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Eccoci a una nuova puntata della rubrica di ‘Cinquefrondi nel tempo’ dedicata alle antiche parole del dialetto che si parla e si parlava un tempo nella nostra cittadina. Parole e espressioni che a volte sono già scomparse dall’uso quotidiano o stanno per farlo a breve. Anche questa volta ci soffermiano su una serie di termini che cominciano con la lettera g.

di Mimì Giordano 

Gruppu – nodo, ma anche gruppo. Gruppu in senso figurato significa cosa intricata, difficoltà,  delusione. Da gruppu deriva ‘ngruppari (fare un nodo,che si fa fatica a sciogliere). La nostra espressione paesana “…mi ‘ngruppau” descrive qualcosa che rimane in gola o qualcosa che non è andata a buon fine e ha creato delusione, amarezza; però gruppu si usa a Cinquefrondi anche per indicare qualcosa di buono: ‘nu gruppu ‘i sozzizza…

Gruttu – rutto, eruttazione rumorosa. Deriva dal latino ructus

Guadhara – ernia ombelicale, inguinale, testicolare; parola che deriva dal greco.  Tipica l’espressione:  supa la guadhara  ‘u carvunchîu, vale a dire sopra un male o un malanno se ne aggiunge un altro ( u carvunchîu‘ è il foruncolo purulento). Una filastrocca paesana: “Chista è la casa di lu zi’ Furtunatu:  cu’ zoppu, cu’ ciuncu e cu’ malatu, Unu nc’eni capacedhu, ma nd’avi ‘na guadhara quantu ‘nu stuppedhu”. ‘U stuppedhu era un contenitore di olive o di cereali da 10 litri.

Grisomulara – pianta di albicocco. Il suo frutto era detto “grisòmulu” o “crisomulu”

Gròglia – gloria. Tipica espressione tra sacro, profano e tradizione popolare: “Ngròglia a Deu e pe’ l’anima di li morti nostri”; la si pronuncia tutt’ora anche quando si mangia qualcosa che piaceva a un familiare deceduto e la si “dedica” ad esso pronunciando questa frase.

Gubiteria o anche Gubitaria: ingordigia, forte interesse, avidità.

Gucceria –  Beccheria, macelleria. Deriva dal latino bucceria e poi dal francese boucherie. Ricordo quando, da ragazzo, mia madre mi mandava da Peppe Bulzomì sul Corso o da Michele Monteleone (Ferru) nella via Castello, indimenticabili “gucceri”, amici di antico stampo, autenticamente onesti e rispettosi. Mia mamma mi diceva ” Vai a la gucceria pe’  sta carni – e me la scriveva su un foglietto – non ti scordari ‘mu nci cerchi pe’ favori quattru ossa boni pe’ brodu” . Di fatto le ossa i macellai le regalavano e in cucina servivano perché con le cartilagini che conservavano (‘ u càfaru) conferivano gusto …gratuito… al brodo. Ecco altre due espressioni con la parola gucceria. “Lordu i sangu e mortu d’a fami, comu ‘i cani d’u gucceri” Questa frase descriveva, in senso traslato, chi, pur essendo contornato dall’altrui abbondanza (figurativamente fra tanta carne, con i vestiti sporchi di sangue), di fatto non traeva beneficio, appunto come i cani che si si aggiravano intorno alle ossa, sporcandosi, ma non mangiando carne… morti d’a fami.

Gurdu – sazio, satollo, ma anche stufo disgustato. Deriva dal latino gurdus (satollo). Espressione dialettale con questa parola ” ‘U gurdu non canùsci ‘u dijunu” ( il sazio non crede, o non comprende, chi è digiuno). Quanta verità – e quanta attualità – in questo breve ma chiarissimo detto popolare!

Gurna – vasca, fossa dove si raccoglie l’acqua, pozzanghera; ma anche sito dei vecchi frantoi oleari che raccoglieva l’olio cattivo.

Gurpi – volpe, animale così astuto da ispirare poeti e favolisti. In senso traslato è persona astuta, scaltra.

Gurràina – borragine, buona e salutare verdura.

Gurrijari – il rumore che avvertiamo a livello intestinale quando qualcosa non è…tranquillo.Diciamo anche ‘ngurrijari. ” Mi ‘ngurrijanu i gudedha”

Gùvitu – gomito. Dal latino cubitus.

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