità in un impegno di catechesi sempre più rispondente alle esigenze dei tempi e dell’uomo di oggi; compagno e amico di giovani e adulti che ha saputo guidare e arricchire con la freschezza di un cuore giovane e con la passione di una vita completamente donata.
Sorella morte è venuta ad incontrarlo la sera del 31 marzo 1979, per condurlo al Signore quale sacrificio vespertino di una esistenza totalmente consacrata alla gloria di Dio e al servizio ai fratelli.