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La Cinquefrondese vola in Promozione

 

Nel 1974 la Cinquefrondese raggiunse la soddisfazione più grande della sua storia, vincendo il campionato di Prima Categoria e accedendo così al prestigioso Campionato di Promozione (o Eccellenza).  Per decenni i tifosi cittadini si erano dovuti accontentare di vedere i propri colori in Prima categoria o addirittura nei gironi infernali della seconda e terza categoria, un livello diciamo così abbastanza modesto. Ma i sogni di gloria non erano mai stati accantonati del tutto. E finalmente nel 1974 anche gli appassionati di calcio cinquefrondesi poterono avere il loro momento di gloria, e che gloria ! 

 

Era il 2 di giugno quando i biancocelesti del presidente avv. Francesco Bellocco, guidati sul campo dal tecnico polistenese Peppe Giancotta, vinsero lo spareggio con il Gallina, conquistando la vittoria del campionato di Prima Categoria (Girone C) e quindi l’accesso al campionato di Eccellenza, massimo traguardo calcistico della squadra locale. 

Quel giorno sul campo neutro di Locri la Cinquefrondese vinse per 1-0 con un gol di Roberto Paolillo che segnò con un gran colpo di testa su assist di Morabito. L’allenatore Giancotta aveva mandato in campo la formazione tipo: Ciccio Dieni, Michele Manferoce, Totò Candido, Mario Camelliti, Benito Foresta, Giacomo Scattareggia, Mario Iannello, Fausto Prone-stì, Lorenzo Morabito, Pino Megna (dal 75’ Giacomo Belgio) Roberto Paolillo. 

 

Dei magnifici eroi di quella giornata, ben sette erano di Cinquefrondi, il che naturalmente inorgogliva ancora di più. Fra di loro anche quel Totò Candido che, senza far torto a nessuno, si può certamente considerare il più grande talento calcistico mai nato a Cinquefrondi; giocò con la Gioiese e il Canicattì in Serie D, e con il Rende in Serie C, e solo un gravissimo infortunio gli sbarrò improvvisamente e prematuramente la strada di una carriera che lo avrebbe certamente portato anche alle categorie superiori. Candido aveva cominciato come difensore e poi era diventato un centrocampista di gran livello. 

 

A Locri per assistere a quella finale c’erano tantissimi cinquefrondesi, tifosi e temerari insieme, che pur di stare vicini alla squadra si erano sobbarcati il peso di un lunghissimo e scomodissimo viaggio in macchina attraverso le montagne. A quel tempo infatti non c’era ancora la superstrada Jonio-Tirreno e per recarsi sull’altra costa della Calabria ci volevano anche un paio d’ore di viaggio su una strada tutt’altro che facile. 

In paese tutti aspettavano la notizia, e quando si seppe della vittoria scoppiò la festa in piazza, con bandiere e caroselli di auto per le strade e anche nella vicina, e da sempre calcisticamente rivale, Polistena. 

 

Anche al campo di Locri si festeggiò, il presidente Bellocco disse ai giornalisti: “Non abbiamo mai pensato di perdere questo campionato. Fin dall’inizio abbiamo rivolto il nostro pensiero a questa meravigliosa vittoria finale. Per il prossimo anno, speriamo di fare un ottimo torneo. Con l’appoggio di tutti gli sportivi, che ringrazio per il calore con cui ci hanno fin qui seguito, la squadra non mancherà di dare ulteriori soddisfazioni”. Raggiante e molto emozionato anche l’allenatore Giancotta, che a Cinquefrondi è considerato uno di casa: “eravamo sicuri di vincere. I miei ragazzi non sono mai mancati ai grandi appuntamenti. E’ stato un anno di soddisfazioni”. 

Nella stagione 1974-1975 la Cinquefrondese disputò un bellissimo campionato di Eccellenza, sempre con un gran seguito di tifosi, sia in casa che in trasferta. La tifoseria si era organizzata con bandiere e tamburi, cori e tavolette di legno per ‘applaudire’ in modo particolarmente rumoroso. Enzo Proto e altri tifosi coniarono slogan divenuti un tormentone, il più buffo diceva ‘olio, petrolio, benzina e minerale, per battere Cinquefrondi ci vuol la nazionale’. In tribuna veniva cantato da centinaia di persone per moltissime volte durante ogni partita. C’era un entusiasmo indescrivibile e tanto divertimento. E anche un pò di comprensibile orgoglio: il grande calcio calabrese era approdato a Cinquefrondi. Ma troppo forte era il divario economico, prima ancora che calcistico, con gli altri club. Le casse dei biancocelesti erano povere, la squadra viveva con le entrate dei biglietti domenicali, un piccolo contributo del Comune e il portafogli del presidente. Le altre società avevano grossi imprenditori e sponsor ricchi alle spalle. Quindi potevano permettersi giocatori molto forti e rose ben nutrite, e di conseguenza allestivano compagini di gran livello.

Il piccolo club cinquefrondese fece del suo meglio, anche debiti, per onorare la maglia e il paese che sosteneva sinceramente la squadra. Era impossibile tenere il passo con i giganti rivali, eppure la squadra vendette carissima la pelle e fino all’ultimo tenne duro. Alla penultima di campionato fermò in casa la fortissima Paolana prima in classifica. 

La retrocessione arrivò solo all’ultima di campionato, ma nulla può cancellare il ricordo di quella che per Cinquefrondi fu come la vittoria di uno scudetto. 

Ricordiamo la rosa di quella indimenticabile stagione: Ciccio Dieni, Cecè Cosentino, Giacomo Belgio, Peppino Falleti, Cecè Surace, Totò Candido, Michele Belcastro, Mario Camelliti, Mimmo Multari, Fausto Pronestì, Cecè Cosoleto, Michele Manferoce, Nino Faldino, Raffaele Dieni, Giacomo Scattarreggia, Ivan Raso.

 

 

 

 

 

 

(testo tratto da ‘Lessico dell’anima’ di Francesco Gerace, 2020; foto Archivio Francesco Gerace, Michele Manferoce, altri non identificati)

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