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Aspromonte terra di boschi, lupi, delinquenti e….eremiti. In quello che fu il bellissimo villaggio della Limina da qualche anno ha messo radici un arzillo 76enne. Si chiama Damiano Zavaglia, oggi è un frate cappuccino, ma per gran parte della sua vita è stato un parrucchiere. Viveva a Genova, dov’era emigrato da Mammola poco più che ragazzino. Frequentava la chiesa e i frati del quartiere, ma mai avrebbe pensato un giorno di diventare uno di loro.

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Conduce la sua vita di quasi eremita sulla Limina, dopo aver riadattato alla meglio una casa vicino alla chiesetta che veglia sul vecchio villaggio, formato da una decina di casette a due piani adagiate su un grande prato, confinante con una pineta fittissima, dall’altra parte c’è la strada.

E’ un luogo meraviglioso dove la bellezza della natura si fonde con la quiete dell’animo e il respiro di Dio. Generazioni di cinquefrondesi (oltrechè di mammolesi) vi si sono recati nelle belle giornate a trascorrere ore di riposo e di svago, per mangiare all’aperto o far giocare i bambini al riparo dai pericoli. Lì c’era e c’è spazio per tutti, a volontà.

Fu costruito una settantina d’anni fa, in territorio di Mammola ma vicinissimo a Cinquefrondi e facilmente raggiungibile. Un tempo vi abitavano tante famiglie del paese jonico, spesso si trattava di seconde abitazioni, d’estate si popolava tantissimo e la domenica e nei giorni di festa diventava la meta prediletta per passare qualche ora di allegria e serenità con gli amici e le persone care, fianco a fianco con i ‘residenti’. Una o due locande servivano da bere e mangiare, piatti ruspanti e profumati, all’aperto gli spazi attrezzati per le grigliate, i ragazzi giocavano sul prato e i piccoletti si divertivano spensierati sotto l’occhio vigile delle mamme.

Vennero poi i tempi dell’abbandono, le case troppo spesso chiuse, il prato incolto, manutenzione zero, sempre meno persone si sono fatte vedere quassù, salvo il pienone nel giorno della festa di san Nicodemo, il 15 agosto. A un certo punto il villaggio è stato praticamente abbandonato, molte case devastate, oggi quasi cadenti, la chiesa anch’essa trascurata e aperta solo un giorno all’anno, niente vociare di ragazzini, niente chitarre e canti di ragazzi ad animare il luogo, solo rari visitatori anche nella bella stagione. Insomma, una grande desolazione e un grande spreco di bellezza….!

Da qualche anno però al villaggio è rifiorita la vita e con essa anche il sorriso, perchè frate Damiano è andato ad abitarvi stabilmente e si prende cura della piccola chiesa, attorno alla quale il villaggio fu a suo tempo realizzato.  Inoltre ci sono i volontari di Mammola che periodicamente aiutano a tenere pulito il grande prato, la recinzione è stata sistemata; le case tuttavia sono in gran parte ancora ridotte male e dunque disabitate.

Il nuovo inquilino del villaggio vive da solo in questo angolo di Aspromonte che sembra perso nella grande montagna calabrese, invece è facilmente raggiungibile dalla superstrada Jonio-Tirreno che passa lì viciino. Frate Damiano è una specie di eremita del nostro tempo, come ce ne sono tanti nella jonica (a Caulonia, Locri, Gerace, e fino a pochi mesi fa anche a san Nicodemo).

Originario di Mammola ha vissuto gran parte della sua vita al nord, per poi lasciare il lavoro, farsi frate e dopo tante peregrinazioni, approdare proprio nel luogo da cui era partito molti decenni prima.

Frate Damiano è un omino sorridente e simpatico, porta bene le sue tante primavere, arguto e chiacchierone, grazie alla sua semplicità si fa subito voler bene dalle persone che incontra, è affettuoso e gentile con tutti; su mandato del vescovo di Locri si è trasferito nella casetta attigua alla chiesa, l’ha rimessa in piedi alla meglio (si fa per dire) e trascorre qui le sue giornate. Non ha la tv in casa e nemmeno il telefono o i riscaldamenti, il pavimento è quello originale di quando l’edificio venne costruito, una modesta cucina a vista proprio all’ingresso, alcune vecchie sedie, qualche libro. E tanta pace, che frate Damiano dispensa a chi lo va a trovare, regalando sorrisi e simpatia, come uno di casa.

