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‘Uccisero anche i bambini’
Il libro racconta la terribile storia dei coniugi Ulma e dei loro sette figli, uccisi dai nazisti per aver ospitato in casa 8 ebrei nel tentativo di salvarli dallo sterminio.
Oggi la Chiesa ha proclamato beati i coniugi Ulma e i loro 7 figli.
Che la loro vicenda sia un ‘unicum’ nella storia, almeno recente, della Chiesa lo spiega lo stesso prefetto per le Cause dei santi, il cardinale Marcello Semeraro, nell’intervista introduttiva al volume. Beatificazioni come quella dei coniugi Jozef e Wiktoria Ulma e dei loro sette figli, sterminati dai nazisti il 23 marzo 1944 nel villaggio polacco di Markowa per aver ospitato in casa otto ebrei, massacrati insieme a loro, “in tempi recenti e con le attuali procedure non ce ne sono mai state, forse per casi del genere bisogna risalire all’antichità”.
A celebrare questa beatificazione, pressoché senza precedenti, di un’intera famiglia di martiri del nazismo è stato a nome del Papa proprio il card. Semeraro, e proprio nella cittadina di Markowa, ad appena 60 km dal confine con l’Ucraina.
E a raccontare con passione e grande partecipazione umana la storia della famiglia Ulma, fino alla sua elevazione all’onore degli altari, sono Manuela Tulli, giornalista dell’ANSA, e don Pawel Rytel-Andrianik, responsabile della sezione polacca di Vatican News e di Radio Vaticana, nel libro “Uccisero anche i bambini” (Edizioni Ares, 152 pp., 15 euro; in vendita anche su Amazon). Un’inchiesta giornalistica, quella offerta dal volume appena uscito e salutato con parole di benedizione anche da papa Francesco, che si è sviluppata sui luoghi dove la famiglia Ulma ha vissuto e che ha potuto attingere alle fonti del processo di beatificazione.
Altra particolarità della vicenda è che il settimo figlio della coppia, al momento del massacro, era ancora nel grembo della mamma, e si tratta della prima volta nella storia della Chiesa in cui viene riconosciuto il martirio di un bimbo non ancora nato. Nella trattazione della causa in sede di Dicastero, infatti, si è voluta includere “nel gruppo anche la creatura che era nel grembo della mamma, che probabilmente ha iniziato il parto, per la paura, durante l’esecuzione da parte dei nazisti – ricorda Semeraro -. Questo è un caso molto singolare che, facendo riferimento a un episodio evangelico, possiamo chiamare ‘Battesimo di sangue'”. “Anche questa creatura, la cui testa e parte del piccolo corpo sporgeva dal ventre della mamma, come fu trovata nella fossa comune nella quale era stata sbrigativamente sepolta tutta la famiglia dopo l’eccidio, è stata ritenuta meritevole di martirio”, aggiunge il cardinale prefetto.
Il libro racconta con molti dettagli la storia degli Ulma, dall’essere “una famiglia come tante”, appassionata del lavoro agricolo ma anche di hobby come la fotografia, alla nascita dei figli, dagli ebrei accuratamente ospitati durante la persecuzione nazista, fino alle terribili sequenze della strage.
La mattina del 24 marzo 1944 i nazisti circondano la casa degli Ulma e riescono facilmente a catturare gli otto ebrei in essa ospitati, giustiziati tutti con un colpo alla nuca. Poi è la volta dei padroni di casa, colpevoli di averli nascosti: Jozef e Wiktoria vengono crivellati di colpi sulla porta di casa, davanti ai loro bambini e a molti testimoni costretti ad assistere all’esecuzione e per i quali deve servire come monito.
Il pianto disperato dei sei figli, la maggiore dei quali ha otto anni, mentre la più piccola ne conta appena uno e mezzo, infastidisce i nazisti, che rivolgono le armi contro la nidiata, sterminandola tutta. “Vi abbiamo tolto il fastidio di dover pensare a loro”, dicono in tono beffardo agli atterriti compaesani, che in una manciata di minuti si sono visti sterminare sotto gli occhi ben 16 persone; anzi, 17, perché Wiktoria era al settimo mese della sua settima gravidanza.
Sepolti nel luogo dell’eccidio dai compaesani, costretti a scavare le fosse, dieci mesi dopo vengono esumati di nascosto e a rischio di rappresaglie per dare loro più degna sepoltura nel cimitero parrocchiale di Markowa: si scoprì quindi che la creatura era quasi nata. Jozef e Wiktoria Ulma, nel 1995, vennero riconosciuti “Giusti tra le Nazioni”. Nel 2003 la diocesi di Przemysl ne iniziò il processo di beatificazione. Il 17 dicembre 2022 il decreto dell Cause dei santi, autorizzato da papa Francesco, che riconosce il martirio dei due coniugi con i loro sette figli, uccisi “in odio alla fede”. “Il loro è un vero esempio di compassione – sottolinea il card. Semeraro -, hanno nascosto otto ebrei per un anno e mezzo, rischiando la vita. Non si tratta solo di aiutare ma è la compassione che ci mette nella condizione di soffrire con l’altro per aiutarlo. Il coinvolgimento emotivo è facile ma la compassione è un’altra cosa”.
