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                                                           La littorina a Cinquefrondi                               

 

Fiori lanciati sulla locomotiva, vino biscotti e sigarette distribuiti agli operai, vermouth per gli ospiti di fuori, e musica, tanta musica per tutti. Fu una festa, magnifica per quei tempi, a celebrare l’arrivo del primo treno a Cinquefrondi. Una locomotiva a vapore, con  due vagoni al seguito, entrò in un giorno di novembre del 1928 nella stazione nuova di zecca della nostra cittadina. Il Podestà Francesco Della Scala fece gli onori di casa e tutto il paese festeggiò con lui quell’evento eccezionale. 

 

Molto di ciò che oggi sappiamo su quella giornata, presumibilmente fra il 25 e il 29 novembre, lo dobbiamo a una scoperta di Giovanni Russo, storico Direttore della Biblioteca Comunale di Polistena. Russo infatti ha scovato alcuni documenti che raccontano dal vivo ciò che ha portato alla costruzione della stazione ferroviaria, fino alla festa inaugurale, ed ha pubblicato tutto nel novembre 2019 sulla rivista online  ‘L’Alba della Piana’, (edita dall’omonima associazione di Maropati, diretta da Giovanni Mobilia e Giovanni Quaranta, che gestisce anche una ricca biblioteca aperta a tutti). 

 

Dunque, in un imprecisato giorno della fine di novembre del 1928 una grande festa cittadina celebrò il completamento della ferrovia calabro lucana, nel tratto da Cittanova a Cinquefrondi. Come ha mostrato  Giovanni Russo,  le  autorità cittadine e la popolazione accolsero in modo più che festoso l’arrivo in stazione di quella prima locomotiva.  

 

La realizzazione della stazione e della linea ferroviaria era stata preceduta da un lungo travaglio amministrativo e politico. L’idea di una ferrovia per questa parte della Calabria veniva da lontano, e precisamente dal 1885, e in un primo momento i binari sarebbero dovuti partire da Cinquefrondi verso Anoia, Maropati, Feroleto e Laureana per congiungersi poi alla linea presso Rosarno; una seconda linea ferroviaria doveva interessare i comuni di Radicena (antico nome di Taurianova), Terranova, Varapodio, Oppido e altri comuni fino a Palmi.  

 

Entrambi questi progetti naufragarono per vari motivi, non ultimo quello che tutti i comuni in un primo tempo tagliati fuori, chiedevano anch’essi di rientrare nel percorso. Non se ne fece dunque nulla fino al 1906, quando -racconta Russo- “viene approvata in sede governativa l’idea di una rete di ferrovie minori che avrebbero dovuto collegare i centri interni con le principali stazioni statali dei centri costieri”

 

                      Operai al lavoro per costruire la stazione
 
 
 

Infine si decise di realizzare la linea fra Gioia Tauro e Cinquefrondi. Il 24 luglio del 1919, con un Regio Decreto, “fu stabilita la costruzione del percorso Gioia Tauro-Rizziconi-Radicena-Cittanova che venne aperto il 1° giugno 1924”. Il tratto fra Cittanova e Cinquefrondi invece era molto in ritardo sulla tabella di marcia, col rischio pure di restare bloccato, lasciando l’opera incompiuta. Fu così che i rappresentanti di Cinquefrondi e Cittanova, insieme con quelli di Polistena, Anoia e Galatro chiesero udienza al ministro dei trasporti del tempo, per sollecitare la ripresa e il completamento dei lavori. Fu creata una speciale Commissione incaricata di perorare la causa con l’esponente del governo, coinvolgendo anche due figure di un certo peso a quel tempo, cioè l’on Barbaro e il famoso scultore polistenese Francesco Jerace. 

 

 

Operai al lavoro per costruire il binario

 

 

Dell’incontro di quella Commissione con il ministro Sarrocchi -come ha scoperto Russo- riferì a suo tempo il giornale Cronaca di Calabria il 30 novembre 1924. Per Cinquefrondi la delegazione era composta dal sindaco del tempo Francesco Guerrisi (cognato di Della Scala), dall’assessore Domenico Bellocco e dal segretario cittadino del Fascio, il cav. Angelo Misiti. L’onnipresente Della Scala non partecipò, forse per impegni alla Provincia o chissà che altro, a quella importante e decisiva riunione a Roma, che servì a fare pressione sul governo per accelerare il completamento dei lavori. 