La giornata di frate Damiano è divisa fra i momenti di preghiera, quelli di lavoro, di pulizia del luogo, e soprattutto di custodia della piccola chiesa intitolata alla Madonna del Rosario e di accoglienza ai visitatori.

Fra i suoi compiti, anche quello di custode del vicino santuario di San Nicodemo che per tanti anni ha ospitato l’eremita padre Ernesto Monteleone. Da tempo però al santuario non c’è più quel monaco gentile con la lunga barba bianca, che accoglieva pellegrini e fedeli, perchè le sue condizioni di salute, già precarie, si sono aggravate costringendo l’ultraottantenne sacerdote a trasferirsi altrove. Perciò frate Damiano tre volte alla settimana sale in macchina e va ad aprire i cancelli del santuario, così che pellegrini e turisti possano visitarlo liberamente anche ora che non c’è più padre Ernesto, e la sera va a chiudere. Un servizio gentile e prezioso, a cui il piccolo frate mammolese tiene molto, così che san Nicodemo possa continuare a vivere.

Il santuario di san Nicodemo, distante pochi km dal villaggio della Limina

Ma chi è esattamente frate Damiano ?    “quando sono venuto qui, questa era una terra di nessuno, c’era abbandono e dappertutto erbacce e sterco di animali. Sono qui da quasi quattro anni. Lavoravo a Genova,  parrucchiere per più di 30 anni, ho sempre lavorato lì, a Mammola venivo d’estate in vacanza, ma niente di più. Piano piano ho maturato la decisione di lasciare la mia attività e rispondere alla chiamata del Signore. Non è stata una cosa improvvisa, perchè ero già nella Chiesa. Facevo apostolato anche nel mio salone con i clienti e frequentavo i frati cappuccini a Genova. Poco dopo i 50 anni ho deciso di fare il grande salto. Ho capito che era giunto il momento, così ho chiuso il negozio e mi sono incamminato per la mia strada, ho cominciato a Genova, poi sono stato anche ad Assisi e in vari altri conventi. Infine mi hanno mandato qui. Non sono sacerdote, ma un terziario francescano”.

Qui vivete in completa solitudine ?   “sono da solo ma là dentro (sorride e mostra la chiesetta, ndr) ci sono il Signore, la Madonna, san Francesco, san Giuseppe, san Nicodemo e fuori c’è il gatto, e le persone che vengono a trovarmi, quindi siamo in tanti, non sono mai solo, infatti sono un semi-eremita, ma va bene così”.

Siete davvero contento di questa scelta ? “sì perchè l’ho cercata io, è maturata piano piano l’idea di isolarmi, dedicarmi alla preghiera, alla ricerca del dialogo con Dio”.

Frate Damiano qui manca tutto, non avete il telefono, non c’è la televisione, nemmeno il riscaldamento e d’inverno il freddo è terribile, ogni tanto nevica,  non è difficile vivere da solo in queste condizioni ?     “lo dico che è difficile se uno non è abituato o magari ha altre aspettative; ma se uno parte convinto di quel che fa, non ci sono problemi. Ci sono pure delle difficoltà a volte, ma si superano. Per riscaldarmi c’è una piccola stufa a legna, la tv non mi interessa, mi basta la radio, ho bisogno di poco, e poi vivo in uno dei posti più belli della Calabria”.

Siete una specie di guardiano del villaggio o il nuovo proprietario di questo posto ?   “no, no, io mi occupo solo della chiesa, qui viene tanta gente, i cinquefrondesi impazziscono per questo luogo, i mammolesi mi vogliono bene perché sono uno di loro. Per tanto tempo questo luogo è stato abbandonato. Ora vengono a fare picnic, portano i bambini a giocare nel prato, passano a trovarmi per un saluto, a dire una preghiera. La chiesa qui è sempre aperta. Qui a fianco c’è una casa dove viene sempre il proprietario, laggiù ha trovato posto un’associazione di medici, per il resto non so nemmeno chi siano davvero i proprietari di queste case, se sono ancora i privati o il Comune, e non mi interessa. Certo, se le case fossero sistemate per bene e magari abitate sarebbe bellissimo, un sogno, l’ho detto anche al sindaco”.

