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Il venerdì santo è l’unico giorno dell’anno liturgico in cui non si celebra l’Eucarestia e si commemora la Passione e Morte di Gesù seguita dalla Via Crucis. Le campane tacciono in segno di lutto. Di primo mattino a Cinquefondi si tiene la processione dei misteri. E’ la riproposizione della via di Gesù verso il calvario, accompagnato dalla folla. 


Non c’è un documento o altro che faccia risalire con precisione a quando abbia avuto inizio la processione dei Misteri nel nostro paese. “Sappiamo da testimonianze di confratelli ormai defunti -dice William Burzese, priore della Confraternita del Rosario- che anticamente questa processione si svolgeva il sabato mattina, vi erano inseriti più simboli e partecipavano anche gli incappucciati. Altra notizia certa è che la Confraternita del Rosario che cura la processione dei misteri è stata riconosciuta con un Decreto di re Ferdinando IV addirittura nel gennaio del 1779”. 


Alle 9.30 del mattino, accompagnati dalla musica della banda e dallo sparo dei surfalora, la processione prende il via dalla chiesa del Rosario. 

Portati a spalla da ragazzi e anche da banbini, cinque gruppi di statue di dimensioni medio-grandi si preparano ad attraversare il paese, in quello che è l’itinerario più lungo di qualsiasi altra processione religiosa, perchè passa praticamente da tutti i quartieri di Cinquefrondi, e si conclude poco prima di mezzogiorno. 


I gruppi di statue più grandi rappresentano:  

Gesù all’Orto degli Ulivi

l’Ecce Homo

la Veronica che asciuga il Volto di Gesù

la Deposizione

la Madonna Addolorata


Rispetto al passato non c’è più la statua contenente il Cristo Morto, ‘tumbulu’, che viene utilizzata invece nella processione dell’Addolorata, il venerdì sera. In effetti non aveva senso liturgico portare in processione la bara in vetro prima che Gesù fosse morto.


E’ bella e suggestiva, e anche più unica che rara, la tradizione dei ragazzi e dei bambini che si fanno carico di animare questa processione, naturalmente le statue non sono a grandezza naturale e anche il loro peso è molto ridotto. 

I ragazzini  fanno a gara e talvolta discutono animatamente per accaparrarsi uno spazio come portatori, incuranti delle ‘minacce’ dei catechisti e talvolta del parroco di spedire tutti a casa. 

Ma inevitabilmente ogni anno è così, e i vecchi di oggi ricordano che anche ai loro tempi ci si litigava un posto sotto la statua. Una processione dei misteri senza il vociare dei ragazzini che si disputano le statue sarebbe addirittura irrituale. 















Per i ragazzini, la processione dei misteri è anche il lasciapassare per l’età adulta, una specie di prova del fuoco. Non che ci voglia coraggio o si sia richiesti di compiere qualcosa di insolito, semplicemente i ragazzi mostrano soprattutto a sè stessi di essere diventati grandi, partecipando come protagonisti a un gesto pubblico che coinvolge tutta la comuntà, e dando prova di resistenza e forza fisica, sotto il peso delle statuette. 

Se i ragazzi più grandicelli portano le statue a spalla, ai più piccoli è delegato invece il compito di portare in processione i simboli della Passione di Cristo. Questa tradizione, già in auge negli anni ’60, è stata ripristinata dalla Confraternita del Rosario che, grazie soprattutto all’impulso del priore William Burzese, ha ricostruito o restaurato tutti i vecchi oggetti che un tempo si portavano in processione. Così da qualche anno i bambini sfilano in processione portando  ben 13 oggetti simbolo della Passione: 


Il Gallo: Il gallo che cantò quando san Pietro rinnegò per la terza volta Gesù

Il Sacchetto con i Trenta Denari: I trenta pezzi d’argento (o un sacco di monete), prezzo del tradimento di Giuda

Il Calice: il calice usato da Gesù nell’Ultima Cena 

Il Velo della Veronica: Come atto di pietà la Veronica si avvicinò a Gesù, lungo la via del Calvario, per asciugargli il volto dal sudore e dal sangue. Come ricompensa di questo gesto le sarebbe rimasto impresso sulla stoffa il volto del Signore. 

La Mano: La mano che colpì il volto di Gesù durante la derisione. 


La Tunica e i Dadi: La tunica indossata da Gesù prima della crocifissione e richiamata nel Vangelo di S. Giovanni: “I soldati … presero anche la tunica, ma essa era senza cuciture, tessuta tutta di un pezzo da cima in fondo. Dissero perciò tra loro: “non la stracciamo, ma tiriamo a sorte a chi debba toccare…” I dadi con i quali i soldati si giocarono a sorte la tunica di Cristo

La Lancia: la lancia del legionario che trafisse il corpo di Cristo per accertarsi della morte.

La Frusta: (Flagellum) utilizzata per flagellare il Cristo legato ad una Colonna. 


L’Iscrizione INRI: Il titulus crucis è l’iscrizione, riportata dai quattro vangeli canonici, che sarebbe stata apposta sopra la croce di Gesù, quando egli fu crocifisso, per indicare la motivazione della condanna.

La Canna e la Spugna: la spugna usata per dare da bere l’aceto a Gesù. La canna usata per porgere la sacra spugna imbevuta d’aceto a Gesù. 


La Scale e i Chiodi: La scala usata per la deposizione di Gesù dalla croce. I Chiodi che trafissero le mani e i piedi di Gesù sulla croce.

Il Martello e la Tenaglia: Il martello usato per piantare i chiodi nelle mani e nei piedi di Gesù. La tenaglia usata per rimuovere i chiodi. 


Al calvario, non a quello storico all’ingresso del paese, ma a un calvario improvvisato nel piazzale del campo sportivo, dopo aver letto le Scritture  il sacerdote tiene una predica dedicata chiaramente al tema della crocifissione, spesso ascoltata distrattamente da una parte della folla. Però quando il celebrante rievoca il momento della morte di Gesù, la folla improvvisamente ammutolisce. 

Comincia la deposizione. Le donne, le mamme soprattutto, si avvicinano alla statua dell’Addolorata, quasi a manifestare fisicamente la propria solidarietà a Maria. 

Chi partecipa per la prima volta a questo rito e assiste all’improvviso silenzio della folla che era rumorosa fino a un attimo prima, potrebbe pensare alla scena di un film in cui tutto è studiato. Invece è un fenomeno spontaneo e anche questo si ripete ogni anno, sempre uguale a sé stesso. Senza regia, senza copione. Conclusa la deposizione, la processione riprende il suo cammino, va al rione San Francesco, al Borgo, poi a Santa Maria, al Calvario storico, e quindi riprende Via Veneto e il Corso per tornare al Rosario, dove il corteo si scioglie.

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