 

Nella foto, al centro il cav Raffaele Misiti vice Podestà di Cinquefrondi e titolare della ditta che costruì la stazione

 

 

L’impegno della Commissione andò a buon fine, i lavori ripresero presto, e si conclusero negli anni successivi, completando il tratto Cittanova-Polistena-Cinquefrondi, ma senza procedere oltre (Anoia e Galatro). 

Si arriva così al novembre 1928 quando a Cinquefrondi -come scrive Russo- “giunse la prima locomotiva e, per la fausta occasione, dal Comune, venne organizzata una splendida festa il cui resoconto fu pubblicato l’1 dicembre del 1928 sul Giornale d’Italia con il titolo: 

L’ARRIVO DELLA PRIMA LOCOMOTIVA A CINQUEFRONDI

Ad iniziativa del nostro benemerito Podestà comm. Francesco Della Scala e dei Vice Podestà cav. Uff. Raffaele Misiti e avv. Francesco Pasquale, si è organizzata una riuscitissima festa per salutare la prima locomotiva, entrata nella nostra stazione ferroviaria delle Calabro-Lucane. 

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                                               Il Podestà di Cinquefrondi Francesco Della Scala
 

 

La superba stazione, che sorge in un posto da dove si godono i panorami pittoreschi delle nostre belle montagne, ove l’occhio rimane estasiato di fronte alla meravigliosa visuale delle nostre ubertose campagne, era tutta pavesata di tricolori e sul binario principale era stato eretto un sontuoso arco di trionfo, imbandierato e coperto di fascioni inneggianti al Duce, al Fascismo, all’on. Giuriati e a La Mediterranea. 

Sin dalle ore 14 cominciò ad affluire una folla immensa che veniva a stento trattenuta dai cordoni dei nostri avanguardisti, carabinieri e guardie municipali.

Alle ore 15,15, salutato dallo sparo di bombe entra in stazione la locomotiva tutta imbandierata con dei carri gremiti di operai dell’impresa D’Amico addetta all’armamento della linea e dagli ingegneri della Società Mediterranea. 

 

I lavori per la costruzione della ferrovia

 

 

L’entusiasmo è indescrivibile. La musica intuona l’Inno Reale, mentre la folla in un delirio di gioia rompe i cordoni e circonda il treno, inneggiando al Re, all’Italia, al Duce, al governo nazionale. Notiamo dei vecchi che per la commozione piangono, ed un folto gruppo di signore e signorine che lanciano fiori sulla locomotiva.

A nome degli operai il macchinista Crea, visibilmente commosso, per la spontanea manifestazione, porge il saluto ed il ringraziamento. Risponde a nome della cittadinanza il Podestà con belle parole, dopo aver ricordato le benemerenze del Governo Nazionale, che con ogni mezzo viene in aiuto delle nostre popolazioni.

Vengono quindi distribuiti agli operai biscotti, vino e sigarette ed agli invitati viene offerto un vermouth, mentre la musica esegue uno scelto programma. Gli operai fraternizzano con la popolazione nel più grande entusiasmo. 

 

Abbiamo agio di ammirare la sontuosa stazione, curata nei suoi minimi particolari sia nella costruzione che nella pittura.

Vada una lode all’impresa costruttrice del nostro concittadino cav. uff. Raffaele Misiti, che coll’esecuzione dei lavori, fatti colla massima puntualità, esattezza e precisione, ha saputo dare al nostro paese una delle più belle stazioni delle calabro-lucane.

Alle ore 16,30 ha termine la bella cerimonia e la locomotiva riparte verso Cittanova fra le grida deliranti degli operai di Viva il Podestà, Viva Cinquefrondi”. 

 

Rispetto a molte altre stazioni, quella di Cinquefrondi ebbe una particolarità che la caratterizzò positivamente: il treno infatti arrivava nel centro del paese, visto che la stazione dista dalla piazza principale poco più di un centinaio di metri. E ciò favorì indubbiamente lo spostamento di uomini e merci, trasformandosi in un rivoluzionario mezzo di trasporto. Non altrettanto poteva dirsi per la stazione della vicina Polistena (e nemmeno per Cittanova, Taurianova, San Giorgio), all’epoca abbastanza fuori mano rispetto al centro del paese. Così -scrive Russo- il 28 febbraio del 1930 in un articolo pubblicato sulla Gazzetta (organo del partito fascista) si riferiva di un certo malumore di artigiani,  commercianti e semplici aspiranti viaggiatori di Polistena, per la difficoltà a usufruire del nuovo mezzo di trasporto. Tanto che alcuni commercianti preferivano far arrivare le proprie mercanzie a Cinquefrondi e poi trasportarle a Polistena con un carro, piuttosto che farle giungere direttamente a Polistena. 

