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di Mimì Giordano
Si conclude con la lettera Z il lavoro di ricordo e riscoperta delle parole, delle espressioni e di proverbi nel nostro dialetto.
Ringrazio di cuore Francesco Gerace, il quale nell’autunno del 2022 dopo aver creato ed appena avviato il blog “Cinquefrondi nel tempo” accolse con entusiasmo la mia proposta di curare una rubrica dedicata al dialetto cincrundisu.
Ringrazio di cuore anche gli amici, i compaesani e i lettori della rubrica nel sito che seguì al blog; molti hanno gradito l’iniziativa e gli aneddoti di vita comunitaria che la rubrica ha richiamato; ho avuto l’opportunità di raccontare e ringrazio coloro che hanno voluto “postare” un loro commento, stimolando ulteriormente me ed il lavoro stesso.
Adesso il sogno sarebbe che l’iniziativa possa avere un seguito di tipo editoriale, come in un suo commento ad una puntata di quest’anno suggerì l’amico Michele Manferoce. Si tratta di un’idea certamente ambiziosa, impegnativa e onerosa, ma, credo, non velleitaria. Il mio sogno è duplice: per primo sarebbe l’obiettivo di sensibilizzare e stimolare la generazione degli studenti delle scuole medie cittadine alla conoscenza di come si parlava in paese nel secolo scorso. Tutto ciò ha valore identitario, servirebbe a preservare le nostre radici linguistiche dall’ineludibile rischio dell’estinzione e dell’oblìo. Sono convinto che il giovane o la giovane che vivono a Cincrundi se non ne conoscono a fondo il dialetto, le espressioni, alcuni intramontabili e saggi proverbi, non sono padroni di tutta la realtà che li circonda.
La professoressa di Italiano Rosamaria Scordo, ferruzzanese di origine, promotrice ed animatrice della ricerca dialettologica nella Scuola Media “ Michele Macrì” di Bianco (RC) ha affermato che attraverso la riscoperta del dialetto locale noi scopriamo da dove veniamo e in effetti il dialetto rappresenta le radici di una comunità, è attraverso la sua conoscenza che si apprende l’origine, l’etimologia delle nostre parole, e tante sono di origine greca e latina. E questo bagaglio ai giovani serve per conoscere, appunto, da dove veniamo e cosa ci appartiene.
L’altro mio sogno, davvero emozionante ma arduo, sarebbe quello di raggiungere con il volume e il suo contenuto gli emigrati cincrundisi a Buenos Aires e a New York, ma per fare questo servirebbero le rispettive traduzioni in spagnolo e in inglese e dovrei chiedere “un grande favore” ai miei due figli, fidando – e scherzo – nella… gratuità.
Bene, intanto concludiamo questo lavoro con 31 parole dialettali con la lettera Z:
Zaχàredha – questa parola contiene la cara ventiduesima lettera dell’alfabeto greco antico e la seconda silaba della sua pronuncia è come χàccia (accetta). La zaχàredha era un nastrino estroso, una fettuccia colorata, una cianfrusaglia sartoriale. Per effetto figurato sessant’anni addietro nel calcio o nel calciobalilla definivamo così una “mossa” che confondeva l’avversario. Questo termine indica anche un oggetto o una cosa di poco conto o di scarso valore.
Zampuridha – lucciola. Da bambini ci si divertiva a vederle a rincorrerle, ad acchiapparle ‘i zampuridhi nelle strade che portano a Perciana. Il chierico laureanese Don Giuseppe Blasi (1881-1954) scrisse così: “ La leggi chi cuverna l’Univerzu, chidhu decretu chi chiamàmu stidha, se tu voi ‘mu lu scavi è tempu perzu, ca lu ‘ntillettu toi è ‘na zampuridha”
Zavettijari- darsi da fare ad eseguire qualche lavoretto manuale
Zegra – tosse catarrosa
Ziccardata – colpetto fastidioso dato spesso sulla nuca del malcapitato facendo scoccare il dito medio dal pollice
Zichizzàchi – pronuncia dialettale di zig zag, sinonimo di scarabocchio con penna o matita, ma anche andatura non diritta nella guida
Zilla – stizza, bòria, atteggiamento altezzoso, ‘ndavi ‘na zilla…!
