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E’ diventata il simbolo di Cinquefrondi, la Torretta che troneggia nella piazza principale del paese e che deve la sua realizzazione alle idee di grandezza di Francesco Della Scala, che fu sindaco, Podestà, Consigliere Provinciale e per un quarantennio dominò la scena politica negli anni fra Ottocento e Novecento, regalando alla sua cittadina innumerevoli opere pubbliche.
Fra tutte le opere pensate da don Ciccio, la Torretta civica, o Torre civica o Torre Littoria o Torre dell’orologio, come nel tempo è stata via via definita, è l’unica che avesse uno scopo dichiaratamente celebrativo. Nel tempo infatti per iniziativa di Della Scala erano state realizzate altre grandi opere per quei tempi: il nuovo Municipio per dare dignità al Consiglio Comunale, la Scuola elementare risultata fra le più grandi della provincia, l’Asilo, la Pretura, la Caserma dei carabinieri, la Villa comunale e altro ancora. Tutte opere importanti ma soprattutto utili alla crescita sociale ed economica del paese.
La torretta invece non aveva nessun altro scopo che dare bellezza alla Piazza, svettare con i suoi tanti metri di altezza alla pari con la Chiesa Matrice, e ricordare perennemente a tutti l’opera senz’altro ammirevole di quell’energico amministratore cittadino, autenticamente innamorato del suo paese.
Tanti anni fa su un vecchio sito web del Comune di Cinquefrondi, poi dismesso, grazie alla solerzia di Francesco Bonini, all’epoca assessore comunale, venne ripercorso l’accidentato ma veloce iter amministrativo che portò alla costruzione della Torretta, e alcune di quelle informazioni riportiamo anche in queste pagine. Emerge una particolarità: i tempi di progettazione, appalto ed esecuzione furono molto veloci nonostante i vincoli legati alle regole antisismiche e anche i costi dell’opera risultarono ragionevolmente contenuti.
La Torretta fu progettata nel 1930 dall’ingegnere messinese Antonino Galatà, originario di Anoia Superiore. Nei primi mesi dell’anno il Podestà Della Scala chiese al professionista siciliano un progetto per quella che lui definì la Torre dell’orologio.
L’ing. Galatà fu rapido, presentò il suo lavoro e già il 20 agosto di quello stesso anno il Comune trasmise tutto l’incartamento agli uffici del Genio Civile di Reggio Calabria, per le valutazioni tecniche e di legge e la conseguente approvazione.
Dopo un paio di mesi, e precisamente il 18 ottobre 1930, il genio Civile di Reggio Calabria, servizio terremoto, restituì l’incartamento indicando alcune variazioni da apportare al progetto. Anche l’importo dei lavori, inizialmente previsto in 74mila lire, veniva ridotto a 67mila, peraltro interamente finanziabile con i fondi, ancora disponibili, in origine destinati alla ricostruzione dei paesi della provincia dopo il terremoto del 1908 e rimasti fino ad allora non spesi. L’opera dunque fu realizzata a costo zero per le casse cittadine.
Il Comune prese atto delle richieste del Genio Civile e modificò il progetto che così il 30 maggio 1931 fu approvato.
Nei mesi successivi, e precisamente il 27 luglio, il progetto della Torretta ottenne il via libera anche dai Consiglio Superiore dei lavori pubblici. Infine il 16 gennaio 1932 Della Scala potè firmare il progetto definitivo e ottenere il finanziamento.
In pratica nel giro di due anni esatti don Ciccio Della Scala riuscì ad avere progetto approvato e finanziamento concesso: se pensiamo a quei tempi, senza computer e senza mezzi di comunicazione, e che tutto si faceva su carta e si trasmetteva a mano da un ufficio all’altro, ecco, se si pensa a tutto questo, il tempo di soli due anni per dare il via all’opera appare come un alito di vento. Nei tempi moderni in due anni non si arriva quasi mai da nessuna parte, tante sono le incombenze burocratiche e le perdite di tempo. Ma tant’è.