Avete paura a stare da solo ?  “non mi sono mai posto questa domanda, di che cosa dovrei aver paura ? La mattina quando apro la porta di casa a volte mi trovo davanti lupi o cinghiali o cani randagi affamati, ma cerco di stare attento. Per il resto mi affido al Signore. Alle 6 e mezza comincio la giornata con la preghiera, poi c’è il rosario, leggo le catechesi di san Giovanni Paolo II. Il resto del tempo pulisco la chiesa e il prato, lavo le mie cose, mi preparo da mangiare, taglio la legna, leggo. Come ho detto non mi interessa la tv, seguo il giornale radio, i programmi di Radio Maria, la cronaca di qualche partita di calcio, ma niente di più, e la sera vado a letto presto”.

Del mondo di fuori non vi manca niente ?  “ho il Signore dentro e non mi manca niente, ho già tutto”.

Che cosa hanno detto in famiglia quando avete cambiato vita ?  “intanto devo dire che non ero sposato, quindi è stato tutto più facile; alcuni sono stati un pò sorpresi, come è normale. Uno si aspetta una scelta come la mia in età giovanile.  Ma non è che mi importasse molto il parere degli altri, io ho deciso di seguire la mia chiamata e l’ho fatto serenamente, qui nel silenzio si ascolta la voce di Dio”.

Del mondo di fuori che cosa arriva qui ?   “sto pregando tanto perché finisca la guerra in Ucraina, prego tanto anche per i cristiani perseguitati in tante parti del mondo e di cui si parla poco. Prego molto anche per le nostre famiglie dove oggi non si prega quasi più. Quando ero bambino ci mettevamo nella strada, le donne intonavano la preghiera. noi piccoli ci accodavamo, quanto era bello e quanto si rafforzava la fratellanza ! Le famiglie di oggi hanno abbandonato il rosario e hanno cominciato a sfasciarsi”.

Nascerà un comunità di cappuccini al villaggio ?  “è difficile,  qui non c’è neanche un posto, ci vorrebbero tante stanze e non ci sono; poi tanti conventi hanno chiuso e ci sono poche vocazioni. Qualche giovane ogni tanto chiede informazioni, ma anche volendo non potrebbe nascere una comunità. Quindi sono costretto a restare da solo. Faccio una vita semieremitica, insieme con lupi cinghiali  e altri animali, ma soprattutto c’è con me il gatto della Limina che mi segue ovunque come un cagnolino”.

Avete mai ripensamenti ? “mai pentito di quel che faccio, sono partito convinto, poi se il Signore mi dice ‘Damiano, alla Limina hai finito il tuo tempo, ora vai da un’altra parte’, io non ho alcun problema, prendo e parto”.

Frate Damiano siete più felice adesso o quando facevate un’altra vita ? “io sono sempre stato felice perchè anche se non me ne accorgevo, il Signore era sempre con me. Tante volte quando uscivo di casa mi sembrava di aver dimenticato qualcosa, mi frugavo nelle tasche e cercavo di capire cosa avevo dimenticato, inconsciamente avvertivo un vuoto dentro di me, qualcosa che effettivamente mancava. Ora invece non mi manca niente”.

Economicamente come fate a mantenervi ?  “vivo con una piccola pensione da ex parrucchiere e me la faccio bastare, non ho vergogna di indossare indumenti modesti e rattoppati, faccio io stesso le riparazioni ai pantaloni e alle maglie. Ma un piatto di pasta sulla mia tavola non manca mai e se volete fermarvi sarei felice di avervi miei ospiti stasera”.

L’intervista è finita, anzi la chiacchierata con quest’uomo mite e gentile, con il quale la familiarità viene subito spontanea. Frate Damiano ha restituito vita e energia a questo villaggio che sembrava destinato a morire, forse passerà ancora molto tempo prima che le case vengano risistemate e la gente torni a frequentarle assiduamente. Di sicuro ora c’è un motivo in più per tornare al villaggio della Limina, dove frate Damiano accoglie tutti con la semplicità e l’amicizia che gli sgorgano naturali dalla sua fede semplice e genuina, e che di questi tempi aridi riscaldano il cuore e infondono fiducia nel genere umano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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