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Fra pochi giorni comincerà la nuova stagione calcistica. Un grande appassionato di calcio e amico senza fine della squadra Cinquefrondese è stato (ed è)  l’imprenditore Peppino Cuiuli, che della squadra biancoceleste è stato a lungo dirigente e anche presidente.

Cuiuli si è dedicato con entusiasmo al club, e per tanto tempo la squadra ha avuto praticamente in lui l’unico finanziatore, direttore, organizzatore e perfino trasportatore (di giocatori). Non è cosa da poco. 

C’è talvolta qualcosa di eroico in quelle persone che si coinvolgono disinteressatamente e con grande impegno (anche finanziariao personale) nella gestione del club calcistico cittadino, come avvenuto anche in un passato più lontano, e che io non ho conosciuto direttamente ma di cui ho sentito palare, con l’avv. Corrado Cimino, il pretore Nicola Guerrisi, l’imprenditore Armando Borgese e altri, o come gli avv.  Francesco Bellocco e  il figlio Giuseppe in tempi recenti e attuali.

La Cinquefrondese nella sua lunga storia ha vinto alcuni campionati ma è sempre rimasta nelle serie minori, eppure è una squadra amata con la stessa intensità con cui i tifosi juventini amano la Vecchia Signora. Qui entra in gioco il tema dell’appartenenza: non è importante se si vince o cosa si vince. Qui peraltro si è perso spesso, e non si è mai andati troppo in alto, la cima massima raggiunta fu il campionato di Promozione giocato nel 1975, appena rinverdito negli ultimi due anni dalla conquista di un posto ancora nela stessa categoria. Il futuro speriamo porti nuove soddisfazioni e, perchè no, magari anche un salto in avanti, laddove la Cinquefrondese non è mai arrivata. Ma è importante il legame affettivo con il simbolo, il club, i colori sociali.

Molti non sanno forse che il colore biancoceleste (a strisce verticali) della squadra Cinquefrondese ha un’origine precisa e molto legata al senso di appartenenza a questa terra. In tempi lontanissimi, quando il campo sportivo ancora non c’era (quello attuale fu realizzato solo nel 1965) le partite di calcio si giocavano nella zona della scuola elementare e del mattatoio. Erano squadre sgangherate, organizzate alla meglio, non c’erano soldi per scarpe e magliette, qualcuno giocava a piedi nudi. 

Negli anni fra le guerre tanti cinquefrondesi emigrati in Argentina avevano fatto fortuna. E quando venivano in vacanza a Cinquefrondi facevano i signori, mostrando con orgoglio i frutti del loro successo. Begli abiti, scarpe buone, banconote in tasca. A qualcuno di questi emigrati benestanti fu perciò chiesto di donare alla squadra una divisa completa (‘la paratura’) in vista dell’iscrizione al campionato ufficiale, visto che soldi per comprarla in loco ce n’erano pochini. Le magliette arrivarono presto e per rispetto del Paese che li ospitava, i donatori le scelsero con gli stessi colori della Nazionale Argentina, appunto a strisce biancocelesti. Così la Cinquefrondese adottò, ed ha ancora oggi, come divisa ufficiale una maglietta con gli stessi colori della nazionale che un giorno sarebbe stata di Maradona.

Ho detto prima di Peppino Cuiuli, un imprenditore attento e operoso, titolare per decenni di un negozio di elettrodomestici in via Milazzo di cui tutti a Cinquefrondi siamo stati clienti. 

Per quei tempi era un grande negozio, gli aggeggi elettrici e elettronici erano in pochi a venderli da queste parti, lui riempì le case dei cinquefrondesi di tv, lavatrici e frigoriferi. Il suo negozio era molto frequentato anche da fuori paese, e da lui si poteva trovare di tutto, pure le bombole del gas, perchè in quegli anni non c’era ancora il metano. 

Dalla metà degli anni Sessanta,  Peppino con quel suo negozio ha investito sul futuro e ha rappresentato l’incontro con la modernità per un paese povero e in gran parte agricolo, ed ha proposto ai clienti uno sguardo pieno di curiosità verso il nuovo e soprattutto verso la comodità e le nuove tecnologie.

Cuiuli erano originari di Limbadi, ma a Cinquefrondi si sono integrati subito alla grande. Peppino gestiva con il padre Vincenzo anche un’attività di noleggio auto e soprattutto possedeva una bellissima Fiat 1100 di color turchese, con i sedili rossi, macchina a quel tempo elegantissima, che faceva una gran figura ed era richiesta dagli sposini come limousine per recarsi in chiesa e poi al ricevimento di nozze. 

 Peppino ha sempre amato questa squadra, e la ama ancora;  anche prima di diventarne  presidente, seguiva personalmente gli allenamenti e addirittura certi pomeriggi si fermava al campo a tirare in porta, come uno dei tanti giocatori. Una passione enorme trasmessa anche ai figli. Il più grande, Vincenzo, morì durante la stagione 87-88 in seguito a un incidente stradale. Nonostante quel lutto terribile, l’imprenditore non abbandonò la squadra, e anzi questa gli fu vicino in quei difficili momenti, come del resto tantissimi in  paese, e gli dedicò la vittoria finale del campionato che quell’anno riportò la Cinquefrondese in Prima Categoria. 

Oggi Peppino Cuiuli ha dato il testimone della sua azienda e della sua passione calcistica ai figli Danilo e Gianfranco, anche loro specializzati nella vendita di elettrodomestici e coinvolti nella Cinquefrondese guidata dall’avv. Giuseppe Bellocco, a sua volta figlio d’arte, visto che il padre Francesco è stato presidente della squadra per molti anni. Ma di questo parleremo un’altra volta. 

(foto Arcivio Storico Tropeano e Archivio Gerace)

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