 

 

Nel tempo, la littorina adibita al trasporto delle persone e il trenino a vapore per le merci, hanno trottato tanto. Fino alla fine degli anni ’70 le auto non erano troppo diffuse e molta gente quindi si serviva delle Ferrovie Calabro Lucane per gli spostamenti. Fino agli anni ’90 la littorina fu anche il mezzo di trasporto preferito degli studenti per recarsi ai licei di Cittanova e agli istituti per ragionieri e geometri di Taurianova, a quei tempi Carmelino Pisano fu a lungo capostazione di Cinquefrondi insieme con Paolo Caridi, e prima di loro a gestire il servizio fu il capostazione Barillà. 

 

La littorina e il trenino a vapore avevano un fascino straordinario e in due occasioni finirono addirittura in televisione. La prima volta fu nel 1964, quando la tv canadese mandò una troupe a Cinquefrondi per filmare il ritorno in patria di Ciccio Iamundo. Il documentario si apre proprio con l’arrivo della littorina in paese e l’abbraccio dell’emigrato con i suoi familiari e in particolare con la mamma, Teresa Zuccalà, personaggio straordinario di cui parleremo in un’altra occasione. 

 

                    

    nella foto sopra, veduta della stazione negli anni ’50; a lato, il capostazione Barillà con la sua famiglia (inizi anni ’70)

 

 

La seconda volta fu nel 1970, la Rai girava uno sceneggiato in sei puntate  intitolato “Un’estate, un inverno” (trasmesso l’anno dopo), protagonista era l’attore Enzo Cerusico, che impersonava un soldato calabrese sulla via di casa dopo la fine della guerra. Alcune  scene di quel film vedevano l’uomo proprio sul trenino a vapore delle Calabro-Lucane, sulla linea di Cinquefrondi, con lo sfondo di ulivi maestosi; quel trenino era guidato dal ferroviere cinquefrondese Totò Dattolo, che fece così anche la comparsa nel film. 

 

a lato, Totò Dattolo, il ferroviere di Cinquefrondi che fece anche una brevissima comparsa nel film Un’estate un inverno (1970)

 

La littorina era un mezzo piacevole di trasporto, quasi distensivo. Andava molto piano, fermava in tutte le stazioni e fino a Gioia Tauro ci impiegava un’oretta. Si poteva ammirare con calma il panorama, nella buona stagione si viaggiava affacciati al finestrino, i sedili erano enormi e molto comodi. Quando era giorno di mercato a Cittanova, il più grande della zona, la vettura si riempiva di contadini dei paesi vicini, che vi si recavano a vendere le loro merci. A bordo si vedeva di tutto, frutta e verdura, ma anche galli e galline, pulcini, conigli , trasportati alla meglio.  

Ma il tempo ha le sue leggi: la littorina e il trenino che avevano a suo tempo sostituito i carri trainati dai buoi, a un certo punto sono stati sostituiti a loro volta dalle automobili e altri mezzi di trasporto.

Così quel treno e quella ferrovia che il Podestà Della Scala e la sua popolazione avevano festeggiato con tanta gioia fin quasi alla commozione,  pian piano hanno imboccato la via della pensione, che arrivò nel 2011, quando  il servizio fu soppresso a causa dei costi ormai insostenibili, a fronte di un traffico passeggeri e merci ormai quasi inesistente. 

Con lo stop alla littorina e al trenino si è chiuso un capitolo importante della storia non solo di Cinquefrondi ma di tutta questa parte della Piana. La speranza è che non sia una chiusura definitiva; magari con un progetto, sostenuto anche da fondi pubblici, il vecchio trenino potrebbe essere rimesso in moto a fini turistici e culturali, per valorizzare le risorse naturali e gastronomiche della zona,e creare occasione di lavoro. Ma questa è un’altra storia.

 

Foto Archivio Storico Tropeano, Archivio Gerace, Marcello Roselli 

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