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Leonardo Bonavita
Al festival di Sanremo avrebbe fatto la sua bella figura. E sarebbe potuto diventare anche un bel personaggio, senza gesti blasfemi o altre volgarità. Ma solo con le sue belle canzoni, con quella voce stentorea che imprime al dialetto calabrese una forza davvero trascinante, e con il suo volto pulito di ragazzo della porta accanto. Sto parlando di Leonardo Bonavita, il cantante cinquefrondese fondatore e leader degli EtnoSound, il gruppo pop calabrese che negli ultimi anni è andato affermandosi ovunque, riempiendo le piazze con migliaia di persone, valorizzando la musica e la lingua di Calabria, e senza essere mai volgare o offendere qualcuno. Lo stile non è acqua evidentemente.
In pochi anni gli EtnoSound hanno prodotto album a raffica, sono letteralmente contesi dagli organizzatori di feste e sagre paesane e eventi turistici d’ogni tipo, perché la loro presenza richiama grandi folle di giovani. La loro musica trascina le piazze, crea divertimento e gioiosità, la gente si mette a ballare, canta insieme, si diverte. Un vero spettacolo, sul ritmo della tradizione popolare e dialettale calabrese.
Nel 2019 hanno sbancato con un brano dedicato alla Madonna di Polsi. Una canzone molto allegra, orecchiabile, ascoltatissima dalle comitive che da ogni parte della regione si recano al santuario. Un brano che sta sostituendo, nel repertorio musicale di questa terra, le vecchie canzoni dialettali dedicate alla Madonna della grande montagna reggina. Per lanciare il brano dedicato a Maria di Polsi il gruppo ha perfino registrato una spettacolare videoclip in Aspromonte, fin dentro il santuario stesso (per vedere il video e ascoltare la canzone https://youtu.be/GFzbKeIu3rE).
Sempre in tema religioso e strettamente cinquefrondese gli EtnoSound hanno dedicato un brano e una clip anche a san Michele, santo protettore della nostra cittadina (https://youtu.be/4aFo8l-MrEc).
Gli EtnoSound non sono un gruppo religioso, fanno musica popolare, attingono alla cultura e alla tradizione calabrese e reggina in particolare. Per avere successo gli basta essere bravi a suonare e cantare, artisti puliti. Per questi ragazzi è cominciato tutto come una passione, forse sta diventando un lavoro, o almeno lo stava diventando prima della pandemia, che ha bloccato tutti i concerti; comunque sia è un impegno che richiede tempo, fatica, prove su prove. E un continuo rinnovarsi e migliorarsi, per un pubblico che va crescendo e si dimostra sempre più esigente.
Gli EtnoSound hanno già fatto grandi passi avanti come gruppo strutturato, all’inizio hanno puntato al recupero e al rifacimento di antichi brani musicali della tradizione dialettale calabrese, poi si sono dedicati alla creazione di inediti.
Cantante e chitarrista, super appassionato di musica, Leonardo è il simbolo di questo gruppo. Era appena un ragazzino quando per la prima volta chiese ai genitori una batteria per formare le prime piccole band di paese con gli amici e il fratello. Poi lasciò i tamburi per il basso elettrico.
Nel 2009 nuovo cambiamento: vendette il basso e comprò una chitarra e un microfono, e soprattutto cominciò a comporre le sue prime canzoni.
La svolta nel 2010: conosce il bassista Francesco Papasidero, anche lui amante della tradizione popolare calabrese. Fra i due nasce un sodalizio, che ancora continua.
Leonardo è il cantante chitarrista, il principale autore delle musiche e dei testi degli EtnoSound. I suoi compagni di squadra sono Domenico Macrì, classe 1980, appassionato di musica popolare, ispirato dal nonno, noto suonatore di organetto; Andrea Carrano, l’altro cinquefrondese del gruppo, diplomato in sassofono al Conservatorio Cilea di Reggio Calabria; Giancluca Cusato, classe 1996, che suona da quando aveva sette anni; Peppe Condello, una lunga esperienza nelle percussioni, e ora bassista.
