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Il 2 giugno del 1932 a Cinquefrondi giunsero in visita di Stato nientemeno che il Principe Umberto e la moglie Maria Jose. Il futuro re d’Italia era in Calabria per un viaggio di piacere ma anche diplomatico, voleva farsi conoscere e avere contatti con la gente di questa terra, dato che un giorno ne sarebbe stato il sovrano. Incontrò dunque la popolazione e le autorità in più luoghi della regione.
Umberto fu soprannominato il Re di maggio perchè il suo regno durò pochissimo, dal 9 maggio al 18 giugno 1946, appunto poco più di un mese; dopo il referendum istituzionale del 2 giugno 1946 che decretò la vittoria della Repubblica, il sovrano lasciò per sempre l’Italia e andò in esilio in Portogallo; morì a Ginevra il 18 marzo del 1983 all’età di 79 anni.
Ma torniamo al giugno 1932. Quando i Reali giunsero nella piccola Cinquefrondi grande fu il loro stupore nel vedere che genere di accoglienza gli aveva riservato il funambolico don Ciccio Della Scala, podestà del paese e personalità con una importante storia politica alle spalle. Un comitato d’onore attese i principi all’ingresso di Cinquefrondi, ai piedi del grande muro della Villa comunale. Tutti schierati in fila, i rappresentanti della popolazione.
Quel gruppo di uomini, col vestito buono e freschi di barbiere, diedero il benvenuto a Cinquefrondi al futuro re d’Italia, purtroppo il contesto non era il massimo dell’eleganza, la strada sterrata e polverosa, con grandi sassi qua e là in bella evidenza. Sul grande muro della villa un enorme drappo con il tricolore e lo stemma sabaudo, e poi la scritta ‘Ave Sabaude Italiae Decor’.
Il corteo si diresse in piazza Lungo il percorso, Della Scala e i suoi concittadini diedero il meglio di sé: il tricolore con lo stemma sabaudo sventolava da tutte le finestre, bandiere e gagliardetti adornavano anche l’ingresso della villa e tutte le finestre della Scuola elementare, ed erano ovunque nel Corso. In via Veneto, all’altezza della Pretura, un gigantesco Arco di trionfo, realizzato con erbe e fiori, salutava l’arrivo in paese degli illustri ospiti.
In villa su un piccolo palco si svolse l’incontro formale dei Principi con il podestà. Della Scala fece gli onori di casa insieme con la sua signora, Maria Rosa Guerrisi. Il Principe Umberto e la Principessa Maria Jose salutarono la folla.
Il programma originario della visita non prevedeva che il futuro sovrano scendesse dall’auto, quindi non era stato preparato alcun discorso ufficiale da rivolgere ai cittadini di Cinquefrondi. Il Principe Umberto e il Podestà si scambiarono solo saluti di cortesia. Infine i futuri sovrani a bordo dell’auto scoperta che li aveva condotti fino a Cinquefrondi fecero un altro giro d’onore nel paese, passando fra due ali di folla curiosa e festosa insieme.
Prima di imboccare la strada per Polistena, un’ultima sorpresa suggestiva di quell’incredibile giornata: i Principi transitarono con la loro vettura scoperta sotto una spettacolare ed elegante serie di archi di fiori, fatti realizzare dal sindaco in viale Rimembranze e lungo tutta la strada fino all’uscita dal paese. Suggestiva e gentile forma di saluto ai futuri sovrani, e suggello di un irripetibile evento.
Quel giorno Della Scala sul palco d’onore, di fronte al futuro re d’Italia, fece un figurone. Elegantissimo, solenne nei gesti e nelle presentazioni, non fu mai in imbarazzo. Calcò la scena come un attore consumato, abituato a stare davanti al pubblico e recitare la sua parte senza timidezze, al suo fianco sempre la moglie Maria Rosa Guerrisi.
Fu una mattinata di sorrisi e gentilezze, e l’istrionico don Ciccio fu felice come pochi per aver avuto quel privilegio. La visita dei principi, secondo il protocollo messo a punto dalla casa reale, per Cinquefrondi prevedeva in realtà solo un rapido passaggio in auto e il saluto alla folla assiepata lungo la via. Ma, come riferì Giuseppe Nava sul Giornale d’Italia del 3 giugno, la festosa accoglienza ricevuta indusse i reali a modificare i loro piani.
Il giornalista Nava, che per giorni pubblicò sul Giornale d’Italia le cronache del viaggio di Umberto e Maria Josè a Reggio Calabria e nei paesi della provincia, scrisse: “A Cinquefrondi e Polistena, dove i principi si recano e dove si prevede il solo passaggio, l‘entusiasmo della popolazione costringe invece gli ospiti a scendere dalla vettura e a compiere un giro nei paesi che sono addobbati lussuosamente, fieri di questo onore loro toccato. Non è possibile dire la gioia del popolo”.
Quella fu anche una delle ultime occasioni in cui il Podestà e capopopolo fascista di Cinquefrondi fu sereno, sorridente e contento in mezzo alla sua gente. La malattia infatti era in agguato e poco più di un anno dopo consegnò don Ciccio Della Scala alla morte.
Le foto sono dell’Archivio Storico Tropeano