Questa notizia è stata letta 568 volte
Nuova puntata, la ventinovesima, del nostro piccolo viaggio nel dialetto cincrundiso, alla ricerca di quelle parole che sono scompase del tutto o quasi dalle nostre conversazioni quotidiane. Come sempre Mimì Giordano, appassionato cultore dei piccoli segreti della nostra lingua madre, ci accompagna alla scoperta o riscoperta di termini ed espressioni che pensavamo dimenticati. Buona lettura a tutti
di Mimì Giordano
Patannòstra: anzitutto la corona che serve per recitare il Rosario. Poi, pasta a forma di tubicino, consumatissima sulle tavole delle famiglie dove la suriaca era regina e con cui si sposava benissimo. Vi era la variante più piccola ed erano ‘i patannostredhi.
Patrastru: patrigno
Patùti: sofferenze, patimenti
Paucciana: donna che si dedica più alla preghiera e alla Chiesa che non alla propria casa. Viene usato con intenti non proprio apprezzativi, come sinonimo di bigotta
Pedagrusu: sofferente di gotta, in dialetto pedagra, malattia che si rivela con l’eccessiva presenza di acido urico nel sangue e che produce gonfiore e dolore ai piedi.
Pedatozzu o pedatozzulu: rumore leggero dei passi, calpestio a volte furtivo
Pedamenti. fondamenta
Pèju: peggio. Tipica espressione dialettale Ddeu e no’ pèju, vale a dire “Ringrazio Dio, perchè poteva andare peggio”
Pezza: straccio, strofinaccio di scarsa qualità e stato, ma anche moneta. Da questi termini veniva fuori l’espressione Jìri ‘o spitali pe’ pezzi, vale a dire andare per pezze e monete dove c’è gente bisognosa e in difficoltà che non può dare nulla. Insomma, fare una cosa mortificante
Pezzuduru: era il gelato duro o la cassata che veniva offerta agli invitati dei ricevimenti matrimoniali che si tenevano fino a circa metà degli anni ’80. Le cerimonie si svolgevano la sera, a base, fra l’altro, di pezzoduro alla nocciola, al cioccolato, alla gianduja, pastetti alla mandorla, pasticcini alla crema, torta, spumante e con le orchestrine locali ad accompagnare nel ballo sposi, parenti ed invitati.
Picciusu: capriccioso, piagnucoloso. Era ed è ancora un termine che si attribuisce alla particolare condizione momentanea di un lattante, di un infante.
Piciùni: colomba, piccione. Si usava volgarmente anche per definire ed indicare l’organo genitale femminile; in senso lato e traslato per definire – sempre volgarmente, ma non offensivamente- una bella donna.
Pidha: terreno melmoso, argilloso
Piditara: malattia delle piante a causa di un insetto puzzolente (la cimice) di colore verde, che vi si appoggiava
Pìgghjapìgghja: parapiglia, disordine, folla ammassata
Pignata: pentola di terracotta con i manici che sembravano due orecchie. Cincrundi fu il paese di un maestro pignataro, mastru Santu Ieraci, un personaggio caratteristico, laborioso e originale. Le sue pignate avevano una garanzia di durata non scritta di decine e decine di anni. In quelle pignate ‘na suriaca paisana o ‘na suriaca janca cotte al caminetto non erano e non sono soltanto un primo piatto, ma pura poesia. Pertanto consiglio ai tradizionalisti della tavola: suriaca, cu’ ‘nu pocu di pipi stricatu, cundùta cu’ ògghju bonu e ‘nu biccheri di vinu.
Pìgulu: piagnisteo, ma anche, per i superstiziosi, malagùriu perché era il verso del gufo (‘a pìgula)
Pilàtu: scottato
Pilu: pelo, soprattutto di donna. Senza tempo e sempre veritiero il proverbio: centu voi ligàti a ‘nu carru tirari non ponnu quantu poti pilu di fimmana, che possiamo trdurre così: cento buoi legati a un carro non hanno la stessa forza del fascino di una donna.. Potrà sembrare paradossale, iperbolica, ma nella storia dell’umanità è stato, è e sarà sempre così, almeno fino a quando il cosiddetto “transgender” ovverosia né genere maschile,né femminile o tutti e due assieme nella medesima persona, non sovvertirà la millenaria verità. E allora avverrà che lu mundu suttasupa si sdarrùpa e spidàndu la leggi divina quandu lu suli arrivisci no’ la chîamàmu cchîù matina.
Panitozzu ,pizzarica ,panetta,Petra,petrata,perciatu,picciridu,picciotti, passijari,puntuni,piddraru ,patta ,potti,putigha,pignatedu,prosso’, piroci,prazzidusu,pigghialu
…
Io ricordo molto bene il vocabolo “pigulusu” persona lamentosa che infastidisce. Mentre leggo questi vocaboli saltano ai miei occhi le persone che li pronunciavano. Grazie
Fativi lu sciaqua sciaqua ca poi mbivimu tutti della stessa butiglia