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I trenini dell’avvocato

 

Di mestiere ha fatto l’avvocato, è stato pure in politica e sindaco di Cinquefrondi, ma nulla lo ha appassionato davvero quanto i treni. Sto parlando dell’avv. Francesco Raschellà, che nella sua irreprensibile vita di uomo di legge e di istituzioni, tutto casa politica e tribunale,  ha trovato il modo e il tempo di coltivare un’incredibile passione dalla quale è nata un’opera monumentale che mi auguro non vada perduta, ma resti ai cittadini di Cinquefrondi.   

Due anni fa ho incontrato l’avv. Raschellà per l’intervista pubblicata nel  libro ‘Lessico dell’anima’. Sapevo del suo smisurato amore per locomotive e vagoni, da fargli trascurare qualunque altro passatempo. Nell’occasione gli ho perciò chiesto di poter visitare il suo leggendario plastico ferroviario. E di questo voglio scrivere oggi; del Raschellà politico parlerò un’altra volta. 

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Al piano di sopra della sua abitazione in via Bruno Buozzi,  l’ex sindaco di Cinquefrondi per decenni ha lavorato a un’opera gigantesca e spettacolare. Entriamo in un enorme salone dentro il quale, dopo che tutte le luci sono state accese, appare alla vista uno scenario da favola, che farebbe la gioia anche di tutti i bambini se solo potessero ammirarlo. Raschellà, con la pazienza del certosino e una notevole abilità manuale, ha infatti costruito un enorme paesaggio, verrebbe quasi da chiamarlo un immenso presepe (per la sua tipologia), dentro il quale tanti binari attraversano città, passano sotto le gallerie, salgono per zone di montagna, e tutt’intorno fiumi, laghi, campi di calcio con i giocatori e il pallone, piccole fabbriche, scuole, grattacieli e case di campagna, chiese e castelli. Ci sono perfino i monumenti ai caduti. 

 

E’ un’immensa miniatura di legno, cartone e cartapesta, con i colori molto vivi, e i tetti di tegole e quelli di lamiera, i pali della luce e una gigantesca stazione che ricorda da vicino quella di Milano.

In quel variopinto paesaggio c’è posto anche per il vecchio municipio di Cinquefrondi, per la chiesa Matrice con le sue scalinate speculari e la Torretta, tutto riprodotto in scala e perfettamente riconoscibile. Infine, ci sono i treni, tanti treni che l’avvocato aziona da una consolle e si mettono tutti in movimento, con scambi perfetti, semafori rossi e verdi, capistazione con la bandierina alzata, passeggeri che attendono in stazione. Tutto si muove in perfetta sincronia, ogni tanto il silenzio tecnologico della sala è rotto dal fischio di un convoglio. Nulla è lasciato al caso. 

 

“Cominciò come un passatempo, per riciclare pezzi di legno e cartone, e il divertimento di vedere quei lunghi trenini sbuffare su un percorso lineare e semplice”, spiega l’avvocato Raschellà

“Con il passare degli anni è diventata una cosa sempre più grande e impegnativa, e anche un tantino costosa, perché le locomotive e i vagoni e i binari non sono propriamente economici, e se ne possiedi qualche centinaio….Ho sempre subito il fascino del movimento dei treni e delle ferrovie in genere”,  prosegue l’avvocato, e  aggiunge: “costruire un paesaggio, mettere assieme case e strade e ponti e gallerie, per poi farli attraversare dal treno, è un lavoro che richiede concentrazione e non solo pazienza. I paesaggi che vedi li ho progettati e allestiti tutti personalmente, utilizzando qualsiasi tipo di materiale, scatole di cartone soprattutto, bastoncini di legno, carta stagnola, fili di ferro e tanto altro, disegnandoli prima su carta e via via modificandoli in corso d’opera”. 

 

Fra i tanti edifici di quel coloratissimo mondo da fiaba, l’avvocato ci tiene a mostrare una casa con le pareti esterne di colore giallo, “è identica in scala, a quella in cui è nato Papa Benedetto XVI nel paesino tedesco di Marktl am Inn, è un mio omaggio a lui”. Tutt’intorno spiccano tante abitazioni di architettura bavarese, con le finestre molto piccole e quelle caratteristiche assi di legno che sembrano adornare geometricamente le facciate. 

 

Ci sono poi tralicci dell’alta tensione, grandi cattedrali, e perfino distributori di benzina, boschetti, operai al lavoro, bus e tante macchine differenti lungo la strada. C’è la scuola elementare di Cinquefrondi con le sue mille finestre tutte uguali, alte e strette perfettamente riprodotte, in scala 1:86; sul retro della scuola, come nella realtà, ci sono il vecchio refettorio e il cortile d’ingresso; più in là c’è la casa del commendatore Galluzzo, e “questa è la mia casa, di fronte c’è l’asilo comunale” sottolinea orgoglioso l’autore di questa grande e insolita opera. 

 

In un altro angolo del gigantesco plastico Raschellà ha ricostruito una delle vie più antiche di Cinquefrondi, la ‘ruga di l’abati’, con i suoi antichi e caratteristici archi in pietra. Nelle parti più lontane della costruzione, quasi a indicare una sorta di periferia anche geografica, al posto dei palazzi ci sono case di campagna e di montagna, e poi coltivazioni, autostrade con i tir e le auto in transito. 

 

“E’ stato un bel passatempo, ma un passatempo creativo -spiega l’avvocato- perché non mi interessava fare una cosa tanto per fare, volevo che avesse uno sviluppo. E volevo pure che fosse una costruzione fatta bene, con precisione, ogni cosa al suo posto. Quando cominciai non avrei mai pensato che un giorno il plastico sarebbe diventato di queste dimensioni”. 

 

E’ un peccato che questa straordinaria costruzione non sia aperta alla libera visita delle persone, se si eccettuano naturalmente gli ospiti del proprietario. E’ uno spettacolo per gli occhi, un esempio mirabile di ingegneria e tecnologia e di riciclaggio di materiali usati. E’ un peccato che resti chiuso in questo grande salone dove tutto quel mondo di cose inanimate improvvisamente prende vita non appena si accende la luce, come in una favola d’altri tempi. 

 

Mi chiedo se quest’opera sia trasferibile o smontabile in blocchi, con un ardito e rispettoso pensiero al futuro, per farne un domani un bene pubblico, che onori il ricordo del suo pazientissimo autore e diventi motivo di attrazione turistica per Cinquefrondi.

 

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