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Carlo Carlino
“Con la cultura non si mangia” disse anni fa l’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti. Mai parole furono più inappropriate se pensiamo a Carlo Carlino, poeta, scrittore, saggista e molte altre cose, che con il suo lavoro ha dato lustro al nostro paese, ha lavorato lui e ha dato da lavorare a case editrici, giornali, tipografie e aziende radiotelevisive. Lui non si è arricchito forse, ma di sicuro si è divertito tanto, spaziando da un argomento all’altro, scegliendo di che cosa occuparsi. Ha valorizzato i talenti avuti dalla natura e dall’educazione, volando con le ali del pensiero nei cieli del sapere. Ha creato e diffuso conoscenza. Ha dato carne al ‘fatti non foste a viver come bruti…’.
Non ho mai conosciuto e nemmeno incontrato Carlo Carlino, età molto diverse e vite lontane in luoghi differenti. Ho letto tante cose di lui. Ne ho sempre ammirato la versatilità, la capacità di passare da un argomento all’altro, dalla filosofia ai libri di cucina, dalle poesie ai trattati storici, dalle traduzioni di importanti classici francesi ai testi per i programmi tv e altro ancora. Una produzione ricca, inesauribile, con l’aggiunta di articoli per le riviste più disparate.
Ho chiesto all’amica e collega Simona Gerace, con cui condivido l’impegno nel giornalismo, ma non la parentela, di raccontare la figura e la produzione di questo nostro concittadino: nessuno infatti lo conosce e lo ha studiato meglio di lei, visto che qualche anno fa si è laureata in Lettere moderne all’Università di Cosenza con una tesi proprio su Carlo Carlino, l’intellettuale cinquefrondese nato il 14 marzo del 1953 e morto troppo giovane.
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di Simona Gerace
Sono trascorsi ormai quasi vent’anni, diciotto per la precisione, dal 30 ottobre 2004, giorno in cui Cinquefrondi ha perso uno dei suoi intellettuali più illustri: Carlo Carlino, iscritto all’anagrafe anche con il nome Michele, benchè di quest’ultimo non vi sia traccia tra i libri che recano la sua firma.
Carlo visse gli anni della giovinezza a Cinquefrondi, dove frequentò e concluse il primo ciclo d’istruzione, per poi iscriversi al Liceo Scientifico di Cittanova.
Negli anni giovanili pubblicò versi su «il Centone» e «Italia Intellettuale» e s’impegnò, a Cinquefrondi, nella costituzione di un gruppo politico teatrale volto alla riscoperta e alla divulgazione dei versi di Pasquale Creazzo. Dopo la maturità si iscrisse alla Facoltà di Scienze Politiche, all’Università di Roma e si laureò con una testi dal titolo: “Bruno Misefari e il movimento anarchico calabrese”. Nella capitale collaborò alle pagine di cronaca di «l’Unità» e di «Paese Sera» con inchieste e servizi sul mondo del lavoro.
Nel 1970 pubblicò la sua prima raccolta di versi, intitolata Nulla è mutato, cui seguì, nel 1982, Il sogno delle cicale.
Otto anni dopo avviò una consulenza per il programma televisivo Bell’Italiadella seconda rete TV, su Le ferriere di Mongiana e I valdesi di Guardia Piemontese. Fu probabilmente questo il periodo in cui cominciò a maturare l’idea di tornare in Calabria. Abbandonò così gli impegni romani e iniziò a curare i testi e la sceneggiatura di numerosi lavori radiofonici e televisivi.
Nel 1979 pubblicò, in collaborazione con Pino Bellocco, una raccolta di poesie del poeta dialettale cinquefrondese Pasquale Creazzo dal titolo: Poesie dialettali (1906-1936). Due anni dopo, sempre con la stessa casa editrice, videro la luce Re, poeti e contadini, La poesia dialettale calabrese dell’Ottocento e la Ceceide di Vincenzo Ammirà.
Il 13 giugno del 1981 sposò Clara Caruso e l’anno successivo nacque il loro primo figlio, Ludovico, seguito poi da Anisia.
Fu consulente editoriale per varie case editrici calabresi e nazionali (Rubettino, Abramo, Iriti).
Il suo impegno giornalistico lo portò a collaborare stabilmente, fino al 2004, alla pagina culturale e d’arte della «Gazzetta del Sud» e alla rivista «L’Illustrazione Italiana». La sua firma è apparsa inoltre sulle pagine culturali de «Il Messaggero», «il Giornale», e «Il Giornale di Calabria», sulle riviste «Mondo cucina», «Nuova scienza», «Aretusa», «Calabria», «Città Calabria», «l’Unità», sul settimanale «Il Diario della settimana», e sui portali on line «Kataweb», «Vivacity» e «Calabriaweb». Scrisse inoltre articoli per «Il Domani», «Il Quotidiano», «Mediterraneo e dintorni», «I Calabresi nel mondo», «Il Domenicale».
Progettò collane e volumi sui beni culturali e monografie d’arte per conto degli Assessorati ai Beni culturali e al Turismo della Regione Calabria, e assunse la direzione editoriale della «Collana di Edizioni della Civiltà Calabrese» edita dal Sistema Bibliotecario Vibonese.
Pubblicò come autore o curatore molti volumi di critica letteraria, arte, letteratura di viaggio; scrisse saggi su riviste specializzate, cataloghi di mostre; e partecipò come relatore a numerosi convegni scientifici.
Nel 2003 fu nominato professore a contratto dell’Università della Calabria, presso la Facoltà di Scienze Turistiche.
Postume furono pubblicate la terza raccolta di poesie intitolata: L’ebbra passione del ladro, la traduzione e cura de Il grande dizionario di cucina di Alexandre Dumas, la traduzione e la cura di Massime e pensieri di Napoleone, opera di Honoré de Balzac.
Anche in campo artistico non ebbe un ruolo marginale. Tra i suoi lavori si ricorda una prima esercitazione giovanile culminata in un saggio su Mattia Preti, artista che, sia per il proprio lavoro sia per lo stile di vita, lo affascinava e al contempo lo inquietava, e diversi cataloghi per le mostre d’arte, tra cui meritano particolare menzione quelli riguardanti le esposizioni di Fedhan Omar e di Cesare Berlingieri.