Ragazzo solare, allegro, pieno di vita e di emozioni, appassionato alle cose della sua terra e alla musica calabrese, Leonardo interpreta il suo ruolo sul palco e fuori come un veterano dello star system, pur essendo ancora molto giovane.
Di seguito un’intervista apparsa nel libro ‘Lessico dell’anima’ pubblicato nel 2020 e dedicato a storie di cinquefrondesi.
Quando hai cominciato a suonare? come è nata l’avventura degli Etnosound?
Nel 2008 quando ho cominciato a suonare il basso nella zona jonica con un gruppo pop. Per poi tornare di nuovo a Cinquefrondi. Ho conosciuto tanti artisti calabresi e fra questi il maestro Domenico Macrì. Ed è in questo periodo che mi sono innamorato ancora di più della tradizione popolare. Oltre al fatto che poi mia madre mi ha avvicinato alla chitarra e a questo genere musicale. Nel 2010 ho fatto il servizio civile nazionale e in quel luogo, si può dire, sono nati gli EtnoSound, lì ho scritto la mia prima canzone che è dedicata a san Michele Arcangelo, il patrono del mio paese. Tutto quello che ho suonato nella mia vita è tutto fatto da autodidatta, come se l’avessi nel sangue. Soltanto ho un ricordo di mia madre che, quando ero piccolo, mi insegnava qualcosa con la chitarra.
Chi scrive le canzoni e la musica degli Etnosoud ? come nasce una canzone ? i tuoi brani sono in un dialetto spesso differente da quello cinquefrondese. Come mai?
Le canzoni nascono soprattutto da momenti vissuti nella mia vita reale. Il 90% delle nostre canzoni sono state scritte da me, mentre come hai ben notato ci sono influenze dialettali che vengono da altrove. Questo perchè magari il maestro Domenico Macrì ha scritto la maggior parte di quei testi, utilizzando perciò il suo dialetto che è leggermente diverso da quello cinquefrondese. Le canzoni nascono prevalentemente di notte, quando sono tranquillo con me stesso. Non c’è un periodo preciso in cui mi alzo la mattina e dico ‘voglio scrivere una canzone’. Sento di doverla scrivere e lo faccio, prendo la chitarra e lo faccio. La cosa strana è ritrovarmi in una camera da solo a scrivere la mia canzone e poi doverla cantare davanti a migliaia di persone. Credo che questa sia una delle cose più strane e belle di questo lavoro.
Quanti album avete fatto?
Finora abbiamo pubblicato 8 album, e il 90% delle canzoni sono inedite, testo e musica. Mentre tante altre canzoni sono dialettali che traducono detti antichi. Il più conosciuto è ‘Vorria mu moru’ che da bambino era un detto che sentivo quasi canticchiare ai miei nonni, dopodichè in studio ho sentito il maestro Macrì che cantava la stessa cosa. Allora gli ho detto, Mimmo facciamo la musica per queste parole, l’abbiamo fatta e abbiamo vinto un sacco di premi.
A quale canzone sei più legato?
Un musicista non può essere legato a una sola canzone, e neanch’io lo sono, perché ogni canzone ha un suo perché, la sua storia, ci ricorda qualcosa di bello o di negativo, che comunque è stato. Tutte le canzoni rappresentano momenti belli e brutti.
Quando avete fatto il primo concerto di piazza? cosa si prova ad avere davanti al palco migliaia di persone scatenate che ballano?
Del primo concerto di piazza fatto dagli EtnoSound sono l’unico rimasto, perché poi col passare degli anni sono cambiati tutti gli elementi. Diciamo che sono l’unico che c’è fin dall’inizio e ha continuato a portare avanti questo nome e il primo a salire su un palco come EtnoSound rimasto ancora oggi. Dopodichè era il 2010 quando per la prima volta mi fecero salire su un palco a Cinquefrondi, in Piazza Castello, proprio sotto casa mia. Io, che mi vergognavo a cantare e suonare la chitarra anche di fronte a dieci amici, mi sono ritrovato di fronte a una folla di migliaia di persone senza neanche accorgermene. Poi quando inizi a cantare e vedi l’entusiasmo della gente che ti applaude davvero col cuore, è una magia che si crea e diventa tutto bello e facile. Quindi, con naturalezza, da un ragazzo timido che suonava nella sua stanza mi sono ritrovato a suonare davanti a migliaia di persone senza neanche volerlo.