Torniamo alla torretta: la gara di appalto venne espletata l’8 ottobre del 1932 e se l’aggiudicò la ditta di Raffaele Misiti di Cinquefrondi, altri partecipanti furono le aziende di Pietro Giordano e Giuseppe Giordano, anche loro cinquefrondesi, e quella di Carmelo Cosoleto di Bagnara.
Dopo l’appalto ci fu però un contenzioso legale, vennero presentati dei ricorsi e, come rilevò il Comune, «dopo un consistente scambio di missive tra il Podestà, la ditta ed il Prefetto si addiviene alla cessione dei lavori alla ditta Cosoleto di Bagnara»; il contratto fu stipulato il 18 febbraio 1933, pochi mesi prima della morte di Della Scala.
Il vecchio sito web del Comune aggiungeva che «intanto in paese si commenta il progetto e l’illustre Pasquale Creazzo invia una lettera al Podestà con alcune osservazioni relative all’ubicazione della torre, suggerendone la costruzione non nella piazza ma alla fine del Corso. Segue una riunione indetta dal Podestà e che vede la partecipazione dell’ing. Galatà, di Creazzo e delle persone più in vista del paese».
Il 24 aprile 1933 il Segretario Federale del Fascio chiese che alla base della Torretta civica venissero collocati due grandi Fasci sulla base della torre, e una campana da utilizzarsi per le manifestazioni.
Della Scala intanto già sta molto male e si appresta a partire per Roma, per nuove cure. Prima di salire sul treno però il vecchio politico, firma il contratto con la ditta Cosoleto, i lavori poterono così cominciare materialmente: è l’1 giugno del 1933. Non è chiaro quanto Della Scala avesse coscienza della gravità delle sue condizioni di salute. Sta di fatto che pochi giorni dopo aver firmato il via ai lavori della Torretta, il Podestà viene ricoverato alla clinica Santa Elisabetta di Roma, nella quale concluderà i suoi giorni esattamente un mese dopo.
I lavori della Torretta vennero ultimati il 30 aprile 1934, con un paio di mesi di ritardo sulla tabella di marcia, e collaudati dall’ing. Vincenzo Venza del Genio Civile di Messina. L’opera alla fine costò 74.806,36 lire e lo stato finale dei lavori fu approvato dal nuovo Podestà avv. Francesco Pasquale.
Dalla Torre originaria sono stati rimossi, dopo la guerra, i due grandi Fasci dalla base, uno dei quali sostituito da una lapide commemorativa della intitolazione di “Piazza della Repubblica”.
La conclusione della vicenda Torretta andò di pari passo con un’altra vicenda di ben maggiore rilievo. Dal suo ricovero nei suoi ultimi giorni di vita, infatti, Della Scala volle alzarsi e sorretto da alcuni accompagnatori si recò al Ministero dei lavori pubblici per perorare la richiesta di un finanziamento per dare un acquedotto a Cinquefrondi. Quel giorno negli uffici del ministero lo presero per pazzo, un uomo morente che non si reggeva in piedi, parlava a fatica, e invece di pensare alla sua anima per la fine imminente, si preoccupava di tubi dell’acqua per il suo paese. Ma l’uomo era fatto così, caparbio fino alla fine, e anche in quel contesto ebbe ragione perché ottenne il finanziamento.
Rientrato in clinica, esausto e ormai rassegnato alla fine, ma anche orgoglioso e volitivo come sempre, dal suo letto di dolore nel quale stava per concludere i suoi giorni terreni, Della Scala dettò uno storico telegramma al suo vice Podestà a Cinquefrondi, l’avv. Francesco Pasquale, che poi gli succedette nella carica fino alla fine del fascismo: “Lietissimo comunicare odierno finanziamento progetto nuovo acquedotto cui lavori oltre un milione il ministero appalterà subito. Gradisca paese mio ultimo omaggio. Saluti, Della Scala”.
Don Ciccio Della Scala, Podestà di Cinquefrondi e politico di lunghissimo corso, morì il 5 luglio del 1933, dunque non visse abbastanza da vedere completate le ultime due opere che aveva tanto voluto. (questo articolo è stato pubblicato sul periodico ‘L’alba della Piana‘ nel numero di maggio 2023)