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Si conclude il racconto in poesia dello ‘strano’ sogno del poeta cinquefrondese Luigi Massara, un sogno diventato letterariamente ‘Nu sonnu stranu’ e pubblicato oltre 40 anni fa, in dialetto cinquefrondese.
Peppi e san Michele si congedano, concludono il loro giro per il paese fra ricordi e commenti. Massara usa l’espediente del racconto biblico del Genesi da parte di san Michele, per descrivere la condizione umana e la sua fragilità, il senso del peccato, del bene e del male.
In quest’ultima parte dell’opera, l’autore traccia il suo testamento spirituale, gli sembra di vedere il suo funerale e si rallegra al pensiero di ‘quantu è bbellu allora a lu puntuni, passandu ancora dintr’a lu tambutu, di tutti pemmu sì rricanusciutu, pe’ nn’omu onestu e nno ppè nu mbrogghiuni’. Parole molto suggestive e profetiche.
Luigi Massara, il poeta di Cinquefrondi che molti a forse a suo tempo non compresero nel suo valore e nella sua grandezza, fu certamente un uomo colto e un grande studioso, e da tutti sarà ricordato anche “pe’ nn’omu onestu e nno ppè nu mbrogghiuni”, proprio come sognava il personaggio della sua opera letteraria. Sarebbe una bella cosa se i suoi libri venissero ristampati, per conservarne e perpetuarne la memoria al di là delle poche copie diffuse al suo tempo, e per farlo conoscere più puntualmente alle nuove generazioni di cinquefrondesi e no.
Grazie Francesco per aver pubblicato a puntate questo immaginario viaggio di Santu Micheli e di Peppi per le vie del paese che “Nu sonnu stranu” di Gigi Massara ci ha raccontato. Massara, vero e grande poeta cinquefrondese, con questo lavoro in vernacolo, con le similitudini di memoria dantesca, con il lessico e la fraseologia antica cinquefrondese, con l’ironia fine, con i ricordi, con i personaggi, ci ha offerto un’occasione per ritrovare e consolidare il piacere della semplicità e dei buoni sentimenti. Mi unisco ai compaesani e ai lettori che hanno apprezzato e mi trovo in perfetta sintonia emotiva con quanto Gigi Massara pensa e scrive nell’ultima parte del poemetto, che sembra un testamento morale: “Quant’è bellu allora a lu puntuni, passandu ancora dintr’a lu tambùtu, di tutti pemmu sì’ rricanusciùtu pe ‘nn’omu onestu e nno pe ‘nnu ‘mrogghjuni”.
Mimì Giordano