E’ in vendita presso il negozio di Angela Fazzari in viale Pertini n. 71 a Cinquefrondi (tel. 328-3485938) il nuovo libro di Francesco Gerace dedicato al nostro paese:
FRANCESCO DELLA SCALA E ALTRE STORIE DIMENTICATE DI CINQUEFRONDI
Disponibili anche le ultime copie de Il GENERALE DI DIO, il libro che racconta la storia segreta di mons. Giovanni Marra il nostro concittadino che fu, tra l’altro, arcivescovo di Messina e amico personale di Madre Teresa di Calcutta e san Giovanni Paolo II .
Questa signora sorridente è stata la prima lettrice, in esclusiva, di un nuovo libro dedicato al nostro paese. S’intitola Francesco Della Scala e altre storie dimenticate, curato dal responsabile di questo sito.
La signora in questione si chiama Monica Della Scala, vive a Roma, ed è una delle ultime discendenti dell’antica e prestigiosa famiglia Della Scala, che nella storia del nostro paese ha annoverato figure di rilievo.
Il papà di Monica era Francesco Della Scala, un nostro concittadino eroe la cui terribile storia viene raccontata in questo libro per la prima volta. Il bisnonno di Monica era un altro Francesco Della Scala, indimenticabile politico e podestà di Cinquefrondi che ha inaugurato o progettato la maggior parte delle opere pubbliche del paese. Monica infine ha tra i suoi antenati un altro Francesco Della Scala, naturalmente cinquefrondese anche lui, che fu un alto funzionario del Re di Napoli ed ebbe parte in vicende storiche rilevanti.
Ma non di solo Della Scala vive il libro, perchè in queste pagine si narrano molti fatti sconosciuti di Cinquefrondi o frettolosamente dimenticati, vicende lontane e vicine nel tempo, stragi, episodi di malavita, epidemie, misteri e terremoti che hanno segnato la vita del paese. Tanti personaggi significativi che erano rimasti nel dimenticatoio per molti decenni, e quasi ignoti oggi, compaiono sul palcoscenico della storia cittadina: dal medico Ferrari al tenore Longo, dal muratore Giordano al teologo Ascone, dal ministro Ajossa all’eroe di guerra Bonini, dal vulcanico parroco Sorrenti al podestà Pasquale, insieme con altri fatti sorprendenti e di sicuro inattesi di cui si era persa memoria.
Il libro è edito dall’associazione L’Alba della Piana con sede a Maropati, diretta da Giovanni Quaranta e Govanni Mobilia, che gestisce anche una delle ultime biblioteche della zona aperte gratuitamente a tutti, e pubblica un giornale online che si occupa di vicende storiche della Piana di Gioia Tauro e della Calabria in generale.
Francesco Della Scala e altre storie dimenticate di Cinquefrondi (278 pagine, 15 euro) si aggiunge agli altri libri dedicati al nostro paese.
- Il generale di Dio – Vita di mons. Giovanni Marra (2021)
- Lessico della memoria – Volti e storie di un secolo a Cinquefrondi (2020)
- Dizionario del dialetto cinquefrondese (2003)
- Storie e memorie (1996)
Grazie Francesco,
è passato un anno dall’esordio del blog cinquefrondineltempo, che ha fatto da apripista al sito. E sono stati 12 mesi prolifici, coinvolgenti, avvicinanti. Ricordo che la notizia del tuo lavoro su Francesco Della Scala e sulla sua famiglia la pubblicasti proprio a novembre 2021. Espressi il mio plauso per la tua iniziativa che squarciava l’oblio in cui volontariamente era stata relegata la figura del podestà Della Scala, le sue opere e la sua dedizione al nostro paese. Leggo che il tuo libro offre tanti altri contenuti e racconta di personaggi che rappresentano la storia di Cinquefrondi. Sono davvero ansioso di poterlo leggere e, attraverso il sito, comunicare il mio pensiero. Una mia riflessione, forse un po’ troppo romantica, ma libera nel senso profondo del termine: quanti si sono succeduti al podestà Della Scala come primi cittadini di Cinquefrondi, di qualsiasi fede o colore politico, sono stati esempio di onestà, intesa come principio fondante del mandato politico. Nessuno è stato mai accusato di ladroniggio e malversazione. Di altro si è potuto dire di ognuno, come succede in politica, ma l’etica è altra cosa. E allora penso che l’opera di Francesco Della Scala, inconsciamente, sia stata e sia per tutti i Sindaci di Cinquefrondi,fonte di ispirazione all’onestà e di attaccamento al paese.Come cinquefrondese – e non per campanilismo- ne sono orgoglioso. Cosi come sono orgoglioso di collaborare a questo sito- opera e merito di Francesco Gerace- occupandomi appassionatamente del nostro dialetto.