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Ogni cinquefrondese dovrebbe andare, almeno una volta nella vita, al santuario della Madonna di Polsi. E’ un’esperienza di fede e di vita irripetibile, un vero e proprio viaggio nella calabresità più autentica. Anche quest’anno si è rinnovato il pellegrinaggio a piedi della carovana cincrundisa al santuario aspromontano. Guidati da Patrizia e Pasqualina Foriglio alcune centinaia di persone di tutte le età si sono incamminate dal bosco di Perciana e dopo quasi 70 km di strada sono giunti ai piedi della Madonna della Montagna. Quest’anno si è unita alla carovana anche una persona che i lettori di ‘Cinquefrondi nel tempo’ cononoscono bene per la sua rubrica sul dialetto e altri articoli. Ecco il resoconto del suo viaggio

di Mimì Giordano

La comunità cinquefrondese a piedi al Santuario d Polsi.

Il pellegrinaggio a piedi della nostra comunità per devozione alla Madonna di Polsi,è iniziato giovedì 10 alle 16 dalla pineta oltre Perciana e si è concluso l’11 agosto alle 20 nella nostra Chiesa del Carmine,con la benedizione e il saluto di Don Serafino Avenoso. Tre parole, intanto, per definirlo: avvolgente, coinvolgente, commovente.

Avvolgente per religiosità popolare, per la prova dello sforzo fisico degli organizzatori e delle organizzatrici, per l’accoglienza riservata alle centinaia di pellegrini cinquefrondesi dal sacerdote africano di Polsi, per l’impareggiabile scenario notturno del percorso montano.

Coinvolgente per la semplicità con cui si è vissuto, per l’umiltà che trapelava da quell’insieme di partecipanti, per come questo evento, giunto al 17esimo appuntamento agostano, si conferma momento e motivo capace di unire e riunire una comunità, di colpire emotivamente ognuno, di conferire ai cuori dei pellegrini sensazioni di serenità, di condivisione, solidarietà e speranza. Ad infondere forza, resistenza fisica e psicologica ci ha pensato la Madonna. Da secoli sono state milioni le persone che si sono recate in quel posto sperduto in una conca dell’Aspromonte reggino, attraversando strade impervie e dissestate e sentieri angusti. Nessuno è mai morto durante questo cammino, nessuno mai si è sentito male, nessuno ha mai fatto un incidente, nessuno è tornato indietro.

Ho partecipato per la prima volta a piedi, ero stato a Polsi tante altre volte nella vita, ma l’esperienza di quest’anno è stata la più bella. Sono andato con mia moglie e con altri tre devoti amici/amiche di Taurianova e Pellegrina di Bagnara. Abbiamo camminato sui sentieri della nostra montagna, sulla strada che dalla Lìmina porta allo Zomaro/ Canolo, poi a Ciminà e poi a Zervò e infine a Polsi. Tre chilometri sopra Zervò, le ossa e le cartilagini mie e di mia moglie si sono rifiutate di fare il loro dovere e dopo 37 Km fatti a piedi, abbiamo continuato il cammino del resto della notte nel camion sino a Polsi, dove siamo arrivati verso le 10. Neanche sul camion è stato agevole, da oltre Zervò sino a Polsi il manto stradale è semi sconquassato. Diciotto ore di percorso complesivo, con poche e brevi soste per rifocillarsi.

Commovente perché già nel cammino dai visi dei pellegrini, con cui mano a mano ci si intratteneva a scambiare saluti ed impressioni, trapelava la componente spirituale che ha spinto a questa partecipazione e a questa unione di persone. Oggi nessun interesse, nessuna passione (politica, sport, cultura) è in grado di generare unione, condivisione, comunitarismo. Al contrario, suscitano divisione,volgarità, polemica, incomunicabilità. Un pellegrinaggio mariano a piedi fa incontrare persone, cuori, esperienze, vita vissuta, fattori identitari. La Madonna è la madre di Nostro Signore, Colei che per volontà dello Spirito Santo, ha portato in grembo un essere, lo ha dato alla Luce, lo ha accompagnato alla Croce e lo ha visto Crocefiggere. Ad Essa, ogni pellegrino, uomo, donna di ogni età, in un posto sperduto dove Essa è Regina, ha voluto offrire il proprio grande sacrificio del cammino e ha voluto affidare  quanto avviene nelle proprie vite.

Quanto avvenuto l’altro ieri e ieri ha un significato ed un messaggio per il nostro paese, pe’ Cincrundi. Centinaia di persone di tutte le età, che si sono messe in cammino con una statuetta della Madonna di Polsi sulle spalle, con due croci, con un labaro/stendardo della Madonna, indossando le magliette bianche con l’immagine serigrafata della Madonna; hanno affrontato l’Aspromonte per raggiungere  il santuario ed unirsi ai compaesani che si sono portati in auto e con un autobus. Nella notte serena ma buia della montagna, sulle spalle dei portatori brillavano le lucine della statuetta e quelle delle croci che due donne non hanno mai mollato. Al giovane portatore anoiano dello stendardo ho chiesto di concedermelo da oltre la Pineta di Perciana sino all’altopiano dello Zomaro, vicino Cànolo.

