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Micuccio Cuiuli
Domenico Cuiuli (1930-2015), detto Micuccio, per decenni residente al rione Torre. Originario di Limbadi, ha trascorso tutta la sua esistenza a Cinquefrondi. Per tutti era solo e soltanto Micuccio. Uomo scherzoso e di grande simpatia, aveva in mano le chiavi della felicità dei ragazzi e dei grandi: lui infatti montava le luminarie di san Michele e quelle natalizie e delle altre feste comandate. Quei colori festosi, quelle decorazioni arabescate, lampadine minuscole montate su pannelli leggeri di legno lavorato, alla sera trasformavano in uno spettacolo le vie del paese nei giorni di festa.
Per tutta la vita Micuccio Cuiuli ha montato e smontato palchi per feste patronali e sagre d’ogni tipo, e soprattutto le magiche luminarie. In tutta la Calabria e talvolta anche in Sicilia Micuccio partiva con la sua squadra di aiutanti e la festa allora cominciava. A detta di molti, le sue luminarie erano fra le più belle della Calabria, e non a caso Micuccio era sempre impegnato al lavoro. Non finiva di smontare l’attrezzatura in un paese, che già doveva recarsi da un’altra parte. Una vita a vagabondare qua e là, e portare allegria e il senso della festa.
Quando si avvicinavano i giorni di san Michele c’era grande attesa per vedere Micuccio all’opera. Con la solita ricorrente domanda: da dove comincerà quest’anno a piazzare i pali che sorreggono le luci colorate? dal basso della villa ? dall’inizio del paese ? o solo nel Corso ? più lungo era il percorso con le luci, più grande era la festa, e ancora più bello il mercato, e le giostre sempre desiderate da bambini e ragazzi.
Micuccio amava quelle lucine colorate, le controllava ad una ad una, studiava i disegni delle luminarie nuove. E quando ne discuteva con qualcuno, annunciava per l’anno successivo grandi novità e forme nuove, sempre più ricche.
La luce è il segno della festa e della vita, così come la tenebra e l’oscurità richiamano l’idea della morte. Micuccio forse senza rendersene conto, era portatore di una luce speciale, quella che in fondo al cuore ogni uomo desidera, la luce del bene e della vita. San Michele patrono di Cinquefrondi è quello che uccide il drago che fa paura e semina morte. Una bellissima festa di san Michele era quella che poteva vantare luci e colori e allegria dappertutto per le vie del paese. Grazie appunto a Micuccio Cuiuli.
Negli anni in cui Micuccio andava per la maggiore, la festa di san Michele era un evento: illuminazione e colori cominciavano da prima della curva della villa e arrivavano fin quasi al carcere vecchio (oggi sostituito dal nuovo Municipio). Strade piene di bancarellari tipici, con mostaccioli e giocattoli, le sedie e i cesti in vimini, l’abbigliamento lungo via Veneto e il Corso, i casalinghi a Piazza Castello. Bancarelle anche in viale Rimembranze, l’autoscontro e i dischi volanti a Piazza Marconi, quando ancora nella piazza non c’erano le aiuole ma era tutto libero, con in mezzo la grande fontana costruita dal sindaco Raschellà.
Nella foto il palco allestito dalla ditta Cuiuli
Quella di san Michele per decenni è stata una festa semplice e felice insieme, fatta di poche cose certe e che si rinnovavano tutti gli anni: la fiera, le giostre, i mustazzolari. Quella festa aveva anche un suo volto ‘agricolo’: il mercato del bestiame che si teneva nel piazzale del campo sportivo. La ricorrenza di San Michele era l’occasione per vedere in paese quei contadini che per lunga parte dell’anno se ne stavano nelle loro campagne. Venivano ad acquistare vitelli e maiali, mucche e galline, qualche volta asinelli, più spesso capre. Anche dai paesi vicini accorrevano in cerca di affari.
Durante le processioni religiose tutti lo ricordano posizionato davanti alla statua del santo, per gestire e coordinatore i portatori e i cambi di spalla, a guidare i movimenti lungo le stradine e nelle discese, soprattutto quelle ripide come ad esempio la scalinata della chiesa matrice. Festoso e allegro come sempre, Micuccio ad alta voce e con il sorriso perennemente stampato sul viso, finchè ha avuto forza, ha trascinato a modo suo le statue di santi e le madonne per le vie di Cinquefrondi.