Zimba – porcile, luogo sporco
Zimbatò – gustosa frittura di patate, melanzane e peperoni, tipico della cucina contadina aspromontana e pre-aspromontana come la nostra, dove l’olio di oliva e il vino entrambi buoni sono indispensabili
Zimbìli – impicci, ammucchiata di oggetti, disordine
Zìmmaru – è il maschio della capra. Il nome è di origine greca (xìmmaros)
Zingarijari – riferito ai frutti è un accenno di maturazione, riferito alle persone sono attività varie, piccoli affari e non sempre improntati alla regolarità
Zìnzula – giuggiole. Un frutto meraviglioso, Quando ‘i zìnzula sugnu maturi assumono un colore di una tonalità del marrone; possono essere grandi quasi quanto un dattero, del quale ricordano il sapore se ‘i zìnzula vengono canditi. Ho piantato ‘na zinzulara nel mio piccolo fondo rustico nel 2014 e, senza alcuna cura, senza concime, senza irrigare ho ottenuto per la prima volta i primi e gustosi frutti nel 2022
Zipàngulu – frutto tipicamente estivo, fresco e dolce. Da giovani ce li portavamo alla fontana di “Parlatu” a Perciana dove li facevamo raffreddare sotto lo scorrere continuo dell’acqua fresca.
Zìppuli – questa parola l’ho inserita solo per motivi affettivi, emotivi, identitari, perché la zìppula la conoscono tutte le generazioni; ci appartiene ed è legata alla tradizione natalizia. Non c’è un Natale senza li zìppuli; purtroppo si è persa gradualmente la tradizione della mandata di li zippuli che impegnava le massaie (mamme e nonne) del nostro paese a Natale a far pervenire a familiari, vicini di casa e “sangiuvanni” ‘i zìppuli caddi caddi. La mia preferita è rimasta quella con le alici sotto sale
Ziringulati – clistere, peretta. In senso traslato significa vessare qualcuno
Zitijari – fidanzare, fidanzarsi
Zocchè – qualunque cosa
Zoccomè – in qualunque modo, comunque sia, come può essere
Zòccula – ciabatte, pianelle di legno tipicamente estive; l’ altro significato è malafemmina
Zombaru – villano, dai modi ruvidi, senza educazione
Zommara – zufolo ricavato da una canna con cui si emettono suoni simili a una cornamusa
Zòndagu – brandello di tessuto consumato nel tempo, sfilacciato
Zondè o zondenè – dovunque sia, in qualsiasi posto
Zonzìlli – tonsille
Zòrria – ruvidezza, ma anche bòria, superbia
Zucùnijari – insistere nel toccare o manipolare qualcosa, fare qualche foro, qualche erosione con un attrezzo
Zuccuni – riferito a un albero è un ceppo, un ciocco da ardere; riferito a una persona è un termine dispregiativo per aggettivarla come testone, di scarsa intelligenza
Zucuzzucu – voce onomatopeica per descrivere suoni e rumori
Zumpa – fittone delle piante, protuberanza, dosso. In campagna è un terreno pieno di fosse, non livellato
Zumpafìlici – A mio avviso questa parola è derivata dalla precedente; in passato era un gioco di bambini, con salto alla cavallina, ma in senso figurato è una modalità discontinua, saltellante di eseguire un salto, un lavoro, un compito, appunto come si fa su un terreno non livellato e con fossati.
Concludo questo lavoro amatoriale con la convinzione di averlo fatto in modo puntuale e non… a zumpafìlici.
A presto con altre iniziative, un abbraccio cincrundisu a tutti voi.
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Vorrei ringraziare Mimì Giordano per la pazienza e la precisione con cui si è avventurato in questa rubrica, il cui interesse è cresciuto strada facendo nei lettori, che ne hanno evidentemente apprezzato la qualità. Pur non essendo un dialettologo professionista, Mimì ci ha condotti per mano in un lungo e interessante, e spesso anche divertente, viaggio nei piccoli segreti del dialetto cinquefrondese. Con passione, a zumpafilici quasi, l’autore ci ha guidato con delicatezza e sapienza alla scoperta di termini e modi di dire ormai scomparsi o di parole sempre meno usate, segno anche di un mondo che cambia e forse non ci appartiene più.
Con quest’ultima puntata sulle parole dialettali si conclude anche l’esperienza di Cinquefrondi nel tempo.
Grazie a chi ha letto e seguito le nostre pagine, a chi ha collaborato per la loro realizzazione. Il compito che questo sito si era dato quando nacque, un paio di anni fa, può considerarsi oggi concluso.
Arrivederci a tutti
Grazie di tutto Mimi’, una pubblicazione sarebbe necessaria…buone cose