Quanti concerti fate ogni anno?
Intanto, devo dire che cerchiamo di scegliere noi dove andare a cantare. Facciamo una cinquantina di concerti all’anno. Selezioniamo inoltre momenti in cui fare concerti di nicchia, scegliendo le tappe più belle e importanti. Abbiamo fatto tanti tour all’estero. Proviamo in uno studio a Rizziconi, che si chiama Artetica, e lì abbiamo scritto e arrangiato la maggior parte dei nostri dischi.
Avete suonato anche fuori regione?
Abbiamo suonato in Val d’Aosta e a Milano, Roma, Napoli, Bari, Firenze. Abbiamo fatto un bellissimo tour in Svizzera, Zurigo, Wintertur, Lugano. In America siamo stati a Los Angeles, Las Vegas e Salt lake City. E’ stata un’esperienza meravigliosa. All’estero ci contattano soprattutto calabresi che vivono lì. Ci sono tanti calabresi in giro e, credetemi, vederli piangere quando cantiamo le nostre canzoni fa davvero un certo effetto, tanta gente che sta all’estero non è più tornata in Calabria. Per cui quando un calabrese va lì è come se davvero vivessero la Calabria.
Quando, dove e con chi avete studiato musica per diventare così bravi? visto che mi pare siete tutti abbastanza giovani?
Non siamo più giovanissimi. Quattro su 5 siamo autodidatti. L’unico che ha studiato e si è diplomato al conservatorio è Andrea. C’è poi Gianluca che sa studiando e si sta diplomando anche lui al Conservatorio di Vibo alle percussioni. Diciamo che viviamo e suoniamo molto di cuore.
Nel 2019 avete avuto un gran successo con una bellissima canzone per la Madonna di Polsi. Come è nata? chi l’ha scritta? avete addirittura fatto una clip al santuario, dentro la Chiesa
Siamo tutti, e sono molto legato anch’io a questa canzone. L’abbiamo scritta a quattro mani con Andrea Carrano, l’altro cinquefrondese del gruppo. Fin da piccoli abbiamo vissuto questo pellegrinaggio, per il quale partivano tanti paesani a piedi per fare 18-20 ore di cammino per andare al santuario e poi entrare in ginocchio dentro la chiesa. Questo affetto verso la Madonna di Polsi è stato per noi sentitissimo. Eravamo davanti al caminetto a casa mia con Andrea, ci siamo messi a scrivere, io ho accordato ed è nata. E’ ascoltatissima dai nostri fan, è piaciuta tanto, e abbiamo avuto la fortuna di poter fare il video proprio al santuario. Non è facile entrare o fare riprese lì. E’ stato un grande onore per me andare lì e fare questa canzone per la Madonna di Polsi.
Dove volete arrivare con il vostro gruppo? ormai le piazze le avete fatte tutte. C’è un grande salto che vi aspetta?
Si può suonare sempre nella stessa piazza ma l’atmosfera cambia ogni sera. Da dieci anni suoniamo a Cinquefrondi e ogni volta è una sorpresa, un’atmosfera nuova. Le piazze calabresi non le abbiamo fatte davvero tutte, ma quasi. Tantissime in dieci anni, è un’emozione nuova ogni volta. Anche se si ritorna a cantare in uno stesso posto, non è mai la stessa cosa.
Nelle canzoni di Leonardo e degli EtnoSound si sente il calore della Calabria, l’amore per quello che si fa, perché la Calabria non è solo quella che descrivono i giornali con tante brutte cose, perché è fatta di tante cose belle, di buona musica e belle persone.