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 Lona Raso

 

Al maestro Creazzo che lasciò la guida della Banda cittadina nel 1933 seguì come direttore Leonardo Raso, detto Lona, un sarto (classe 1894) con casa e bottega all’inizio di via Milazzo. Tenne le redini del gruppo per ben 39 anni. 

Rispetto a Creazzo che era un musicista esperto e la musica l’aveva studiata e coltivata a lungo, Leonardo Raso era invece più uno strumentista tradizionale; dotato di grande carisma; pur tra alti e bassi, seppe guidare quel gruppo di musicisti in anni complicati. Basti dire che i bandisti erano quasi tutti braccianti, operai, artigiani con reddito scarso e molte difficoltà lavorative. La musica per loro era passione, certo, ma anche un modo per arrotondare le magre entrate di casa, suonando ai funerali, alle processioni e alle feste religiose, anche di fuori paese. Un repertorio standard, con periodiche innovazioni, che in estate talvolta diventava spettacolo da palco. 

 

Nel 1944 per tanti motivi, anche futili, il gruppo si sfaldò, dei 50 e più musicisti ne rimasero una quindicina, troppo pochi, e di malavoglia quindi i superstiti furono costretti a confluire in un’altra banda, a Polistena. Ma Raso fu abile a lavorare dietro le quinte per ricostituire la formazione e, subito dopo la fine della guerra, la Banda di Cinquefrondi rinacque dalle proprie ceneri. Il vecchio Lona con personalità e polso gestì i rissosi colleghi, compose dissidi vecchi e nuovi e riuscì a fare in modo che quei bandisti diventassero anche un gruppo, e che sempre l’amore per la musica fosse un passetto avanti rispetto al primario bisogno di arrotondare i guadagni, che pure non guastava. 

 

Lona Raso lasciò la direzione nel 1972, già anziano; sette anni dopo nel corso di una bella cerimonia pubblica, fu festeggiato per il centenario di fondazione della Banda. C’era mezzo paese in Piazza Castello, l’Amministrazione comunale gli consegnò un riconoscimento e il vecchio maestro fu omaggiato come si deve. Nell’agosto del 2019, un’analoga cerimonia, altrettanto solenne, ma purtroppo meno partecipata, ha celebrato il 140/mo anniversario della Banda, diretta sul palco dal direttore Francesco Albanese di Polistena, figlio di un ex bandista cinquefrondese.

Come accennato sopra, in origine i bandisti univano ‘utile e dilettevole’, cioè suonavano per il piacere di farlo e anche per rimpinguare i bilanci familiari. Parliamo di un tempo e di un mondo nel quale la povertà e la precarietà abitavano tutte le case, e la musica era un’arte a buon mercato. Certo, bisognava superare non solo lo scoglio del solfeggio e del pentagramma, ma soprattutto quello della somma iniziale da investire nell’acquisto dello strumento e degli accessori. Poi il resto veniva da sè.  

 

Nel nostro paese, e in tutti quelli vicini, la banda musicale fa parte della coreografia che scandisce i cicli della vita e della morte, e della fede religiosa delle comunità. Quindi c’era, e fortunatamente c’è ancora, musica ai funerali (sempre di meno) e alle processioni, per il patrono san Michele e san Rocco che hanno tanti devoti, per la Madonna del Carmine e del Rosario, per le tristissime liturgie del venerdì santo e per la meravigliosa Affruntata di Pasqua; c’è musica d’estate quando la gente ama stare in piazza e gli emigranti tornano al paese con la voglia di far festa; c’era e c’è ancora musica con i gruppetti improvvisati nelle novene dei santi e in quella di Natale, quando le orchestrine passano casa per casa all’alba per suonare un motivetto. 

Il maestro Michele Raso diresse il concerto del Centenario, il 13 agosto 1979, in una piazza Castello gremita, fu un grande spettacolo che ancora tanti ricordano. Seguì, come detto, la cerimonia di premiazione del vecchio maestro Lona Raso, qualche lacrima, i fiori e tanti abbracci, applausi calorosi e sinceri.  

 

(foto Archivio Storico Tropeano)

 

 

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