Il silenzio e il buio della notte stellata e le nostre lucine  erano emozionanti sino alla commozione. Nel tacere delle voci e nei pensieri che circolavano nella mente dei pellegrini, c’era la storia di ognuno, i ricordi remoti e recenti, i drammi, ma anche le cose belle, i momenti sereni e la speranza e l’accettazione della volontà di Dio. In questo pellegrinaggio c’erano le mamme di tre giovanissimi nostri compaesani rapiti alla vita da un tragico destino sulla strada e c’erano  i familiari di nostri compaesani e compaesane troppo prematuramente scomparsi per malattie, e questo basta per comprendere quanta forza e quanto conforto dona la Fede.

C’erano coloro che hanno voluto pregare la Madonna per avere da Lei la forza di lottare  contro  i mali della vita e quelli della salute; c’erano anche tanti giovani che hanno voluto chiedere alla Madonna uno sguardo materno per il loro futuro, per i giorni a venire. C’era anche chi ha voluto sciogliere un voto, mantenere fede ad un’obbligante promessa fatta alla Regina del Cielo e ringraziarla per l’intercessione presso Suo Figlio che ha messo la Sua mano a protezione della vita su qualcuno di noi. C’è stata, insomma, una comunità in cammino, una parte di Cincrundi che non si dà per vinta, che vuole lottare con le armi della devozione a Maria contro lo scoramento e il disorientamento.

Questa esperienza ha smontato qualche pregiudizio e qualche critica che pur si sentono in paese in merito a queste iniziative. I prevenuti e i criticaturi d’ogni tempo e di ogni colore affermano che si va “cchîù pe’ schiticchiari a carni di crapa,vinu e tirantella” e via dicendo. Io non ho visto nulla di tutto questo, nessuno schiticchiu se non colazione a sacco ed ”amurusanzi” di cibo contadino, amorevolmente preparato in casa e offerto dagli organizzatori a tutti i pellegrini. Niente abuso di alcol e profonda cura per i luoghi in cui ci siamo fermati, con raccolta da parte nostra di ogni oggetto in vetro, carta e plastica. Nessuno ha alzato i toni della voce, rispetto assoluto verso tutto e tutti, amicizia, cordialità, condivisione. Alcune note di folklore come l’organetto e i tamburini e qualche minuto di tarantella sono legate alla tradizione del pellegrinaggio a  Polsi e sono note di musica popolare, identitaria, ma non si è ecceduto.

E adesso, le menzioni che mi sento di fare, scusandomi se la mia memoria, che perde qualche colpo, mi fa dimenticare qualcuno o qualcosa. Prima menzione, primo ringraziamento:

Pasqualina Foriglio: instancabile organizzatrice, curatrice dei dettagli, assistente della carovana umana. Sembrava essere dappertutto in quelle strade di montagna. Nei suoi occhi colore del mare, sia a me che a mia moglie ci è sembrato di leggere la speranza di poter vivere una vita normale, guadagnarsi il pane, reagire alla sfortune varie della vita, della salute con l’aiuto della Madonna di Polsi. Un concentrato di energia in neanche 50 chili.

Patrizia Foriglio: organizzatrice meticolosa, puntuale, disponibile; non può avere la stessa dinamicità della cugina Pasqualina perché la salute attuale non glielo permette, ma in gamba anche lei.

Maria Petullà: “’na fatigatura” “‘na marascialla, ‘na guida di muntagna”. Conosceva il percorso alla perfezione. Attenta in tutto anche lei e nelle brevi soste faceva il giro con “amurusanzi” vari preparati la mattina presto, prima di partire e che offriva a tutti i pellegrini. Con lei vicina nella carovana, con la sua umanità ha filato tutto….liscio.

I fratelli Franco (detti Laganà): una garanzia in tutto e per tutto; con i loro mezzi e la loro presenza messi a totale e gratuita disposizione dei pellegrini. Da ammirare.

Cicco Franco (alias Laganà). La sua presenza ha fatto ricordare “Ntoni”, suo fratello,grande lavoratore scomparso da qualche tempo, primo partecipante del pellegrinaggio a piedi iniziato 17 anni orsono. Ciccio, con i suoi 76 anni è stato il più anziano del pellegrinaggio, anche se le condizioni di salute non gli hanno permesso di farlo tutto a piedi. Dopo Ciccio, il più anziano ero io, con i miei 70.

Giovedì 10 e venerdì 11 agosto 2023 a ‘li Posi. Un’esperienza bella e faticosa ma spiritualmente avvolgente. Al prossimo anno, Se Dio vorrà.

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