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                                                   Iolanda Talotta

 

Le parole a volte sono pietre. Feriscono e colpiscono, ma anche spiegano e annunciano, dicono e raccontano, a volte ingannano.  In definitiva, sono un’arma, “la più potente” delle armi, per usare l’espressione prediletta di Iolanda Talotta, 23enne dottoressa cinquefrondese che ha appena pubblicato un libro intitolato “Cinquefrondi e i suoi tesori nascosti – Un approfondimento sul patrimonio linguistico della cittadina”. 

 

Un lavoro che nasce come proseguimento di uno studio condotto da Iolanda per la sua tesi di laurea in Lettere all’Università di Messina, e che va a curiosare in quel mondo complicato e imperfetto che sono i fenomeni linguistici e la loro evoluzione non sempre facilmente comprensibile. 

 

La scelta di Iolanda di approfondire la conoscenza del nostro dialetto continua una piccola ‘tradizione’ cinquefrondese, diciamo così. Il capostipite degli appassionati fu a suo tempo il poeta e politico Pasquale Creazzo. Il mitologico don Pasquale maneggiava la poesia in vernacolo come pochi, ha lasciato creazioni immortali, ma soprattutto si è interessato a lungo della materia. Non ha pubblicato alcun libro sull’argomento strettamente linguistico, tuttavia nei suoi scritti ci sono molte tracce della storia linguistica cinquefrondese, e sue annotazioni risultate utili agli studiosi.                                                      

Poi è stata la volta di Luigi Carrera, l’ex sindaco del paese, che in gioventù si appassionò alla materia e all’Università di Messina negli anni ’70 fu anche collaboratore del prof. Giuseppe Falcone, uno dei maggiori dialettologi italiani e grande esperto della lingua calabrese. Luigi raccolse in volume moltissime testimonianze linguistiche di  anziani del paese e ne trascrisse le parole, ne studiò la pronuncia e le somiglianze con i dialetti dei paesi vicini. 

Ci fu poi Luigi Massara, poeta e scrittore cinquefrondese, auore di diverse pubblicazioni dialettali e di uno specifico volume di approfondimento linguistico intitolato “L’aspetto fono-morfo-sintattico e lessicale della lingua di ‘Nu sonnu stranu’ ” (1981), quest’ultima è una delle sue opere dialettali più significative.  

In ultimo, è stato il sottoscritto ad appassionarsi agli studi di linguistica e filologia durante gli anni dell’università, e a approfondire la materia, tanto da pubblicare nel 2002 il “Dizionario del dialetto calabrese”, interamente basato sulla lingua parlata a Cinquefrondi.

Ora dunque è la volta di un nuovo lavoro sul dialetto locale che porta la firma di una giovane cinquefrondese di 23 anni,  che si dice letteralmente “affascinata dallo studio della lingua e innamorata della scrittura”. Non a caso dunque dopo le scuole superiori finisce per iscriversi all’Università di Messina, facoltà di lettere, dove ha concluso il suo indirizzo triennale sulle discipline linguistiche, appunto con una tesi sul nostro dialetto.  

 

Del suo libro, Iolanda dice: “ho sviluppato uno studio sperimentale  con un duplice obiettivo: descrivere un panorama linguistico ricco e poco esplorato a me caro, e indagare l’originario uso dell’ausiliare nei costrutti esistenziali attraverso inchieste a parlanti dialettofoni rispondenti a precisi criteri di età e d’istruzione”. 

Come fece a suo tempo Luigi Carrera, anche Iolanda Talotta ha seguito il percorso di ogni serio studioso dei fenomeni linguistici e della comunicazione: si è armata di registratore ed ha intervistato un pò di persone anziane, quelle che meglio conservano le parole più antiche o addirittura quei termini che i giovani non usano più o sono quasi del tutto usciti dal quotidiano. L’allenamento l’ha fatto in casa, coinvolgendo genitori e fratelli, ma soprattutto la nonna Iolanda, che è stata la prima persona a cui la ricercatrice ha sottoposto il questionario, saggiandone le risposte. “Posso dirmi fortunata, dice la giovane studiosa. I miei genitori Marcello e Maria, e i miei due fratelli Vincenzo e Antonio mi hanno da sempre supportato in ogni scelta. È proprio a loro che devo la mia capacità di comprendere il dialetto: sono stati i miei primi insegnanti. Un aneddoto: prima di condurre le inchieste era necessario testare il questionario che avrei poi proposto in sede di ricerca ai parlanti. È a nonna Iolanda che ho chiesto un prezioso contributo, si è prestata senza bisogno di preavviso”. 

 

I protagonisti della ricerca sono stati anziani concittadini di età superiore agli 80 anni, con un grado di istruzione basso e che mai si erano allontanati dal paese, “per evitare possibili influenze determinate dal contatto con altre varietà linguistiche”.

È da questo studio che è nato il saggio linguistico “Cinquefrondi e i suoi tesori nascosti”, con l’intenzione di divulgare le conoscenze acquisite e far conoscere la varietà dialettale cinquefrondese. Diciamo subito che non è un testo alla portata di tutti, perchè presuppone una buona conoscenza della materia e una certa passione per i fenomeni linguistici e glottologici. 

Che cosa ha scoperto fra l’altro, Iolanda ? chela selezione dell’ausiliare essere con le forme accordate ????????????/???????????????? è autoctona“. Tradotto in parole povere, vuol dire che nell’uso del verbo essere il dialetto cinquefrondese ha una sua specificità che non si riscontra in altri dialetti, anche di paesi vicini. 

 

Chiedo a Iolanda come è arrivata alla dialettologia: “La mia passione per lo studio della lingua è nata -spiega la dottoressa- nel momento in cui ho realizzato che  è il primo e il più forte strumento che l’uomo ha a disposizione. Questo interesse mi ha permesso di non focalizzarmi solo sulla volontà di apprendere lingue diverse ma di studiarne il loro uso, la loro evoluzione nel tempo e la loro relazione con la società. È per questo motivo che accanto allo studio base di lingue antiche e moderne, ho deciso di soffermarmi anche sullo studio della lingua dei segni italiana”. Non è un campo facile, ma è un territorio con ancora larghi spazi da esplorare: “mi auguro -spiega Iolanda- di conservare saldamente la mia passione per la materia e di riuscire a trattare con curiosità ulteriori argomenti”. 

 

Iolanda Talotta ha deciso di non fermarsi qua. “Per accrescere le  competenze, per seguire un percorso formativo incentrato sulla glottologia” ha deciso di proseguire i suoi studi all’Università La Sapienza di Roma. E poi chissà. Arte, scrittura e fotografia costituiscono da sempre interesse privilegiato di questa ragazza, “mi arricchiscono e al contempo mi permettono di esprimermi, di immortalare sentimenti, emozioni e stati d’animo. E poi c’è anche la musica, dato che suona il clarinetto e la chitarra da quando aveva 10 anni, “mi piacerebbe iniziare a studiare canto e pianoforte” aggiunge.  Il futuro insomma è tutto da scrivere.

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